La BEI non finanzi il devastante progetto delle dighe in Islanda

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I gruppi ambientalisti e le Ong che chiedono una riforma della Banca europea per gli investimenti (BEI), tra cui anche la Campagna per la riforma della Banca mondiale, hanno inviato una lettera al presidente della stessa Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per chiedere che l'istituzione da lui presieduta non finanzi il controverso progetto delle dighe di Karahnjukar, in Islanda. La BEI è seriamente intenzionata ha sostenere finanziariamente l'opera, che nel suo complesso sarà composta da nove dighe, tre bacini naturali ed una serie di tunnel, comporterà la deviazione di alcuni corsi d'acqua e la costruzione di una centrale elettrica da 690 megawatt.

La costruzione delle dighe di Karahnjukar causerebbe la distruzione di alcune risorse ambientali uniche presenti sugli Altipiani dell'Islanda, la seconda area naturale ancora vergine più grande dell'Europa occidentale. Karahnjukar sarebbe anche il primo di una serie di progetti simili tesi a fornire energia elettrica a nuovi impianti di produzione di alluminio.

Il maggior contraente per la costruzione delle dighe e dei tunnel è l'italiana Impregilo, negli ultimi tempi all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale per il suo coinvolgimento nel caso di corruzione in Africa legato al Lesotho Highlands Water Project.

"Fin quando non ci sarà chiarezza sul ruolo dell'Impregilo nel caso di corruzione internazionale in Lesotho e la stessa compagnia non ne uscirà pulita, la BEI non dovrebbe finanziare un progetto che vede la presenza di questo stesso contraente" ha dichiarato in proposito Martin Koehler della Campagna per la riforma della Banca mondiale.

Nella loro lettera le Ong sottolineano come le dighe di Karahnjukar non siano in linea con il piano operativo della BEI. In questo piano si fissano come priorità il sostegno a tecnologie innovative, a progetti per la tutela dell'ambiente, a piccole e medie imprese e la promozione della coesione economica e sociale all'interno dell'Unione europea. Inoltre l'impegno della BEI ad essere più selettiva non viene rispettato, mentre la credibilità delle sue linee guida ambientali è seriamente intaccata.

Ricordiamo che la Banca europea per gli investimenti, chiamata in causa dal ministro Tremonti per il sostegno finanziario al piano del governo italiano per la costruzione di grandi opere infrastrutturali, nel 2002 ha effettuato prestiti per un totale di 39,2 miliardi di euro ed è al momento la più grande istituzione finanziaria pubblica.

Fonte: Campagna per la riforma della Banca mondiale

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