Ong: "Fermare l'assedio di Fallujia e il disastro umanitario"

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Un Ponte per... continuerà gli interventi di emergenza in Iraq. Dopo la distribuzione di medicinali e materiali di prima emergenza a Falluja e negli ospedali di Sadr City a Baghdad, Un Ponte per... sta pianificando in queste ore altri interventi di emergenza che saranno portati avanti dal personale iracheno. Nei prossimi giorni il personale internazionale sarà trasferito ad Amman, dove sarà costituita una unità di emergenza che coordinerà le attività dalla Giordania. Secondo gli operatori sul campo del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) "nessuno, giornalista o operatore umanitario è riuscito ad avvicinarsi a Falluja, nessuno può testimoniare quello che sta succedendo, ma la gente di Baghdad, gli sciiti di Sadr City si stanno mobilitando per consegnare medicinali e attrezzature ai feriti".

Nell'intervista a Asa'ad Issa Al-Abdullah, direttore sanitario dell'ospedale pediatrico di Bassora, emergono chiare le difficoltà che si riassumono nella mancanza strutturale di medicinali e di strumentazione tecnica e la difficilissima situazione del personale medico, spesso volontario per mancanza di fondi per gli stipendi e da anni lasciato solo a se stesso, senza corsi di aggiornamento. L'intervista continua su altre considerazioni più di tipo politico che potrebbe riassumersi in una frase: "rivogliamo il nostro paese. Abbiamo pagato abbastanza. Ora deve arrivare il tempo della pace e della prosperità".

Un cartello delle Ong che sono presenti in Iraq - tra cui le italiane "Un Ponte per..." e ICS - denunciano il disastro umanitario che si sta consumando in questi giorni: più di 470 morti e 1200 feriti grazie alle bombe a grappolo e mortai americani. Nessun corridoio umanitario è stato concesso. Per questo le organizzazioni chiedono "alla comunità internazionale di prendere una posizione ferma e chiedere con forza e determinazione di fermare il massacro in Fallujia e di rispettare le convenzioni internazionali esigendo l'immediata apertura di un corridoio umanitario che permetta l'entrata dei soccorsi, l'evacuazione dei feriti e la fuoriuscita della popolazione".

Anche l'Associazione per la Pace - per voce di Gianni Rocco - ha espresso forte contrarietà alla continua scelta di guerra del "governo di Berlusconi, Fini, Frattini, Martino & C. che ora non possono dire di avere nessun appoggio da parte della popolazione irachena - se l'Italia continuerà a seguire gli USA in questa pazza e criminale avventura si troverà impantanata nel suo Vietnam". Gianni Rocco si chiede se "la Margherita e i DS non ha imparato nulla dalla lezione spagnola. "Devono uscire dall'ambiguità nella quale si sono incastrati e chiedere, come il resto dell'opposizione e il milione di persone che hanno sfilato a Roma il 20 marzo scorso, il ritiro immediato del nostro contingente e delle altre truppe di occupazione dall'Iraq e la loro sostituzione con un contingente ONU formato da paesi che non hanno né partecipato né avallato la guerra.[AT]

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