Caritas: in azione per il maremoto indiano

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"Da subito - sottolinea mons.Vittorio Nozza direttore di Caritas Italiana - siamo accanto alle Chiese locali e alle popolazioni colpite. È un impegno che si prolungherà nel tempo in diverse fasi, secondo le modalità di intervento proprie di Caritas: risposta ai bisogni primari dettati dall'emergenza, riabilitazione e ricostruzione, promozione, sviluppo e accompagnamento". Nell'ultimo aggiornamento telefonico 22 realtà appartenenti alla rete Caritas e Cor Unum hanno fatto il punto sugli interventi in atto, grazie agli oltre 32 milioni di euro finora raccolti dalla rete. Tra i partecipanti vi erano anche Caritas Turchia e Caritas Romania che per la prima volta si coinvolgono in un programma di aiuti al di fuori dei propri Paesi con una disponibilità di volontari la prima, ed il lancio di una colletta nazionale la seconda. Anche Caritas Brasile si mobilita in favore delle vittime del maremoto con l'avvio di una colletta nazionale.

In India Terry Dutto, il delegato di Caritas Italiana, come membro del team di coordinamento internazionale, sta visitando in questi giorni i campi nell'estremo Sud del Paese, verso Kanyakumari e Cape Comorin, dove sono accolte 25.000 persone. Ci conferma che le necessità dall'esterno sono solo di carattere finanziario perché la rete locale (Chiesa/Caritas e non solo) è buona e si è subito mobilitata, grazie anche a 5.000 volontari venuti dalle varie parti dell'India, coordinati da Caritas India. Prima dello Tsunami stavano nascendo associazioni di pescatori con l'obiettivo di metter insieme le forze ed i risparmi per un lavoro maggiormente coordinato e produttivo. Oggi è ancor più importante sostenere la categoria dei pescatori e l'avvio di questi strumenti associativi. C'è una grande volontà, disponibilità e coinvolgimento dei pescatori stessi per la ripresa delle attività socio-economiche nell'area del Tamil Nadu colpita.

In Sri Lanka i tre team di coordinamento della rete Caritas - Colombo e Galle, Jaffna e Vanni, Batticaloa e Trincomalee - hanno avviato missioni nelle varie aree colpite di riferimento per ciascun gruppo. I problemi che permangono riguardano in particolare le condizioni dei pescatori, le condizioni igienico sanitarie che tendono ad un costante peggioramento, lo status dei bambini (possibili ricongiungimenti familiari), i molti sfollati che si ritrovano senza un tetto perché hanno dovuto lasciare le strutture scolastiche dove si erano rifugiati, per consentire la ripresa delle scuole. Caritas Sri Lanka / SEDEC prevede in particolare la distribuzione di aiuti in favore di 50.000 famiglie.

In Indonesia incaricati Caritas hanno effettuato una missione di ricognizione nelle zone maggiormente colpite: Medan (capitale del Nord Sumatra) e Banda Aceh. Si confermano purtroppo gli scenari apocalittici che ci vengono riportati costantemente dai media. L'attività di aiuto della rete Caritas si esprime in loco tramite la rete della Caritas locale, il JRS (Jesuit Refugees Service) e Caritas Australia. Nonostante le difficoltà continua incessante la distribuzione degli aiuti alimentari e sanitari, tentando di raggiungere soprattutto le comunità più isolate ed ancora non raggiunte dalle Ong. Una cucina comunitaria è stata avviata a Banda Aceh per assistere circa 5.000 rifugiati. Si stanno studiando progetti per l'assistenza psicologica post trauma e la distribuzione di strutture temporanee di accoglienza per le famiglie.

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