Oltre centomila a Roma con EuropeForPeace

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Foto: E. Giordana ®

Roma – Oltre 100mila persone da tutta Italia sono arrivate ieri in treno, autobus, auto a Roma dove la coalizione Europe For Peace ha chiamato a raccolta un movimento ampio e anche disomogeneo ma comunque disposto a chiedere un negoziato subito, il cessate il fuoco, una Conferenza di pace sulla guerra ucraina. Piazza della Repubblica, a pochi passi dalla stazione Termini, si riempie subito. E verso l’una muove i primi passi. La testa del corteo è una selva di stendardi arcobaleno e di bandiere che rappresentano le varie le sigle che più si sono spese per l’organizzazione: Rete Pace Disarmo, Cgil, Acli, Arci e così via.

Bisogna aspettare due ore perché gli ultimi di Piazza della Repubblica, con uno striscione bianco con la parola pace in molte lingue, possano partire verso Piazza San Giovanni dove alle 5 la manifestazione si conclude. Il corteo, partito sulle note di “Bella Ciao”, fa subito notare la presenza forte della Cgil che marcia nelle prime file e che dimostra lo sforzo organizzativo del sindacato in tutta Italia. Segue l’Unione degli universitari, uno dei rari spezzoni a forte componente giovanile. La media dell’età è forse sui cinquant’anni. Seguono Movimento Nonviolento, Aoi (Ong italiane), Libera, Acli, Arci, Sant’Egidio. In mezzo c’è Banca Etica. Poi Emergency e Anpi.

Ci sono le rappresentanze di chi soffre vittima di altri conflitti: tante bandiere palestinesi ma anche iraniane, Hazara, comunità perseguitata in Afghanistan, e un gruppo di birmane dell’associazione Italia-Birmania. La polizia resta una presenza discreta. Si dà da fare solo la polizia locale. Diversi i politici che partecipano: il segretario del Pd Enrico Letta incassa fischi; il 5Stelle Giuseppe Conte incassa selfie. Un solitario Pierluigi Bersani incassa strette di mano calorose. “la lezione di oggi – ci dice – parla della necessità di un grande contenitore che raccolga le indicazioni di questa piazza”. Pensa a un partito, o forse a una coalzione, che al momento non c’è, almeno sul fronte partiti.

Entro le 5 la manifestazione si conclude con una quindicina di discorsi. La maggioranza sono interventi maschili anche se parlano Lisa Clark (Ican), Raffaella Bolini (Arci), Rossella Miccio (Emergency) e Francesca Giuliani (EuropeForPeace). Poi Nicolas Marzolino dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra racconta come è stato mutilato da un ordigno inesploso mentre Flavio Lotti della Tavola della pace e Francesco Scoppola (Agesci), ringraziano la presenza forte della piazza e Gianpiero Cofano (StopTheWarNow)  ricorda il percorso di vicinanza alle vittime delle carovane a Leopoli, Kiev, Odessa e Mykolaiv. Gianfranco Pagliarulo (Anpi) ricorda invece che ad Aviano e Ghedi ci sono bombe nucleari e Giuseppe De Marzo (Forum dei Numeri Pari) sottolinea che non ci può essere pace senza diritti e giustizia sociale.

In conclusione Don Ciotti lancia la proposta di una legge per creare un Dipartimento della difesa non violenta e un’opzione fiscale per destinare alla pace il sei per mille del 740. Andrea Riccardi di Sant’Egidio ricorda l’appello del Papa per una «vera trattativa» di pace mentre Maurizio Landini, segretario Cgil, rilancia il collegamento tra guerra e crisi del lavoro, tra vittime dirette e indirette dei conflitti. Conclude dicendo che non bisogna rassegnarsi alla guerra e chiede che il movimento per la pace si allarghi a tutta Europa. E non rinuncia dare una stoccata la Governo: “Siamo qui radunati in più di 50 ma non siamo pericolosi”.

Dall'inviato Emanuele Giordana su Atlante.it e Unimondo.org

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