Tra COVID-19 e PM2.5…

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Immagine: Sentinel.esa.int

Lo scorso anno i paesi con le città più inquinate al mondo risultavano essere il Bangladesh, seguito dal Pakistan, dall'India e dalla Cina. Lo studio effettuato dalla BBC evidenziava come il livello d’inquinamento si fosse ridotto in Cina, nazione che deteneva da anni il podio di “Paese più irrespirabile al mondo”, a tutto “vantaggio” delle tre nuove tigri asiatiche, dove il boom economico, demografico e di consumi è cresciuto di pari passo con una deregolamentazione ambientale che sta avendo conseguenze pesanti sia sulla salute dei cittadini di questi paesi che sul cambiamento climatico che il pianeta subisce per mano dell’uomo. L’articolo dell’agenzia britannica citava in particolare il rapporto sulle città più inquinate al mondo intitolato “World Air Quality Report 2018”, stilato da IQ Air Visual, una piattaforma che monitora in tempo reale la qualità dell’aria in migliaia di città, e realizzato in collaborazione con Greenpeace indagando durante il 2018 i livelli di inquinanti di 3.000 centri urbani sparsi su tutto il pianeta.  Anche quest’anno gli esperti di IQAir Group e di Greenpeace nel World Air Quality Report 2019, basato questa volta sui dati provenienti da 5.000 città da tutto il mondo, hanno confermato che, “prendendo in considerazione l'incidenza sulla popolazione, la nazione più colpita dall’inquinamento atmosferico è il Bangladesh che vanta il livello più alto di polveri sottili (PM2.5). Seguono il Pakistan, la Mongolia, l’Afghanistan e l’India”. La Cina si trova “solo” all’undicesimo posto in classifica, anche se nel 2019 “Cina e India da sole hanno fatto registrare sul loro vastissimo territorio il 90% delle 200 città con il più alto livello di micro-inquinanti nell’ambiente”.

Fra le megalopoli con 10 o più milioni di abitanti, la più inquinata lo scorso anno è risultata la capitale dell’India New Delhi, seguita da Lahore in Pakistan, Dhaka in Bangladesh, Calcutta in India, Linyi e Tianjin in Cina e Jakarta in Indonesia. Per tutte il livello di particolato risultava ben al di sopra dei limiti tollerabili dall’organismo. Nell’elenco vi sono anche le cinesi Wuhan, epicentro dell’epidemia di coronavirus, insieme a Chengdu e Pechino. I dati sembrano mostrare un lieve miglioramento di “status” della Cina visto che ben prima dell’emergenza Coronavirus il livello medio di polveri sottili nelle aree urbane era calato del 20% fra il 2018 e il 2019. Per Frank Hammes, amministratore delegato di IQAir, “l’inquinamento dell’aria è la più grave minaccia ambientale e sanitaria per tutto il pianeta” visto che “il 90% della popolazione globale respira aria malsana”. Le particelle di questo tipo di inquinamento, infatti, sono così piccole da poter entrare nel sangue attraverso il sistema respiratorio e sono causa di asma, cancro al polmone e malattie cardiache. Ma non solo. Se il legame con il tumore all’apparato respiratorio è ormai comprovato, i più recenti studi mostrano che l’inquinamento atmosferico è alla base di infarti, ictus e altre tipologie di malattie cardiovascolari

Proprio in virtù delle più recenti scoperte “Le stime del danno da inquinamento sulla salute pubblica sono probabilmente ancora sottovalutate” ha osservato Francesco Forastiere, epidemiologo presso il King’s College di Londra e il CNR-Ibim di Palermo nel corso del convegno RespiraMI organizzato con il patrocinio della Fondazione Umberto Veronesi lo scorso anno. In quell’occasione Sergio Harari, direttore della Divisione di Pneumologia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano ha ricordato che “L’apparato respiratorio è la prima porta d’ingresso nel corpo dell’aria che ci circonda” e “Sappiamo ormai che l’inquinamento è causa di malattie respiratorie acute e croniche, soprattutto su chi è esposto a questo rischio fin da bambino”. In Italia uno studio condotto fra il 2011 e il 2015 ha esaminato 3.338 bambini a Firenze, Torino, Trieste, Viareggio e Roma, mostrando come le infezioni delle vie respiratorie sono più frequenti nei bambini che vivono nei pressi di strade molto trafficate. Oggi si considerano tra i possibili effetti dell'inquinamento dell'aria anche le malattie rare, progressive e gravi come la fibrosi polmonare idiopatica, mentre altre tipologie di particolato, come il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2) e l’ozono (O3) sono collegati a casi di aterosclerosi, il calo delle prestazioni cognitive, della produttività del lavoro e della capacità di apprendimento a scuolaSecondo gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) solo gli alti livelli di PM2.5 causano fino a 7 milioni di morti premature all'anno in tutto il mondo. Nella sola Cina, il numero delle vittime è di oltre un milione, ma alcune stime (non ufficiali) raddoppiano addirittura il dato e parlano di un massimo di due milioni di morti riconducibili a cause da inquinamento ambientale.  

Intanto negli ultimi mesi l’emergenza Coronavirus, mentre intasa drammaticamente le rianimazioni e fa contare nel mondo migliaia di morti, in Cina ha fatto registrare un calo significativo di inquinamento da biossido di azoto e un sensibile miglioramento della qualità dell’aria. Le immagini satellitari diffuse dalla Nasa non lasciano dubbi e mostrano un enorme declino dei livelli di inquinamento sulla Cina, dovuto, almeno in parte, al rallentamento economico provocato dal coronavirus grazie alle restrizioni per contenere la diffusione del virus imposte dal Governo di Pechino ai trasporti, alle attività commerciali e ai livelli di produzione delle fabbriche cinesi.  Gli scienziati della Nasa sostengono che la riduzione delle percentuali di biossido di azoto nell'aria, un gas nocivo emesso dai veicoli a motore e dalle strutture industriali, “è stata inizialmente evidente vicino alla fonte dell’epidemia, nella città di Wuhan, ma poi si è diffusa in tutto il Paese” almeno paragonando i primi due mesi del 2019 con lo stesso periodo di quest’anno. Un calo dei livelli di biossido di azoto era stato registrato in Cina e nel mondo anche durante la recessione economica nel 2008, ma la riduzione era stata più graduale. Per Fei Liu, ricercatore del Goddard Space Flight Center della Nasa, “Questa è la prima volta che vedo un calo così significativo su un’area così ampia per un evento specifico”. Forse l'unica ricaduta positiva, destinata a replicarsi anche fuori dalla Cina, di questa grave emergenza sanitaria.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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