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La pandemia ha bisogno di “saggezze nascoste”
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Foto: Unsplash.com
Si chiude una primavera “diversamente silenziosa” rispetto a quella dello scorso anno e arriviamo alle porte di un’altra estate. Lo facciamo all’insegna di un vago ottimismo, alimentato sia dalla prospettiva dell’immunizzazione di gregge favorita dal vaccino, ma anche dalla stagione che il sole scalda ogni giorno di più… e magari da un po’ di vacanza all’orizzonte. La domanda che però sarebbe interessante porsi è: la percezione del “fenomeno pandemia” è la stessa anche oltre l’Occidente?
In questi mesi abbiamo fatto conoscenza con un virus che detta legge all’umano nello stesso modo in cui l’uomo detta legge alla Terra. Abbiamo subito ciò continuiamo a infliggere. Quest’epoca Covid è cartina di tornasole rivelatrice e divisiva: si litiga con toni bellicosi su qualunque aspetto di qualsiasi decisione, sentendosi perennemente in guerra contro un nemico comune che solo apparentemente unisce il mondo in un unico esercito che applica misure di emergenza e manifesta potenti intenti.
Eppure questa situazione ha portato in superficie questioni fondamentali e divergenti tra cui, solo per citarne alcune: la complessità delle cause ecosistemiche delle malattie infettive (e non solo di queste); l’importanza di una prevenzione autentica e di cure precoci, soprattutto nei luoghi con meno possibilità e opportunità; la condivisione delle scoperte, delle intuizioni, delle conseguenze; il mistero dell’umano e del suo rapporto con gli impatti sociali, economici, sanitari e ambientali che il suo stile di vita comporta. Si tratta di una crisi a tutto tondo di gigantesca portata, che però rischia di essere letta e affrontata, ancora una volta, in modo parziale e sbilanciato secondo le direttive di un Occidente “unico”, che pretende di indicare soluzioni valide all’unisono e che è pronto a definire una “nuova normalità” all’insegna di diseguaglianze ancora più profonde e insanabili.
Proprio in equilibrio sul filo opposizione/riconoscimento camminano instabili alcune delle contraddizioni che hanno attraversato questi mesi e questo mondo: persone che dalle città sono tornate nei villaggi dopo aver perso il lavoro e la possibilità di inviare rimesse e sostenere le proprie famiglie; bambini che frequentavano scuole rurali e che con il lockdown, oltre alla possibilità di formarsi, hanno interrotto anche quella di nutrirsi, non potendo più avere accesso al pasto quotidiano garantito dall’istituzione scolastica; lavoratori che sono rimasti a distanza, chiusi nelle loro case e nelle loro solitudini e altri che, invece, a casa non potevano stare e che improvvisamente sono diventati essenziali, riconosciuti più per l’importanza di un nostro bisogno che del loro ruolo; popoli interi che più del contagio del virus hanno temuto, come sempre, la fame; studiosi e persone comuni che hanno cominciato a riflettere con sguardi nuovi su grandi temi internazionali come la globalizzazione, diventata improvvisamente “un fatto locale”; piccole partite iva che hanno sbattuto contro l’incertezza, l’indifferenza e l’ignoranza; persone preoccupate della prevenzione ambientale, sanitaria, comportamentale e al contempo mascherine abbandonate ovunque nei boschi e per le strade; cittadini diventati sudditi, per necessità o per fiducia; monolocali diventati residenze signorili e residenze signorili diventate prigioni; polmoniti ed effetto serra che per alcuni sono stati la realtà di sempre, non l’emergenza di un anno; e sostegni e bonus e superbonus che per alcuni non arriveranno mai, come non arriverà mai la cancellazione del debito estero o la chiusura delle multinazionali produttrici di armi.
Sono solo alcune delle pesanti domande messe nero su bianco nell’ultimo libro di Marinella Correggia, scrittrice, saggista, giornalista, pacifista e sostenitrice di azioni per la riconversione ecologica e il rispetto dei viventi, che in Covid e le saggezze nascoste esplora con invidiabile onestà intellettuale il fenomeno, dandogli contemporaneamente profondità di campo e prospettive grandangolari. Un volo di rondine – quelle che per mesi molti di noi hanno immaginato di emulare per vedere il mondo dal cielo e non dal terrazzo di casa – su questioni spinose che danno peso e dimensione a una crisi di indubbia e grave portata, non solo, come abbiamo più volte sostenuto anche da queste latitudini, per noi, ma per ciascun essere vivente che popoli questo fragile Pianeta.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.