Idra: protesta per accordo tra Francia e Italia per un'altra linea Tav

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Procede in Europa come un rullo compressore la politica infrastrutturale delle "grandi opere", la cui utilità non è documentata e i cui danni al territorio e alle pubbliche finanze, specie del nostro Paese, sono altamente probabili. L'ultimo tassello, dopo il "Ponte sullo Stretto" fra Sicilia e Calabria, è la nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità tra Lione e Torino. L'associazione ecologista indipendente fiorentina Idra ha inviato una nota di protesta a Raffarin, Berlusconi e per conoscenza a Cox. "Riteniamo che le linee di governo che informano la realizzazione della nuova Lione-Torino vadano, in concreto, ad attuare la prassi di quella "istituzionalizzazione dello spreco della spesa pubblica" a suo tempo definita e criticata dall'economista siciliano don Luigi Sturzo", scrive ai tre Presidenti il vicepresidente di Idra, Pier Luigi Tossani.

Le ragioni del "no" alla Lione-Torino erano già state comunicate da Idra, un anno fa, al Parlamento Francese tramite un dossier che riferiva e documentava con la concretezza dei fatti e delle immagini la penosa esperienza TAV in Toscana. Oggi l'associazione fiorentina ricorda ai due capi di governo anche gli argomenti portati nel gennaio scorso dalle popolazioni e dalle istituzioni locali (Comuni e Comunità Montana) della Bassa Val di Susa (Torino). Nel gennaio 2003, ben 20 comitati, associazioni e testate giornalistiche della Valle espressero il loro totale disaccordo circa la nuova ipotizzata linea superveloce, indirizzando una petizione alla Commissione Trasporti della UE. Le severe criticità vertevano:
à sul senso di irragionevole sfida ai limiti posti dalla natura che appare insito nel progetto, e quindi sui relativi costi finanziari, elevatissimi, nonché sui rispettivi oneri pubblici;
à sui danni ambientali, prevedibilmente ingenti, correlati alla realizzazione dell'opera (l'esperienza della cantierizzazione toscana per l'Alta Velocità fra Firenze e Bologna, nel Mugello e nell'Alto Mugello, dovrebbe pur insegnare qualcosa!);
à sul rifiuto apparentemente aprioristico di valorizzare gli amplissimi margini di ottimizzazione delle linee storiche. La petizione piemontese sosteneva infatti che "l'utilizzo della linea esistente è soltanto del 38% rispetto alla sua reale potenzialità".

Aggiunge Tossani amaramente: "Gentili Presidenti, da molto tempo abbiamo dovuto constatare che ragioni di pur elementare buon senso amministrativo come quelle appena elencate non sembrano trovare ascolto - in questa materia - fra i responsabili della cosa pubblica europea. Interessi di natura diversa da quelli condivisi dalle popolazioni e dalle istituzioni locali appaiono prendere prepotentemente il sopravvento". L'associazione fiorentina, che attende fiduciosa un riscontro, così conclude: "Ci sembra però doveroso, da contribuenti, porgerVi i sensi della nostra esplicita protesta per quelle che appaiono a noi essere politiche rovinose di spreco delle risorse pubbliche in una comunità europea in cui i cittadini sono già stati non poco impoveriti dalla massiccia inflazione sofferta nei Paesi della moneta unica".

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