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160 milioni di bambini sono vittime di sfruttamento lavorativo
Mortalità infantile
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Foto: Unsplash.com
Se vivessero tutti in unico Paese, costituirebbero il nono Stato più popolosi al mondo. Sono i 160 milioni di bambini costretti al lavoro minorile: minori tra i 5 e i 17 anni - 1 su 10 al mondo - vittime di sfruttamento lavorativo, di cui quasi 73 milioni – costretti a svolgere lavori duri e pericolosi. Di questi, più della metà sono bambini di età tra i 5 e gli 11 anni.
In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno, puntiamo i riflettori sui milioni di bambini a cui viene sottratta l’infanzia: allontanati dalla scuola e dallo studio, privati della protezione di cui hanno bisogno e dell’opportunità di costruirsi il futuro che sognano. Sono vittime di sfruttamento sessuale, lavorativo o accattonaggio forzato. Un fenomeno che rimane largamente sommerso, presente anche nei Paesi più avanzati, tra cui l’Italia.
Facciamo riferimento ai dati raccolti dall’organizzazione Save the Children nel Rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo (2019) e nel rapporto “Lavoro minorile: stime globali 2020, tendenze e percorsi per il futuro” dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e UNICEF.
I bambini sfruttati con il lavoro minorile sono aumentati di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni e altri milioni di bambini sono a rischio a causa dell’impatto della crisi generata dal COVID-19.
"La parola chiave per capire il fenomeno del lavoro minorile è 'sommerso' - ha spiegato a La Repubblica Antonella Inverno, responsabile Policy di Save The Children – perché i dati si riferiscono a pochi accertamenti di violazione, mentre sappiamo che il lavoro minorile è un fenomeno più ampio e interessa sia stranieri che italiani". La scuola è il primo presidio a tutela dei bambini, sostiene Inverno: "Laddove le scuole rimangono aperte, contrastano i rischi che i minori in situazione di disagio possono correre: e non si tratta solo di poter essere sfruttati in lavori pesanti, ma anche di finire nelle mani della criminalità".
Questa terribile piaga non risparmia neanche l’Italia, dove la pandemia, le scuole chiuse e l'allargamento delle aree di povertà ad essa dovute, rischiano di aggravare la situazione. In Italia, sullo sfruttamento lavorativo dei minori esistono pochi dati, tra cui quelli dell'Ispettorato nazionale del lavoro relativi alle sanzioni per la violazione della legge (nel 2019 sono state 243), ma sono la punta di un iceberg che rimane per la gran parte sommerso. Sempre per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi dati attendibili risalgono al 2013, e fanno riferimento ad una ricerca condotta dalla Fondazione Di Vittorio e da Save the Children in collaborazione con l'Istat, che ha mappato una stima di 340mila minori al di sotto dei 16 anni occupati illegalmente - vale a dire il 7% della popolazione in età di lavoro. In base all’indagine, sono baby-sitter, aiuto camerieri, baristi, giovani braccianti o manovali. L'emergenza sanitaria, inoltre, ha avuto un impatto significativo sulla gestione della filiera agricola e agroalimentare, facendo emergere con più forza la condizione di sfruttamentolavorativo a cui sono sottoposti i migranti, e non solo, nelle campagne italiane (il cosiddetto “caporalato”).
Il rapporto di ILO e UNICEF pubblicato nel 2021 denuncia che, a livello globale, nove milioni di bambini in più rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile entro la fine del 2022 a causa della pandemia. Il rapporto rileva che le crisi economiche e la chiusura delle scuole a causa della pandemia di Covid-19 hanno costretto in alcuni casi i bambini che già lavorano a lavorare più a lungo o in condizioni peggiori. Inoltre, molti altri bambini potrebbero essere costretti alle forme peggiori di lavoro minorile a causa del venir meno del lavoro e del reddito nelle famiglie che si trovano in una condizione di vulnerabilità.
Dai dati del rapporto emerge inoltre che, nel mondo, il settore agricolo rappresenta il 70 per cento dei bambini occupati in forme di lavoro minorile (112 milioni), seguito dal 20 per cento nei servizi (31,4 milioni) e dal 10 per cento nell’industria (16,5 milioni) e che lavoro minorile è più diffuso tra i ragazzi che tra le ragazze ad ogni età. Quasi il 28 per cento dei bambini tra i 5 e gli 11 anni e il 35 per cento dei bambini tra i 12 e i 14 anni non vanno a scuola e laprevalenza del lavoro minorile nelle aree rurali (14 per cento) è quasi tre volte superiore a quella delle aree urbane (5 per cento). I bambini e adolescenti costretti in lavoro minorile rischiano di subire danni fisici e mentali. Il lavoro minorile compromette la loro istruzione, restringendo i loro diritti e limitando le loro opportunità future, portandoli in un ciclo vizioso di povertà, esclusione sociale e lavoro minorile che ha un impatto sulle future generazioni di adulti.
Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.