Haiti e le bande

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Foto: Unsplash.com

Il Premier  haitiano Ariel Henry ha rassegnato le dimissioni lunedi sera e ha lanciato un appello alla calma mentre il Paese sprofonda nel caos a causa dello strapotere delle gang. Henry ha annunciato che si farà da parte dopo una riunione di emergenza delle autorità. Quasi l’intera area metropolitana di Port-au-Prince, ad Haiti, è in mano alle bande armate illegali – secondo le stime si tratta di quasi 300 gruppi che riuniscono dai 15 ai 1500 uomini – che hanno svuotato le carceri liberando oltre 4000 detenuti, attaccato l’accademia di polizia e costretto il porto marittimo e l’aeroporto internazionale “Toussaint Louverture” al fermo totale. Venerdì scorso individui armati del gruppo “Vivre Ensemble”, che riunisce le coalizioni “G9” e “G Pèp”, e guidati da “Barbecue” (Jimmy Chérizier, ndr) hanno tentato di prendere il Palazzo Nazionale e lanciato attacchi massicci contro almeno tre stazioni di polizia.

Il Paese è nel caos e il premier Ariel Henry si trova in una sorta di “esilio forzato” a Porto Rico, dove è atterrato dopo che gli era stato impedito di atterrare nella vicina Repubblica Dominicana perché i funzionari avevano chiuso lo spazio aereo ai voli da e per Haiti. Il premier si era recato in Kenya per le trattative sugli aiuti al Paese, ma le bande hanno approfittato della sua assenza per prendere il controllo. Nonostante gli appelli internazionali per un intervento in soccorso del governo haitiano risuonino nel consiglio di sicurezza dell’Onu già da ottobre 2023, i soccorsi faticano ad arrivare. L’escalation nell’ultima settimana ha causato 15000 sfollati. Attualmente sono più di 5 milioni le persone bisognose di assistenza, poco meno della metà della popolazione totale. La maggiore criticità è quella dell’insicurezza alimentare, per cui si riscontra un aumento importante dei casi di malnutrizione soprattutto tra i bambini e le donne incinte...

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