Il Punto - Le tensioni sugli oceani del Mondo

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Immagine: Unsplash.com

Andiamo lontano, in Corea del Nord, un giorno di questa settimana. È un giorno di sperimentazione, di prove tecniche di distruzione. Pyongyang decide di provare nuovi missili balistici a corto raggio. Ne lancia tanti verso il mare, mettendo in immediato allarme l’esercito della Corea del Sud. Erano mesi che non accadeva.  Come spesso succede da quando Kim Jong-un governa a Pyongyang, il lancio è avvenuto una settimana prima che in Corea del Sud  aprisse i battenti il ​​vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC). Ci saranno tutti lì, nella città di Gyeongju a parlare del futuro dei commerci nel Pacifico. Soprattutto, ci saranno il presidente cinese Xi Jinping, grande padrino della Corea del Nord e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump che ha predetto “grandi accordi commerciali con Pechino”. Così, come appunto altre volte, Kim Jong-un ha lanciato missili e messaggi in bottiglia, ha ricordato al Mondo che anche lui esiste e che bisogna tenerne conto, perché la sua Corea è una potenza atomica. E tutti, in quell’area e nel Mondo, devono trarne le conseguenze.

Il gioco del Risiko, per il controllo dello scacchiere mondiale, si gioca anche così, con le mosse psicologico-militari. E il Pacifico, mentre guardiamo con orrore alla Palestina e all’Ucraina, è il vero luogo dove si gioca la partita. AUKUS, ve ne ricordate? È l’alleanza politico-militare fra Australia, Regno Unito e Stati Uniti nata nel 2021, all’indomani della fuga statunitense da Kabul. Un’alleanza voluta da Washington  per controbilanciare quella sconfitta strategica - il fallimento dell’obiettivo di mettere sotto controllo, via terra, Russia e Cina occupando l’Afghanistan - e mettere pressione alla Cina nel Pacifico. L’amministrazione Trump ha annunciato di voler “rivedere” l’accordo, per renderlo coerente al programma “America First” del presidente. Cosa vuol dire? Gli australiani temono si parli di tagli consistenti alle promesse forniture di materiale tecnologico e militare.  L’intesa prevederebbe l’impegno a fornire all’Australia centinaia di miliardi di dollari in tecnologia di propulsione nucleare, strettamente sorvegliata. Qui c’è un primo problema: per gli accordi internazionali, solo sei Paesi al Mondo possono costruire sottomarini nucleari: Stati Uniti, Regno Unito, Cina, Russia, Francia e India. Tutto, quindi, si potrebbe bloccare, svuotando AUKUS del significato strategico che aveva. Canberra non sta per questo con le mani in mano e sembra provocare Pechino. In questi giorni, la Cina ha pubblicamente accusato  l'Australia di voler “nascondere la palese e illegale intrusione dei suoi aerei militari nello spazio aereo cinese". L’incidente avrebbe coinvolto aerei militari delle due nazioni nel Mar Cinese Meridionale.

Il Pacifico non è l’unico terreno di scontro per gli Stati Uniti di Trump. Il presidente statunitense sta litigando anche con il presidente colombiano Gustavo Petro, definito dal capo della Casa Bianca, un "teppista che produce un sacco di droga”. Il leader colombiano ha minacciato di intraprendere azioni legali contro Trump nei tribunali statunitensi. Intanto, la marina statunitense continua ad abbordare le navi venezuelane, nel tentativo di indebolire il presidente Maduro e di ristabilire l’ordine nel turbolento “cortile di casa” del Sud America.

Le tensioni sugli oceani del Mondo non coprono gli orrori dei 1.138 giorni di guerra d’invasione in Ucraina. Kiev continua militarmente a resistere, ma il logoramento è inevitabile, continuo. Per quanto armata da Europa e Stati Uniti, l’Ucraina non ha le riserve umane della Russia da gettare nella mischia. In settimana, le forze armate russe sarebbero entrate nel villaggio di Pavlivka, nella regione sud-orientale di Zaporizhia e a Ivanivka, nella regione di Dnipropetrovsk. Contemporaneamente, il Paese è stato obiettivo di droni e missili un po’ ovunque, colpendo persone e infrastrutture. Un drone ha colpito una delle principali  centrali elettriche per le forniture a Kiev. Un attacco chirurgico, preciso. I testimoni dicono che la centrale, un vecchio impianto di epoca sovietica, è ormai inservibile. È l’inizio della campagna invernale di Putin. È dall'inverno del 2022, che il Cremlino pianifica di colpire le infrastrutture energetiche ucraine. L’obiettivo è indebolire la popolazione, lasciandola al freddo e al buio, per portarla ad accettare la resa.

Resa che appare difficile e improbabile. Nonostante gli sforzi, anche violenti, di Trump, il presidente Zelensky non vuole e non può - glielo impedisce la costituzione, pena l’accusa di alto tradimento - accettare una resa, cedendo territorio nazionale. Dall’altra parte, Putin con arretra di un passo, lasciando Trump frustrato nel suo tentativo di mettere fine alla guerra.

Guerra che appare tutt’altro che finita anche in Palestina. Molti gli osservatori che parlano di bombe sganciate dall’esercito israeliano sul territorio di Gaza e di centinaia di palestinesi morti. Proprio Trump sarebbe intervenuto per intimare a Netanyahu di rispettare gli accordi. Ma se le armi parlano meno di prima, l’azione di erosione dell’esistenza dei palestinesi continua, pesante e incessante. Il parlamento israeliano, ignorando ancora una volta il diritto internazionale, ha votato un disegno di legge che prevede l’annessione della Cisgiordania a Israele. È stato approvato con 25 voti favorevoli e 24 contrari. Dovrà essere votato altre tre volte per diventare legge, ma il senso del piano israeliano è chiaro: cancellare ogni futura ipotesi di nascita di uno stato di Palestina.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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