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Il male minore come diserzione strategica
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Foto di Emad El Byed su Unsplash
Dopo Gaza, il mondo è diverso. La contraddizione destra-sinistra sta evaporando per essere sostituta da quella che oppone il Nord e il Sud globali, un conflitto nato anni fa. Prevale la politica del male minore che si concentra sul breve termine, senza misurare le conseguenze a lungo termine, a cominciare dalla perdita della volontà di cambiamento. Scrive Raúl Zibechi: “In tempi difficili ed estremi come quelli in cui viviamo dobbiamo mettere in discussione le strutture mentali che abbiamo coltivato per decenni; essere in grado di pensare contro le nostre tradizioni di persone di sinistra, mettere in discussione tutto e non solo quello che fanno e dicono quelli dall’altra parte… In breve, ciò che separa la destra e la sinistra sono fondamentalmente i discorsi. Sappiamo che entrambe le correnti tendono a sviluppare politiche diverse in alcuni aspetti: adeguamenti percentuali dei salari e delle pensioni, più o meno rigore con i migranti, più o meno machismo – ma senza mettere in discussione il patriarcato, che implicherebbe lo scioglimento degli eserciti, come sostiene María Galindo – e altre cose non secondarie. Né il più grande aumento salariale immaginabile, né una legislazione più severa contro stupratori e molestatori, né la legalizzazione di tutti i migranti sono in grado di toccare il nocciolo del sistema. Oggi quel nocciolo è la guerra e non capirlo significa entrare in una possibilità che è quella che sta permettendo il massacro e lo sterminio dei palestinesi e degli yemeniti, nonché delle popolazioni indigene dell’America Latina”.
Mentre la situazione internazionale si fa più tesa e si avvicinano momenti di rischio nucleare, le mezze misure e la politica del “male minore” mostrano seri limiti e, quel che è peggio, possono portare alla perdita di orizzonti trasformativi proprio quando sono più necessari che mai.
Le sinistre europea e statunitense sono cadute in quella trappola che le porta a scegliere Joe Biden (ora Kamala Harris) per impedire la vittoria di Donald Trump. La sinistra francese ha fatto qualcosa di simile in passato, sostenendo Emmanuel Macron per bloccare la strada a Marine Le Pen. Gran parte della sua politica ruota attorno al blocco dell’estrema destra, ma per farlo si stringono alleanze che accelerano la deriva della sinistra verso il centro, cioè verso il nulla.
Il Nuovo Fronte Popolare francese è stato tessuto attraverso un’alleanza con socialisti e verdi, le cui politiche sono profondamente neoliberiste, si piegano agli Stati Uniti e si schierano dalla parte della guerra in Ucraina. Nello scenario post-elettorale, i principali beneficiari sono stati Macron e i socialisti, mentre a perdere è la Francia non sottomessa, rimasta intrappolata nell’alleanza di fatto tra i due “centri”, che sono cresciuti con la narrazione contro l’estrema destra.
I media che più intensamente promuovono politiche contro l’estrema destra sono The New York Times, The Guardian e El País, tra molti altri, ma allo stesso tempo sostengono l’escalation contro il popolo palestinese e chiedono di intensificare le guerre in corso.
L’estrema destra si è rivelata uno spaventapasseri nelle mani della destra neoliberista (nella quale includo i cosiddetti socialisti) per legittimare il modello neoliberista estrattivista. Vogliono convincerci che esiste un’enorme differenza, ad esempio, tra Biden/Harris e Trump, o tra democratici e repubblicani. Con questo non intendo insinuare la minima indulgenza verso quei politici estremisti e quelle politiche apertamente razziste e xenofobe. Tuttavia, in realtà ci sono pochissime differenze tra la destra e l’estrema destra, ma ci sono anche molte somiglianze con le socialdemocrazie. Nelle questioni centrali, diciamo negli affari di stato, prevalgono i punti comuni: sono ferocemente anti-indipendentisti nello Stato spagnolo, bellicosi a livello internazionale e difendono con le unghie e con i denti il modello di accumulazione per esproprio che sta ampliando il caos climatico in tutto il pianeta.
Dopo Gaza il mondo è un posto diverso. Uno dei cambiamenti principali è che la vecchia contraddizione destra-sinistra sta evaporando e su scala planetaria sta emergendo un nuovo confronto che tende a diventare il principale: quello che oppone il Nord e il Sud del mondo. Questo conflitto non è nuovo, è iniziato almeno durante il processo di decolonizzazione negli anni Cinquanta e Sessanta, si è rafforzato con il Movimento dei Non Allineati e la Conferenza di Bandung nel 1955. Le guerre in Ucraina, a Gaza e nel Medio Oriente stanno cambiando il panorama mondiale. Il fatto che la maggioranza del Sud del mondo non abbia sostenuto le sanzioni contro la Russia promosse dagli Stati Uniti e sostenga la Palestina è un sintomo importante di questo profondo cambiamento.
Nella misura in cui il governo democratico degli Stati Uniti si rifiuta di negoziare la pace in Ucraina e dà carta bianca a Netanyahu per continuare a fare la guerra a Gaza, in Cisgiordania e ora anche nello Yemen, non è possibile continuare a pensare che ci siano differenze di fondo tra sinistra e destra, tranne che nelle dichiarazioni...