Giappone: massacro di delfini per sushi

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Sono stati 22 gli Stati che lo scorso 10 dicembre hanno protestato per il massacro di delfini che si compie annualmente in Giappone. 22.000 esemplari vengono abbattuti ogni stagione di pesca con modalità che le associazioni ambientaliste ed animaliste definiscono "barbare e crudeli".

Nel sud del Giappone, a Taijii, piccolo villaggio che s'affaccia sul mare e sulle rotte dei cetacei, ogni ottobre vengono massacrati migliaia di delfini e globicefali. "E' un vero e proprio crimine autorizzato dal governo nipponico" denunciano gli attivisti dell'associazione Sea Shepherd, da anni attiva nella lotta a difesa dei cetacei, che quest'anno hanno deciso di filmare e fotografare la mattanza in modo da documentarla e testimoniare la barbarie.

"Delfini e balene appartengono al mare" dichiara Ilaria Ferri, direttore del settore cattività dell'Associazione Animalisti Italiani PeTA Onlus "nessuno ha diritto di compiere gesti così atroci su queste meravigliose creature indifese. Considerarli competitori nella pesca o cibo prelibato è una assurdità inaccettabile. Test sul dna, inoltre, hanno dimostrato che la carne di delfino viene venduta regolarmente ma illegalmente come carne di balena e che contiene livelli di contaminanti (metil mercurio ecc.) 5 volte maggiori a quanto è consentito. Questi contaminanti, come risaputo, sono gravemente tossici per la salute umana. Il Governo giapponese è responsabile delle stragi dei cetacei, ma anche di avvelenare la gente".

In Giappone i delfini vengono catturati per poi essere tenuti in acquari ed in cattività o per mangiare la loro carne. Spesso vengono pescati con tecniche a strascico. Impigliati nelle reti vengono trascinati sino alle rive o dove l'acqua e bassa e finiti a colpi di arpione o lasciati agonizzare sulla spiaggia. Su 75 delfini pescati circa 12 vengono poi tenuti in cattività. [DS]

Altre fonti: Peta, Associazione Italiana Animalisti.

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