Onu: coste mediterranee, nel 2025 oltre il 50% cementificato

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Presentato oggi a Park Life da Unep/Map (Programma Ambiente Mediterraneo dell'Onu) e Legambiente il Dossier sullo stato di salute delle coste del Mediterraneo. La presentazione del dossier ha praticamente inaugurato Park Life, secondo salone e dei parchi e del vivere naturale organizzato da Legambiente, Federparchi, Compagnia dei Parchi e Fiera di Roma fino a domenica prossima presso la Fiera di Roma. 20.000 chilometri di coste rocciose e sabbiose, di zone umide, di estuari, delta e stagni costieri sono stati cancellati dal Mar Mediterraneo, su 46.000 complessivi. Il cemento sottrae quindi alla natura il 40% dei litorali, delicate zone di transizione tra mare e terra, dove vive il 7% di tutte le specie marine mondiali. Ma questa cifra è destinata a crescere: entro il 2025 oltre il 50% delle coste mediterranee sarà cementificato. È la previsione del Dossier sullo stato dei litorali del Mediterraneo, elaborato dal Plan Bleu dell'Unep/Map.

 

Unep/Map:
Sintesi del Dossier (in doc

584 città, 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas, 55 raffinerie, 180 centrali termoelettriche, 112 aeroporti e 238 impianti per la dissalazione delle acque insistono sulle nostre coste. Ma il Dossier, che è parte di uno studio più ampio su Un futuro sostenibile per il Mediterraneo che riporta gli indicatori ambientali e i trend della regione, dimostra che se non ci saranno interventi il "furto" di coste è destinato a peggiorare. Altri 20 milioni di persone andranno ad aggiungersi alla popolazione residente entro il 2025, così come ulteriori 137 milioni di turisti si uniranno ai 175 milioni che già oggi frequentano i paesi mediterranei, e particolarmente i litorali, nei mesi estivi.

Un tasso di crescita che farà conquistare al cemento più della metà del patrimonio naturale appartenente ai 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Eppure per le risorse naturali è stato calcolato un preciso valore economico, oltre a quello ecologico, sociale e culturale che indiscutibilmente possiedono. Lo studio riportato da Plan Bleu dell'Unep/Map afferma che in Europa un chilometro quadrato di zona umida può arrivare a valere 2,4 milioni di euro. Un prezzo raggiunto calcolando i servizi ambientali forniti da queste aree di transizione: depurazione delle acque, contenimento delle alluvioni e delle piene, contributo al ripopolamento di specie ittiche, turismo.

"Il Mediterraneo è uno dei 25 hotspots, i punti caldi della conservazione planetaria", afferma Paul Mifsud, coordinatore dell'Unep/Map. "Nel 1999 è entrato in vigore in tutti paesi mediterranei un protocollo per la difesa della biodiversità, dove sono state inserite oltre 150 aree protette costiere, di cui 50 in acque aperte. Il piano d'azione strategico per la biodiversità, il SAP BIO, che rappresenta lo strumento di attuazione del protocollo, ha fissato come target l'aumento del 50% delle aree protette nel Mediterraneo e la creazione di riserve marine di pesca su almeno il 20% delle nostre coste. Lo scenario presentato dal rapporto Un futuro sostenibile per il Mediterraneo dell'Unep/Map - ha concluso Mifsud - solleva questioni che necessitano di decisioni immediate, adottando programmi regionali per la gestione sostenibile della fascia costiera e migliorando il sistema delle aree protette mediterranee".

"I problemi del Mediterraneo - ha dichiarato Roberto Della Seta, presidente nazionale Legambiente - sono oggi il sovraffollamento, l'inquinamento, la cementificazione, l'industria senza regole, che mettono in crisi gli ecosistemi e provocano una grave perdita di biodiversità. Iniziare a dare delle risposte efficaci è possibile solo se si inizia a guardare a questi problemi non solo in chiave nazionale ma di sistema mediterraneo. Senza dubbio - ha concluso Della Seta - occorre l'integrazione delle politiche dei Paesi rivieraschi per combattere i problemi dell'inquinamento e una più intensa collaborazione per valorizzare le risorse che sono alla base dello sviluppo locale. Sul fronte italiano auspichiamo una nuova politica del mare, che segni una inversione di rotta rispetto alle scelte degli ultimi anni, segnate da condoni edilizi, cementificazione, abusivismo sul demanio, svendita delle spiagge".

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