www.unimondo.org/Guide/Sviluppo/ONG/Haiti-ad-un-mese-dal-terremoto-non-spegnere-i-riflettori-113569
Haiti: ad un mese dal terremoto non spegnere i riflettori
ONG
Stampa
Ad un mese dal disastroso terremoto che il ha devastato Haiti le Ong italiane attive sull'isola chiedono di "non spegnere i riflettori". "E' anzi necessario intensificare gli sforzi degli operatori umanitari" - affermano in un comunicato le Ong di AGIRE. "Non è facile tornare alla normalità in una terra che già prima di questo drammatico evento soffriva una profonda povertà" - sottolinea dell’Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze (AGIRE). Sono 212mila i morti ufficiali, 300mila i feriti e centinaia di migliaia di persone senza una casa, colpite da perdite e lutti e senza la possibilità, nella maggior parte dei casi, di riprendere un’attività lavorativa. "Gli effetti di questa emergenza si protrarranno negli anni e, mentre i giornalisti internazionali cominciano a lasciare il paese, tra la gente serpeggia il timore di essere dimenticata" - evidenzia la nota di AGIRE.
L'appello di AGIRE in favore delle popolazioni colpite dal terremoto ha raggiunto risultati incoraggianti: 12, 7 milioni di euro, di cui 11.470.000 solo tramite il numero solidale 48541 che permette di donare facilmente 2 euro dai cellulari o da rete fissa fino al 28 febbraio. Le 9 organizzazioni di AGIRE operative ad Haiti con circa 450 operatori locali ed internazionali, dopo questa fase di primo soccorso, cominciano a pianificare interventi a medio e lungo termine. "Ci sembra giusto coinvolgere nel processo di assegnazione dei fondi raccolti un numero quanto più alto possibile di persone, partendo dal concetto che i soldi sono stati raccolti tra i privati cittadini e che quindi i privati cittadini debbano essere informati riguardo alla loro gestione" - afferma Marco Bertotto, direttore di AGIRE in missione ad Haiti.
Per un forte temporale nei giorni scorsi circa un milione e duecentomila sfollati si sono ritrovati ai bordi di fiumi di fango e detriti, con le loro tende e i giacigli invasi dall’acqua, secondo un copione che potrebbe ripetersi ogni giorno se nelle prossime settimane non verrà risolto il problema delle abitazioni - sottolineano Selvas e Aumohd, l'associazionedi avvocati haitiani. Gli accampamenti ufficiali e spontanei che sono stati allestiti nei parchi, nelle piazze e per le strade non sono pronti per drenare i flussi d’acqua piovana e quindi gli interventi previsti dalla comunità internazionale, dalle autorità e dagli stessi campi autogestiti dovranno presto cercare di risolvere questo problema.
In una conferenza stampa l’ambasciatore americano a Porto Principe, Kenneth H. Merten, ha dichiarato che le tende non rappresentano l’unica priorità e che è meglio pensare già da ora a soluzioni più stabili come per esempio i prefabbricati di legno e plastica che sono più resistenti. L’idea - sintetizza Selvas - è quella di evitare che la gente si abitui alle tendopoli che potrebbero trasformarsi in città permanenti che ostacolerebbero l’opera di ricostruzione generale e i piani di ricollocamento della popolazione in zone più sicure. "Intanto però la gente se la deve cavare con quello che c’è o con i teloni di plastica che in città sono diventati carissimi e ricercatissimi tanto che alcune persone che ci hanno visto per la strada ci hanno chiesto di procuraglieli pensando che siamo americani".
"Molte persone non hanno ancora ricevuto tende e kit igienici, molte altre non hanno avuto ancora accesso all’acqua pulita e mancano strutture igienico-sanitarie" - riporta Medici senza Frontiere (MSF). L'associazione si sta dedicando all’assistenza medico-sanitaria. "Ci chiediamo come ci possa essere una distanza così grande tra le promesse di massicci finanziamenti nel paese e la lentezza nella distribuzione degli aiuti" - domanda MSF. Dal 12 gennaio MSF ha curato più di 18mila pazienti e ha realizzato più di 2000 interventi chirurgici. Oggi MSF sta lavorando in più di 20 luoghi nell’area di Port au Prince e anche nei dintorni, nelle città di Leogane e Jacmel, e ha allestito 10 sale operatorie per interventi chirurgici più complessi e altre 5 sale operatorie per interventi di minore entità. [GB]