Dossier/ Materie prime critiche (4)

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Oltre a quelli ambientali, l’estrazione di minerali critici comporta una serie di impatti diretti sulla vita di diversi gruppi vulnerabili. Primi tra tutti, spesso, sono i popoli indigeni delle aree su cui insistono progetti. Ma ci sono anche altri gruppi come bambine e bambini, coinvolti nel diffuso sfruttamento minorali del lavoro in miniera. O come le donne, che vedono aggravarsi il quadro di disuguaglianza di genere. Ulteriori impatti riguardano, infine, chi lavora nelle miniere, in condizioni pericolose e di profondo sfruttamento.

Dossier/ Materie prime critiche (1)

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Dossier/ Materie prime critiche (3)

Impatti sui popoli indigeni e sui gruppi vulnerabili

Più della metà delle riserve globali di materie prime per la transizione ecologica si trova in terre ancestrali o nei pressi di queste ultime. Installare attività minerarie in questi territori vuol dire minacciare cultura, mezzi di sussistenza e diritti essenziali di chi li abita. Come quello al Consenso Libero, Previo e Informato (FPIC) all’apertura di cantieri e alla realizzazione di progetti, sistematicamente ignorato. Solo nel 2024 sono state registrate formalmente 10 violazioni: in Cile le comunità dell’Atacama hanno denunciato consultazioni inadeguate e un impatto critico dell’estrazione di litio sulle loro risorse idriche. In generale, le comunità locali sono spesso soggette e espropri forzati e compensazioni insufficienti. Tra i gruppi vulnerabili maggiormente colpiti spesso ci sono anche bambine e bambini, come accade per quelli sfruttati nelle miniere di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Sono circa 40.000 i minori coinvolti: sono costretti a lavorare in condizioni di grave pericolo, pagati miseramente, esposti a malattie, abusi e alla negazione del diritto all’istruzione. Ma l’estrazione di minerali critici danneggia anche le donne, acuendo le disuguaglianze di genere e portando danni alla salute, perdita dei mezzi di sussistenza e maggiore vulnerabilità alla violenza...

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Rita Cantalino

Napoletana, classe ‘88. Freelance, collabora con diverse testate. Si occupa di ambiente, clima e diritti umani, con uno sguardo particolare agli impatti sanitari e sociali delle contaminazioni di natura industriale.

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