Indonesia: no agli aiuti Ue in Aceh ai militari

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In Indonesia, agenzie umanitarie e giornalisti possono adesso entrare nella provincia Aceh sigillata dopo l'inizio dell'offensiva del maggio 2003. Tapol, un'organizzazione con sede a Londra che ben conosce i problemi di quell'area, ha ricordato che le autorità militari indonesiane hanno sempre negato l'accesso, oltre che ai giornalisti non embedded, alle organizzazioni umanitarie. E' una guerra senza testimoni e dove, in queste ore, sono i militari a prendersi cura del dramma scaturito dal sisma originatosi a 160 chilometri dalle coste di Sumatra. La domanda inevitabile è dunque a chi sarà affidata la gestione degli aiuti in una zona off limits e dove i soldati, stando alle denunce di organizzazioni come Amnesty o Human Rights Watch, compiono abusi, intimidazioni, arresti ed esecuzioni sommarie. "L'aiuto umanitario deve quindi esser affidato e gestito da organizzazioni indipendenti, neutrali ed imparziali e dovrebbe essere compito dell'Europa, che si dice possa stanziare sino a 30 milioni di euro, far rispettare questo mandato" precisa Emanuele Giordana su Lettera22.

"La questione dei diritti umani in Aceh è stata ignorata fino a qualche giorno fa dal governo italiano che con estrema sollecitudine ha ottenuto l'approvazione da parte del Senato della ratifica di un accordo di cooperazione tra Italia ed Indonesia nel settore della difesa e degli armamenti, il 16 dicembre scorso, nonostante le nostre argomentate richieste di rinvio" ha detto il senatore Francesco Martone, segretario della Commissione Diritti Umani del Senato secondo cui "l'urgenza di portare aiuto alle popolazioni civili già vittime di espulsioni forzate, torture, ed esecuzioni extragiudiziali, non può e non deve tradursi in una sorta di sostegno all'esercito indonesiano". Accogliendo le proposte delle organizzazioni indonesiane per i diritti umani, il senatore presenterà un'interpellanza urgente sulla situazione in Aceh.

Per ora quanto è dato di sapere sono infatti i militari, aiutati da alcuni volontari civili, ad occuparsi delle principali operazioni di soccorso. Ma ieri il portavoce dell'organizzazione, che risiede in Svezia, ha buttato benzina sul fuoco: secondo Bakhtiar Abdullah, la guerriglia separatista del Gerakan Aceh Merdeka (Gam) aveva dichiarato una tregua unilaterale già da domenica, giorno del cataclisma, "a dispetto del quale l'esercito ci ha teso alcune imboscate mortali. Noi siamo disposti a cooperare ma il regime indonesiano - ha aggiunto l'esponente della guerriglia - non pare voglia ancora lanciare un'operazione di soccorso su grande scala". La partita torna dunque a bocce ferme e senza che il nuovo capo di stato Susilo Bambang Yudhoyono abbia fatto dichiarazioni in proposito.

Medici Senza Frontiere è la prima organizzazione di soccorso a portare soccorso medico alla popolazione di Aceh. "Quando siamo arrivati a Banda Aceh, ieri, abbiamo trovato mezza città completamente distrutta - spiega Sabine Rens, capo-missione di MSF in Indonesia - . Nella città sono stati allestiti tre campi per le persone sfollate che hanno perso tutto. Abbiamo allestito una clinica e offriamo supporto medico a uno degli ospedali locali". Dal momento della tragedia, quattro giorni fa, la popolazione di Aceh non ha ricevuto alcun tipo di assistenza umanitaria. "Aceh è senza dubbio una delle zone più duramente colpite dal maremoto - dice Stefano Savi, direttore di MSF in Italia. L'aereo che ha trasportato lo staff di MSF ad Aceh conteneva anche 6 tonnellate di materiale medico. Un altro aereo cargo contenente 32 tonnellate di materiale di soccorso preparato da MSF è partito ieri alle 22.30 da Ostend, in Belgio, e dovrebbe atterrare a breve a Medan, unico aeroporto agibile vicino ad Aceh. [AT]

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