Haiti: il Senegal accoglie i giovani

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Il Senegal da ospitalità a 160 ragazzi di Haiti. Il presidente del Senegal, pochi giorni dopo il sisma che devastò Haiti causando oltre 200mila morti, proclamò: «Fa male vedere la diaspora africana periodicamente colpita dalle calamità naturali. Dobbiamo trovare una soluzione definitiva. Si può pensare al trasferimento di questo popolo in Africa». Una proposta i cui contorni vennero chiariti a poche ore di distanza dal suo portavoce, Mamadou Bamba Ndiaye: «Vogliamo offrire, agli haitiani che lo richiedono, un alloggio in Senegal. Siamo pronti a donare loro una casa, un appezzamento di terreno, se ce ne sarà bisogno anche un'intera regione».

Nei prossimi giorni, infatti, con un volo pagato dallo stato africano, atterreranno a Dakar 160 giovani haitiani (85 ragazzi e 75 ragazze). Per loro Wade ha messo a disposizione, oltre all'alloggio, anche un percorso scolastico completo da svolgere nelle università del Paese. L'idea è quella di aiutarli a specializzarsi professionalmente in ruoli che permettano poi loro di contribuire al recupero e allo sviluppo economico, sociale e culturale di Haiti. L'annuncio è stato dato da Momodou Lamine Ba, ministro per le Relazioni Internazionali e le Questioni Umanitarie, durante una conferenza stampa tenuta a Dakar.

Lo stesso Lamine Ba ha personalmente supervisionato la selezione dei giovani homeless haitiani, scelti in base a criteri di merito accademico. Una festa di benvenuto verrà organizzata per il prossimo 10 ottobre al Monumento della Rinascita Africana, la statua di bronzo alta 49 metri disegnata dall'architetto senegalese Pierre Goudiaby e inaugurata nell'aprile scorso vicino alla capitale del Senegal. Alla cerimonia sarà presente lo stesso presidente Wade, insieme alle alte cariche dello stato e ad una rappresentanza da Haiti.

L’Italia, con la Comunità di Sant’Egidio, inventa l’adozione a distanza di anziani da parte di anziani. Ogni casa costruita con l’aiuto della ONG di Roma ha 2 o 4 posti, e può ospitare in totale 28 anziani. Sono disposte attorno ad un piccolo giardino comune, dove presto verrà messo un gazebo per godere il fresco serale. La ricostruzione è avvenuta grazie al coinvolgimento dei gruppi di “Viva gli Anziani” di diverse città, che, negli ultimi mesi hanno messo in piedi una campagna di raccolta fondi: vendite, cene e raccolte di vario genere, per sostenere i loro amici ai quali era venuto improvvisamente a mancare tutto, come mostra la mappa online di Port Au Prince. Al duomo di Milano per gli orfani ha cantato anche Boccelli.

Nell'isola, intanto, la situazione non sta migliorando. Anzi. Un nubifragio ha sconvolto le tendopoli dei profughi con morti e 10.000 persone senza riparo.

Come dichiarato nei giorni scorsi dal nunzio apostolico ad Haiti, Mons. Bernardito Auza, gli sfollati «aumentano anziché diminuire poiché nelle zone colpite arrivano i poveri in cerca di un lavoro» che a loro volta vanno ad ingrossare i campi di fortuna, anche perché «la ricostruzione vera e propria non è ancora cominciata». Mentre Inviato Speciale denuncia il caos degli aiuti che caratterizza ogni emergenza l’Unicef conferma la sparizione di 15 bambini.

La notizia degli aiuti provenienti dal Senegal arriva quindi come un piccolo squarcio nelle nuvole che da mesi si addensano nei cieli di Haiti. Quella promossa dal governo di Wade è la prima iniziativa di questo tipo (ospitalità nel proprio territorio ed istruzione) promossa da uno stato africano, ma - non va dimenticato - non è stata l'unico aiuto del continente nero ai "fratelli" haitiani. Si è trattato perlopiù di donazioni di soldi, come nel caso di Rwanda, Liberia, Namibia e Botswana e Kenya; Sudafrica e Nigeria, invece, hanno inviato nell'isola aiuti umanitari, strutture sanitarie e volontari. [F.P.]

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