Haiti: presentati i progetti delle Ong di Agire, raccolti 13,6 milioni di euro

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Le Ong italiane di "AGIRE" (Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze) hanno presentato nei giorni scorsi in un incontro pubblico i programmi di intervento messi in atto per rispondere all’emergenza del terremoto di Haiti. L'agenzia a seguito dell'appello nazionale per sostenere la risposta tempestiva, coordinata ed efficace delle Ong italiane e grazie "alla straordinaria generosita dimostrata dagli italiani" ha raccolto fino ad oggi 13,6 milioni di euro.

“I risultati incoraggianti della raccolta confermano la grande sensibilita con cui gli italiani si confrontano con le emergenze umanitarie internazionali e l’efficacia del modello di AGIRE, un comitato capace di unire in un unico meccanismo di coordinamento gli sforzi e le competenze delle organizzazioni non governative italiane” - ha dichiarato Gianni Rufini, presidente del Comitato Etico di AGIRE. “Si garantisce così un intervento umanitario efficace e capillare ed un uso razionale dei fondi privati destinati alle emergenze”.

Le ONG hanno gestito la distribuzione di oltre 1.3 milioni di razioni alimentari, l’allestimento di 7.600 rifugi temporanei nei campi profughi per dare riparo ad oltre 40mila persone, il reinserimento nei processi educativi di 21.000 bambine e bambini, la ricostruzione di almeno 15 strutture comunitarie (scuole, orfanotrofi e centri sanitari) e la realizzazione di 1.360 latrine pubbliche.

“La forza di Agire risiede nella sua capacità di proporre una nuova modalità di intervento” - ha spiegato Marco de Ponte, presidente di Agire. “Per la prima volta abbiamo cercato di superare la frammentazione e presentarci agli interlocutori come presenza compatta, offrendo agli italiani l’opportunità di mobilitarsi in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto”. Sono 11 le Ong che compongono AGIRE; ActionAid, Amref, Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Gvc, Intersos, Save the Children, Terre des Hommes e Vis e la loro azione è stata appoggiate e coordinata insieme alla dalla Protezione Civile e al Ministero degli Affari Esteri.

Nel corso del seminario tenutosi a Roma, il Comitato Etico di AGIRE e le Ong hanno discusso con il pubblico in sala, le istituzioni e una rappresentanza di donatori (invitati tramite mail, social network e sito web) le modalità di suddivisione e assegnazione dei fondi e i programmi di intervento cui sono destinati, quelli di prima emergenza già realizzati fino ad oggi e quelli in programma nei prossimi mesi. Al termine della valutazione, i progetti delle ONG sono stati formalmente approvati dal Comitato Etico.

Il 93% dei fondi sarà tradotto in attività sul campo e solo il 5% percento è destinato a sostenere i costi della campagna mentre il restante 2% servirà ad assicurare meccanismi di controllo della qualità. I fondi previsti per i progetti sul campo saranno distribuiti in base a una scala di priorità individuata nelle riunioni di coordinamento. Il 31 percento sarà destinato alla ricostruzione, con l’obiettivo di far ripartire l’economia, condizione fondamentale per garantire ai cittadini una vita normale. Il 24 percento delle risorse sarà equamente suddiviso tra cibo e acqua, mentre il 9 percento è riservato alla protezione dei gruppi deboli e bisognosi di attenzioni particolari, come bambini, anziani e disabili.

"La sfida che emerge sul campo - spiegano le Ong di Agire - è stabilire un confine e un collegamento tra i due assi dell’azione umanitaria, che seguono lo stesso binario, ma a un certo punto si separano. Da un lato c’è il cosiddetto “relief”, l’emergenza immediata, e dall’altro il “recovering”, la ricostruzione di lungo periodo, che è l’occasione per impostare un lavoro più duraturo e profondamente radicato nella società". Le attività delle Ong di Agire si muovono sui due assi, anche se in un primo momento si sono concentrate sull’emergenza immediata, fornendo beni di prima necessità e garantendo servizi igenico-sanitari. Ma i progetti prevedono diverse attività volte a garantire alle persone colpite dal sisma la possibilità di autosostenersi e vivere in autonomia: riavviare le attività produttive, commercializzare e distribuire attrezzi e sementi nelle zone agricole.

Per esempio il Cesvi, sfruttando la forte economia informale già presente sui territori prima del terremoto, prevede il ricorso al “cash for work”, cioè la possibilità per i residenti dei campi di costruire le latrine in cambio di un salario. ActionAid e Save the Children prevedono alcuni progetti di supporto psico-sociale e prevenzione del rischio, per aiutare i bambini di diverse comunità a superare il trauma del terremoto e prepararli a gestire situazioni di emergenza, per evitare il ripetersi del disastro nel caso di ulteriori calamità. Intersos e Terre des Hommes sono impegnate nella realizzazione di campi più stabili e permanenti, in vista della stagione delle piogge e degli uragani. Tutte le attività saranno monitorate e sottoposte a una valutazione finale indipendente, per informare i cittadini italiani sulla destinazione delle loro donazioni e sui risultati ottenuti dalle organizzazioni coinvolte.

A 5 settimane dal sisma, la situazione resta ancorra grave: 222 mila le vittime accertate, 300 mila le persone ancora gravemente ferite, circa 100 mila gli edifici completamente distrutti e 190 mila quelli danneggiati. Quasi seicentomila persone hanno lasciato la capitale Port-au-Prince, spingendosi nei distretti circostanti e nelle zone meno colpite del paese. Anche se una parte delle infrastrutture essenziali (porto, aeroporto, rete elettrica, collegamenti telefonici, strade principali) permette oggi alle operazioni umanitarie di raggiungere con più facilita le popolazioni colpite, la minaccia delle piogge stagionali e il rischio uragani incombono sul destino di centinaia di migliaia di haitiani. [GB]

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