I 456 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina

Stampa

Immagine: Unimondo.org

Sono passati 456 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina. La guerra continua e per una volta, la leggiamo in modo differente. Mettendo assieme aspetti che possono sembrare secondari. Quattro modi, per la precisione. Cominciamo.

Primo modo: il disastro umanitario

Si muore di bombe e di proiettili, ma per i civili ucraini il rischio è di morire di fame e di stenti. Lo spiega il governo britannico, che lancia l’allarme: quasi 18 milioni di persone hanno bisogno di urgente supporto umanitario. “L'invasione illegale dell'Ucraina da parte della Russia – spiegano da Londra - ha provocato una grave crisi e questo nonostante le dichiarazioni del Cremlino di non attaccare i civili o le infrastrutture civili”. Bisogna intervenire rapidamente, dice il governo inglese, per evitare una catastrofe. Simile, per altro, a tutti i 31 luoghi attualmente in guerra nel Pianeta. Basta chiedere ai milioni di affamati nello Yemen o in Siria, dove ancora – ricordiamolo – si combatte.

Secondo modo. Uccidere, uccidere

Il nemico va scovato e ucciso, ovunque si trovi. E il piano per abbatterlo viene annunciato, non nei particolari, per carità, ma nelle intenzioni. Così, i servizi segreti ucraini hanno raccontato al Mondo di voler uccidere Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo russo di mercenari Wagner. A dirlo è stato il generale Vadym Skibitsky, numero due degli 007 di Kiev. Lo ha detto parlando al giornale tedesco Die Welt. Nessun pudore, nessuna falsa ritrosia. Alla domanda specifica su Prigozhin, la risposta secca e' stata: "Stiamo cercando di ucciderlo". Amen.

Terzo modo. Libero pensiero, niente lavoro

La propaganda resta protagonista di questa guerra e se il Cremlino ha mano dura con oppositori e giornalisti non allineati, i suoi cani da guardia sono anche peggio. Così, si scopre che un blogger filorusso Konstantin Dolgov, è stato licenziato in tronco per aver pubblicato su Telega Online, un progetto di propaganda, un’intervista al solito Yevgeny Prigozhin, del Gruppo Wagner. Come spesso è capitato nelle ultime settimane, il nostro non ci andava leggero. Prigozhin diceva in pratica che una nuova "rivoluzione potrebbe scuotere la Russia se il suo balbettante sforzo bellico in Ucraina continua”. Poi, si appellava a Putin per "una legge marziale e una nuova ondata di mobilitazione". Le perdite russe, spiegava, stanno aumentando e "tutto questo può finire in una rivoluzione, proprio come nel 1917. I soldati si alzeranno e poi i loro cari si alzeranno. È sbagliato pensare che ce ne siano centinaia, ce ne sono già decine di migliaia, parenti di coloro che sono stati uccisi". Dolgov ha riportato tutto e il giorno dopo è stato licenziato, senza una spiegazione. Gli rimane il sostegno di Prigozhin, che ha definito i proprietari del suo progetto "degenerati" e "creature senza cervello".

Quarto modo. Il nucleare avanza.

Al di là delle minacce velate, qualcosa si muove anche per quanto riguarda gli arsenali nucleari. In settimana, le agenzie hanno informato il Mondo che armi nucleari russe non strategiche sono in fase di dispiegamento in Bielorussia. La cosa Mosca e Minsk la spiegano come inevitabile: sono state costrette a prendere misure nella sfera militare-nucleare in risposta alle attività della Nato in quest'area. Lo ha spiegato il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, aggiungendo che “la Russia non trasferisce il controllo di queste armi alla Bielorussia e la decisione sul suo utilizzo spetta a Mosca”. 

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

Ultime notizie

Stretching Our Limits

06 Settembre 2025
Torna Stretching Our Limits, l’iniziativa di Fondazione Fontana a sostegno delle attività de L’Arche Kenya e del Saint Martin.

Il punto - Il balletto delle "alleanze fragili"

05 Settembre 2025
Nel balletto delle “alleanze fragili”, una partita fondamentale la sta giocando il genocidio a Gaza. (Raffaele Crocco)

Dossier/ Materie prime critiche (2)

03 Settembre 2025
L'estrazione dei minerali critici per la transizione energetica genera tensioni in tutto il mondo. (Rita Cantalino)

Una grammatica sociale

01 Settembre 2025
Questo mese nel podcast ALTRO MODO parliamo del progetto Strade Maestre, un esperimento formativo in cui il percorso scolastico si svolge in cammino. (Michele Simeone)

Lavori in corso per il nuovo sito!

31 Agosto 2025
Stiamo lavorando per voi (e per noi). Stiamo lavorando ad un nuovo sito...

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad