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Ecuador: il presidente Correa denuncia tentativo di colpo di Stato
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Sono ore concitate quelle che sta vivendo l'Ecuador. Nella capitale del paese andino ieri mattina s’è svolta una manifestazione di protesta all'indomani dell'approvazione della Legge sull'impiego pubblico, che secondo i manifestanti eliminerebbe molti benefici e aumenterebbe i tempi per poter far carriera. Protagonisti delle proteste sono i poliziotti, per questo la manifestazione è apparsa da subito molto delicata.
Il Presidente Correa ha voluto rassicurare sul contenuto della legge, presentandosi davanti ai poliziotti del Reggimento di Quito. Tentativo fallito, perché a quel punto sono iniziati i disordini e i lanci di lacrimogeni verso il presidente che è stato poi accompagnato in ospedale dove è stato trattenuto contro la sua volontà fino alla liberazione poche ore fa.
Il presidente Correa ha così fatto da poco ritorno al palazzo presidenziale dopo l'operazione militare che gli ha permesso di lasciare l'ospedale di Quito. Rivolgendosi ai sostenitori che lo attendevano davanti al palazzo presidenziale, ha annunciato la morte di una persona nel raid per la sua liberazione ed ha parlato di "cinque feriti e nessuna vittima tra le forze fedeli al governo".
Le manifestazioni si sono estese a molte città del paese e Correa ha denunciato un tentativo di golpe, anche se il comandante delle Forze Armate Ernesto Gonzales ha dichiarato piena fedeltà al presidente.
La polizia ha poi impedito l'accesso alla sede dell'Assemblea nazionale e si sono verificate aggressioni a parlamentari ed ad una collega giornalista. I poliziotti hanno sospeso le attività lasciando incustodite strade, banche, aeroporti e altre strutture importanti.
Nella provincia di Guayas la polizia ha bloccato l'accesso al ponte che porta alla città di Guayaquil ed ha bloccato le strade della seconda città del paese con pneumatici bruciati, mandando in tilt il traffico. Questo atteggiamento, solitamente, caratterizza le bande criminali ma non le forze di polizia.
I criminali approfittano dei disordini e si registrano aggressioni e rapine sia a Guayaquil che e Cuenca. Orlando Pérez, leader del movimento Alianza País, partito del presidente, ha detto che dietro questo complotto c'è l'ex - presidente Lucio Gutierrez e il suo Partito Società Patriotica.
Il deputato Clever Jiménez, rappresentante del partito Pachakutik, ha chiesto le dimissioni del presidente Correa ed ha invitato i movimenti sociali a formare un fronte unico nazionale. Gruppi di cittadini sono mobilitati per le strade di Quito concentrandosi su Piazza Indipendenza, di fronte al Palazzo del Governo e nella zona dell'ospedale dove si trova il presidente, per chiederne la liberazione. Si registrano scontri tra i suoi sostenitori e la polizia.
L'ex Presidente dell'Assemblea Nazionale, Alberto Acosta, ha detto alla radio pubblica che “è il momento di respingere questo tentativo di golpe da qualsiasi parte arrivi, e che si deve punire chi ha abusato del proprio potere. Le proteste della polizia possono essere legittime ma non la strada che è stata scelta per manifestarle. I cittadini dovrebbero mobilitarsi per difendere la democrazia e la vita del presidente della Repubblica”.
A testimoniare la gravità della situazione è la dichiarazione dello stato di emergenza nel paese ma anche i messaggi di sostegno alla democrazia e al presidente Correa, che arrivano da parte dei suoi omologhi sia dall'America Latina che dall'Europa. Intanto il Consiglio Permanente dell'OEA (Organizzazione degli Stati Americani) s’è riunita a poche ore dai disordini per sostenere il governo costituzionale e condannare i tentativi di rovesciare la democrazia. La Colombia ha convocato una riunione straordinaria dell'Unasur per risolvere la crisi e aiutare il paese a tornare alla normalità.
Elvira Corona (inviata di Unimondo in Ecuador)
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