L’integrità minacciata in Bosnia Erzegovina

Stampa

Foto: Unsplash.com

Il 12 di aprile, l’alto rappresentate per la Bosnia Erzegovina (HR) Christian Schmidt ha stabilito che la legge promulgata dalla Republika Srpska (RS) – una delle due entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina (BiH) – sui beni immobili utilizzati per il funzionamento dell’autorità pubblica è nulla e invalida. 

Schmidt ha invocato, per la prima volta dalla sua nomina lo scorso anno, i poteri di Bonn per abrogare una legge giudicata incostituzionale, che aveva lo scopo di trasferire alcune proprietà demaniali alla RS. Tale legge avrebbe attribuito all’entità a maggioranza serba la prerogativa di disporre di beni statali usati dalle autorità pubbliche della RS e di regolarli liberamente, senza doverne rendere conto. L’HR ha sottolineato che solo lo Stato bosniaco può disporre delle proprietà statali e regolare la proprietà sui beni statali e ciò si applica a tutti i livelli di autorità presenti in BiH. 

Durante l’annuncio della decisione, Schmidt ha detto che: «Il problema delle proprietà statali non può essere risolto con misure prese unilateralmente, ma solo attraverso un processo nell’assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina. […] Quello che abbiamo visto a Banja Luka è, sfortunatamente, una decisione senza rispetto della costituzione della Bosnia Erzegovina.»

La decisione di Schmidt è stata presa per evitare ripercussioni giuridiche per i cittadini e i potenziali investitori, perché «assicurare la certezza legale e rafforzare lo stato di diritto è la miglior salvaguardia del diritto di proprietà individuale.»

L’HR ha poi ricordato che coloro i quali non rispetteranno questo provvedimento dovranno affrontare conseguenze legali. 

Il ricorso ai poteri di Bonn da parte dell’alto rappresentante è arrivato in risposta all’ultima di una serie di misure dal carattere provocatorio nei confronti della costituzione e dell’integrità della BiH che l’entità serba ha portato avanti nell’ultimo anno. 

poteri di Bonn dell’HR derivano dalla Peace Implementation Conference (PIC) di Bonn del 1997. Elaborando l’allegato 10 degli accordi di Dayton, la PIC diede mandato all’HR di rimuovere dagli incarichi i funzionari pubblici che violano gli impegni legali e gli accordi di pace di Dayton e di imporre leggi qualora l’HR lo ritenga necessario e non siano portati a compimento dai poteri legislativi bosniaci erzegovesi. 

Nel 2021, il predecessore di Schmidt, Valentin Inzko, era ricorso ai poteri di Bonn per emendare il codice penale della BiH, punendo con il carcere la negazione e la giustificazione dei crimini di guerra e contro l’umanità e il genocidio. Un’iniziativa che i leader politici della RS hanno respinto e usato come pretesto per attuare i propositi separatisti minacciati da anni. Propositi separatisti che hanno alimentato la retorica nazionalista e le carriere politiche di personaggi come l’attuale membro serbo della presidenza tripartita bosniaca Milorad Dodik. Così è andata delineandosi la peggiore crisi politica dalla fine della guerra. 

La think tank indipendente Secretary Council Report riporta che la RS avrebbe immediatamente rigettato la decisione di Schmidt. L’autorità dell’HR, infatti, non viene più riconosciuta dall’entità serba sin dall’ottobre scorso quando è entrata in vigore una legge della assemblea nazionale della RS che sancisce come non applicabili le decisioni dell’HR in Republika Srpska. La legge votata il 30 luglio era passata in reazione al provvedimento preso da Valentin Inzko ed era stata seguita dalla proposta della Russia di abolire del tutto la figura dell’HR. 

Da lì, l’inizio di un processo legislativo per il progressivo ritiro di competenze dalle autorità centrali, compresi il sistema giudiziario, l’autorità fiscale e le forze armate. Provvedimenti che l’HR ha cercato di frenare fino alla contromisura del 12 aprile con cui Schmidt, facendo pieno ricorso alle sue prerogative, ha imposto l’abrogazione della legge. 

La think tank SCR ricorda che il provvedimento preso da Schmidt servirà da cartina di tornasole per capire fino a che punto la leadership della RS è disposta a sfidare e minare l’autorità dell’HR e, d’altra parte, fino a che punto Schmidt sarà deciso a far rispettare le sue misure. Una questione chiave che si innesta nel complicato periodo pre-elettorale (le elezioni generali sono previste per il 2 ottobre) in cui si assiste ad un ulteriore incremento delle retoriche nazionaliste. 

Contestualmente, la decisione dell’HR è stata preceduta di poco dalle sanzioni del governo britannico a Dodik (già colpito dalle sanzioni degli Stati Uniti in gennaio) e Zeljka Cvijanovic (presidente della Rpublika Srpska) per i loro sforzi volti a «minare la legittimità e la funzionalità dello Stato di Bosnia Erzegovina». Nel comunicato si legge che: «Milorad Dodik ha guidato l'azione per ritirare la Republika Srpska dalle principali istituzioni statali, usando una retorica nazionalista divisiva e pericolosa, minando la pace interna e regionale e incoraggiando l'odio etnico e la negazione del genocidio. Nel frattempo, nell'ottobre 2021, Zeljka Cvijanovic ha usato il suo ufficio per presentare una legislazione nella Republika Srpska che cerca di trasferire le competenze statali a livello di entità [della RS]. Cvijanovic ha pubblicamente glorificato i criminali di guerra e negato il genocidio di Srebrenica.»

Le sanzioni imposte dalla Gran Bretagna ai due leader serbo-bosniaci includono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei territori dell’UK. Dodik avrebbe commentato che non possiede nessuna proprietà negli UK, dove non vi si reca da dieci anni. 

La segretaria di Stato per gli esteri britannica Liz Truss ha dichiarato che il comportamento sconsiderato dei sanzionati di minare la pace e la sicurezza nei Balcani occidentali è incoraggiato da Vladimir Putin. Insomma, il Cremlino starebbe corroborando la destabilizzazione della, già di per sé, complessa situazione dei Balcani. 

Schmidt ha commentato l’imposizione delle sanzioni, sottolineando che non sono rivolte alla popolazione della RS, ma colpiscono specificatamente Dodik e Cvijanovic. I due politici hanno mancato ogni opportunità di tornare ad un dialogo costruttivo per il bene delle persone, incluse quelle della RS. «La sovranità e l’integrità territoriale della BiH – ha ribadito Schmidt – non sono negoziabili e i tentativi di minacciare le istituzioni statali sono inaccettabili». 

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

Ultime notizie

I sommersi!

08 Settembre 2025
Entro il 2100 il livello marino sulle coste italiane potrebbe aumentare di circa un metro. (Alessandro Graziadei)

Stretching Our Limits

06 Settembre 2025
Torna Stretching Our Limits, l’iniziativa di Fondazione Fontana a sostegno delle attività de L’Arche Kenya e del Saint Martin.

Il punto - Il balletto delle "alleanze fragili"

05 Settembre 2025
Nel balletto delle “alleanze fragili”, una partita fondamentale la sta giocando il genocidio a Gaza. (Raffaele Crocco)

Dossier/ Materie prime critiche (2)

03 Settembre 2025
L'estrazione dei minerali critici per la transizione energetica genera tensioni in tutto il mondo. (Rita Cantalino)

Una grammatica sociale

01 Settembre 2025
Questo mese nel podcast ALTRO MODO parliamo del progetto Strade Maestre, un esperimento formativo in cui il percorso scolastico si svolge in cammino. (Michele Simeone)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad