Toscana, cartolina sbiadita dalle colate di cemento

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“Se volete visitare questa cartolina della Toscana, prenotate presto per evitare spiacevoli sorprese”. A dare l’allarme sulla sciagurata gestione del territorio da parte dei comuni, non sono questa volta i soliti ambientalisti guasta feste. L’Italia all’estero, infatti, non è solo la faccia di Silvio Berlusconi. Non soltanto bandane, escort o eclatanti conflitti di interesse. E nemmeno i tanti titoloni dell’Economist, dedicati alle nostrane stravaganze da repubblica delle banane. Il bel paese visto dall’Europa che conta, è anche peggio dell’immagine offerta da una “classe dirigente brasiliana”, come venne ingiustamente apostrofata quella eletta qui da noi.

Tanto per fare un esempio, la speculazione edilizia degli enti locali, neri, bianchi e – ahinoi – rossi che siano, non è purtroppo sfuggita all’occhio discreto ma curioso delle orde di turisti della middle-class inglese. I quali dalla monotona piana british, amano rifugiarsi sulle affezionate zone collinari italiche, ricche di arte, storia e buona cucina. Di queste, la Toscana è da sempre un must, meta preferita dai turisti d’oltre Manica per quella che da anni è diventata una sorta di migrating wildebeest, la transumanza degli gnù. Ma il consolidato feeling tra la moderna borghesia londinese e il più ancestrale set bertolucciano – chi non ricorda il fascino del casolare di “Io ballo da sola” immerso nella campagna a Gaiole in Chianti? - è destinato a incrinarsi.

A fine estate, il quotidiano “The daily telegraph” ha pubblicato una bella pagina sugli scempi permessi o perpetrati da parte degli amministratori territoriali nella culla della lingua italiana, attivando un codice rosso sul rischio di deturpazione paesaggistica e non solo. Il titolo del reportage parla chiaro: “In guerra sotto i cieli della Toscana”. L’elenco dei misfatti narrati è lungo e il copione del dramma sempre lo stesso: una centrale qui, una strada là, un palazzo un po’ più giù.

Si comincia con “i cartelloni pubblicitari della Vernaccia”, che tuttavia “si potranno sempre abbattere in futuro” ma che intanto inquinano la vista del panorama, per passare poi a edificazioni pesanti. Ad esempio, la pianificazione di un impianto per bruciare legna e sterpaglie dalle quali ricavare il pellet, vicino Montepulciano (Gallina), non è stata impedita dal fatto che “ci troviamo in una zona riconosciuta dall’Unesco quale patrimonio dell’umanità” e nemmeno dalle proteste della popolazione. I cittadini, temono che il combustibile domestico sia un parafulmine per nascondere qualcos’altro, essendo “la più vicina fabbrica di pellet nelle Marche” e non avendo la Val d’Orcia “sufficienti materie prime per far funzionare l’impianto”. Chi ci garantisce che non vengano bruciati altri tipi di scarti, pompando nell’aria limpida della Toscana diossine cancerogene e nanoparticelle, anidride carbonica e monossido di carbonio, si sono chiesti. Allo stato delle cose il pellet è tuttavia l’ultima delle preoccupazioni.

Sul Monte Amiata, sopito vulcano di 1.800 metri, l’impianto geotermico dell’Enel “sta esaurendo e inquinando una delle più abbondanti forniture d’acqua in Italia”, portando il livello di arsenico “tre volte oltre il limite consentito”. E non finisce qui. A Scansano, le 78 turbine a vento “spuntate come funghi porcini”, sono già una realtà consolidata. Peccato che “da queste parti non ci sia abbastanza di vento e per questo le turbine non producono l’energia necessaria”, parola di Paolo Scaroni, amministratore delegato Enel. Ma se da un lato si scarseggia in quanto a vento, dall’altro “in Italia gli incentivi per le rinnovabili sono i più alti in Europa”.

Questo ci fa pensare. Nel suo raccapricciante viaggio, non sfugge all’autore Jasper Reesal che il consiglio comunale di Grosseto ha liberato a Braccagli (Maremma) “200 ettari di terreno agricolo ricco di reperti archeologici, per consentire la costruzione di un sito industriale”, comprensivo di 20 ettari di pannelli solari. Mentre l’antico porto di Telamone viene minacciato da un nuovo piano per un bacino dove piazzare gli yatch. Infine – si spera - il comune di Amiata, ha ricevuto una domanda di autorizzazione per costruire a 500 metri dal monumento nazionale del Castello di Potentino, un centro benessere con strutture residenziali e accessi asfaltati. Sull’affaire vigila la sezione toscana di Italia Nostra.

La nazionale “avidità e incapacità di vedere nel lungo periodo” è così sbarcata anche in Inghilterra. “I consigli comunali - ha detto Charlotte Horton, che nelle sue vigne del Castello di Potentino produce un vino fra i primi tre della Toscana - hanno un eccessivo potere amministrativo su cose per la cui gestione non hanno un’adeguata esperienza professionale”. Una previsione sui nefasti effetti del federalismo fiscale?

Zeno Leoni

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