Eventi estremi e povertà

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Immagine: Unsplash.com

Si è aperta lunedì a Belém in Brasile la 30ª Conferenza delle Parti (COP30), in programma dal 10 al 21 novembre. La Conferenza delle Parti è il più grande evento globale per le discussioni e i negoziati sui cambiamenti climatici e la città brasiliana, scelta quest'anno nel cuore dell’Amazzonia, dovrebbe essere il teatro ideale per discutere di mitigazioni climatiche, multilateralismo, riduzione le emissioni di gas serra e finalmente parlare anche delle strette connessioni tra clima, eventi estremi e povertà. Sì perché il nuovo rapporto "Sofferenze sovrapposte: povertà e pericoli climatici" pubblicato lo scorso mese dal Programma Onu per lo sviluppo (Undp) insieme all’Università di Oxford documenta come 8 persone su 10 che vivono in povertà multidimensionale (887 milioni su 1,1 miliardi a livello globale) siano oggi “Direttamente esposte a eventi meteo estremi come ondate di calore, inondazioni, siccità o inquinamento atmosferico”. Il rapporto sovrappone per la prima volta, utilizzando una elevatissima quantità di indicatori e dati, i pericoli climatici con quelli sulla povertà multidimensionale, rivelando un Mondo in cui la povertà non è “solo” un problema socioeconomico, ma un fenomeno profondamente interconnesso con le pressioni sull’ambiente. Tra coloro che vivono in povertà multidimensionale acuta, che include criticità nei campi della salute, dell'istruzione e della qualità di vita, ben 651 milioni di persone sopportano due o più pericoli climatici, mentre 309 milioni ne affrontano tre o quattro contemporaneamente.

Per Haoliang Xu, amministratore ad interim dell’Undp, “La nostra nuova ricerca mostra che, per affrontare la povertà globale e creare un mondo più stabile per tutti, dobbiamo affrontare i rischi climatici che mettono in pericolo quasi 900 milioni di persone povere. Quando i leader mondiali si incontreranno in Brasile per la Conferenza sul clima Cop30, i loro impegni nazionali dovranno rivitalizzare i progressi nello sviluppo, oggi stagnanti, che rischiano di lasciare indietro le persone più povere del mondo”. Le crisi ambientali si confermano dunque acceleratori di disuguaglianze e non solo nei Paesi a minor reddito, dove il numero assoluto di poveri colpiti dal problema è ovviamente maggiore. Sebbene il numero assoluto di persone povere nei Paesi a reddito medio-alto sia più basso in termini relativi, queste sono egualmente “Fortemente esposte ai pericoli climatici”. A quanto pare “Circa il 91,1% di loro (93 milioni di persone) affronta almeno un pericolo climatico. L’inquinamento atmosferico e le inondazioni rappresentano le minacce più diffuse: rispettivamente, il 63,0% (64 milioni) e il 47,4% (48 milioni) delle persone povere ne sono colpite. Si osservano schemi simili in relazione ai livelli di sviluppo umano. Nei Paesi con uno sviluppo umano basso o medio, il 77,8% di tutte le persone povere (792 milioni) è esposto ad almeno uno dei quattro pericoli climatici. Nei Paesi con sviluppo umano elevato, circa l’88,2% di tutte le persone povere (94 milioni) subisce un’esposizione di questo tipo”. Nel dettaglio, i pericoli più diffusi che colpiscono le persone povere a livello globale sono le ondate di calore (608 milioni) e l’inquinamento atmosferico (577 milioni), mentre le regioni soggette a inondazioni ospitano 465 milioni di poveri, e le aree colpite dalla siccità altri 207 milioni.

Quindi, quando è il cambiamento climatico ad uccidere o mettere a repentaglio la vita è grazie ad una forbice delle disuguaglianze sociali ed economiche ormai fuori controllo, anche in Europa. Pensate che il patrimonio complessivo dei miliardari dell'Unione europea è aumentato di 405 miliardi di euro in soli sei mesi del 2025, l'equivalente di oltre due miliardi di euro al giorno. Un dato che sembra incredibile, ma che è stato certificato dagli analisti che hanno lavorato al nuovo rapporto di Oxfam "Un'agenda europea per tassare i super ricchi", pubblicato anche questo ad inizio ottobre. “L'Europa sta sfornando miliardari a un ritmo record, mentre milioni di europei faticano ad arrivare a fine mese. Questa disuguaglianza non è casuale, è intenzionale” ha dichiarato Chiara Putaturo, esperta fiscale di Oxfam per l'Unione. “Oggi l'Ue conta 487 miliardari, 39 in più rispetto al 2024; solo nell'ultimo anno, in media, è nato un nuovo miliardario ogni 9 giorni nell'Unione e nel complesso, i 3.600 europei più ricchi (lo 0,001% della popolazione) detengono oggi la stessa ricchezza dei 181 milioni più poveri, ovvero l'equivalente delle popolazioni di Germania, Italia e Spagna messe insieme”. Il rapporto mostra come decenni di politiche fiscali siano state costruite per favorire i super-ricchi, a discapito della gente comune. Dagli anni '80, i governi dell'Ue hanno ridotto le tasse per i super-ricchi e le aziende, aumentando invece le imposte pagate principalmente dai cittadini europei comuni, come le imposte sui salari e sui consumi. Il risultato è che oggi 8 euro su 10 di entrate fiscali nell'Unione provengono da imposte pagate principalmente dai cittadini europei. L'imposta sul reddito delle società, ovvero l'imposta che le aziende pagano sui loro utili, rappresenta solo il 9%, mentre le imposte sul patrimonio solo lo 0,4%. Così, mentre la ricchezza è esplosa nelle mani di pochi privati, i governi europei sono diventati più poveri. Di fatto “La torta è diventata più grande, ma la fetta del governo si è ridotta, lasciando meno fondi per scuole e ospedali e accumulando debiti sulle generazioni future mentre una maggiore quantità finisce nelle mani dei super-ricchi. La ricchezza non sta gocciolando verso il basso, ma sta esplodendo verso l'alto” ha concluso la Putaturo.

Che fare? Secondo Oxfam, "Un'imposta patrimoniale a livello europeo fino al 5% per milionari e miliardari potrebbe generare 286,5 miliardi di euro all'anno, da poter impiegare per servizi pubblici e investire nella transizione ecologica". Un tema sempre troppo poco dibattuto anche nel Belpaese, dove sembra bolscevismo parlare di una patrimoniale per i grandi capitali. Eppure secondo una recente e dettagliata analisi di Word Inequality Lab “In Italia il 7% più ricco ha un'aliquota fiscale effettiva media del 32,5% sul proprio reddito, rispetto al 50% della persona a medio reddito”. Quindi, nonostante l’articolo 53 della nostra  Costituzione ci ricordi che “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”, in realtà il sistema fiscale italiano è regressivo e se fosse applicata una patrimoniale anche solo all’1% più ricco (cioè a chi possiede almeno 1,7 milioni di euro di patrimonio) si otterrebbe un gettito addizionale di circa 30 miliardi di euro. Soldi utili per finanziare una reale politica basata sulla sostenibilità, la coesione sociale e la salute di tutti, ricchi e poveri. È chiedere troppo? Al momento pare di sì, e purtroppo questo vale per i governi di qualsiasi colore.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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