«Perché voglio tornare in Afghanistan»

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Foto: Unsplash.com

L’Afghanistan è un Paese da cui si fugge da quarant’anni, tanto son durate le due ultime guerre. Dal 15 agosto poi il numero di chi se ne vuole andare è aumentato esponenzialmente. Eppure Gholam Najafi, scrittore e poeta afgano di 31 anni che da 15 vive in Italia (Venezia) e che ha già al suo attivo tre libri, in Afghanistan vuole tornare: “Lo so è molto strano forse, ma è necessario perché in realtà la partenza per l’Occidente è una grande illusione: andiamo in Paesi di cui non sappiamo nulla. Quando io sono arrivato in Italia c’era una grande accoglienza, si trovava lavoro e si poteva studiare e imparare la lingua entrando così a far parte di una nuova società. Ma oggi non è più cosi: come mediatore nei centri di accoglienza vedo che oggi a chi migra vengono dati solo sei mesi di tempo per trovare una casa e un lavoro mentre i loro famigliari in Afghanistan – che li pensano sistemati – fanno pressioni e chiedono soldi. C’è dunque un’immagine dell’Europa che è falsa e non vede il grande dolore che provano i migranti. Credo che la letteratura sull’immigrazione vada seminata nel Paese di partenza e non solo in quello di arrivo: far vedere insomma questa grande delusione cui si può andare incontro. Ecco perché voglio tornare. Anche per spiegare che cos’è l’esilio”.

Invitati dalla comunità locale del Comune di Dueville (Vicenza), proviamo a raccontare con Gholam e Gianni Pedrini di Ca’ Foscari questo calvario dell’esilio e anche le difficoltà oggi di chi vuole lasciare l’Afghanistan. Si affronta il tema dei corridoi umanitari e dell’impossibilità di ottenere adesso un visto umanitario. E naturalmente si parla della guerra e delle nostre responsabilità. Golam mostra le foto che ha fatto nel suo ultimo viaggio, attraverso la guerra, nel luglio scorso. Da Herat a Kandahar sino a Ghazni. Ma, stranamente, nelle sue immagini non c’è un solo soldato, una sola macchia di sangue. Ci sono invece immagini di manufatti antichi di epoca timuride confrontati con pitture e arte europea. Come racconta il suo ultimo libro, Gholam finisce a essere un ponte tra due culture. Tra due famiglie diversissime. Ma poi sciocca la platea quando dice “Voglio tornare”...

L'articolo di Emanuele Giordana segue su Atlanteguerre.it

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