Italia: le crisi umanitarie da dimenticate a invisibili

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Le crisi umanitarie stanno inesorabilmente scomparendo dai telegiornali italiani, nonostante il desiderio del pubblico di essere più informato”. È questa la sentenza di Medici Senza Frontiere (Msf) che emerge dal nono rapporto sulle Crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2012 (.pdf), nel quale si evidenzia come, lo scorso anno, i telegiornali abbiano dedicato solo il 4% dei servizi a contesti di conflitti, catastrofi e emergenze sanitarie, tanto che le crisi umanitarie "da dimenticate sono ormai diventate invisibili". È il dato più basso dal 2006, cioè da quando Msf ha avviato il monitoraggio dei TG. “Ogni anno stiliamo la lista delle crisi dimenticate con un augurio: che l'anno successivo sia vuota”, ha dichiarato Loris De Filippi, presidente di Msf Italia, “Ma la situazione è in netto peggioramento. La voce delle vittime delle crisi umanitarie non raggiunge gli italiani, perché i media ne parlano sempre meno. Il 2012 è stato l'anno peggiore: contesti come la Repubblica Centrafricana o gli effetti di alcune malattie tropicali sono stati del tutto dimenticati. L’Aids è pressoché sparito. Esiste quindi un significativo squilibrio tra le sofferenze delle popolazioni e la copertura data dai media, in particolare dai TG”.

Presentata il 26 giugno a Roma dalla ong nel corso di un incontro patrocinato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), l’indagine, realizzata con il supporto dell’Osservatorio di Pavia, ha preso in esame la copertura delle crisi umanitarie nei principali notiziari in prima serata della televisione (3 della TV pubblica e 4 della TV privata) rilevando come almeno all’ora di cena la lotta quotidiana per la sopravvivenza di intere popolazioni in paesi come la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan e il Mali sono relegate all’oblio. Qualche esempio? In un anno i TG della sera hanno dedicato solo 7 servizi all’Aids e di essi soltanto 2 in occasione della Giornata Mondiale dell’1 dicembre. Fra i dati più emblematici del 2012 le 3 notizie sulla Repubblica Democratica del Congo, dove continuano le violenze nelle aree del Kivu; i 4 servizi sul Niger, piegato dalla malnutrizione; le 2 notizie sulla martoriata popolazione di Haiti e sulla Mauritania; l’Iraq, che gli anni scorsi ha avuto grande spazio nell’agenda dei notiziari, nel 2012 ha avuto 12 notizie. Il Sudan e il Sud Sudan trovano spazio in 17 notizie, in alcune di queste solo per la presenza di personaggi famosi.

Ma per De Filippi i dati sono particolarmente importanti, se combinati con quelli di un’altra ricerca commissionata da Msf all’Eurisko (oggi uno dei più importanti istituti operanti in Italia nelle ricerche sul consumatore) che rileva come “il 63% della popolazione italiana desidera ricevere dai media più informazioni sulle emergenze umanitarie”. Secondo un sondaggio d’opinione effettuato nel maggio 2013, infatti, il 78% del campione considera eccessiva la quantità di notizie sul gossip e il 64% considera sia presente troppa politica, mentre il 60% chiede maggiori informazioni sul lavoro delle organizzazioni umanitarie e sul modo in cui poter dare il proprio contributo. Tuttavia, la pagina di “Curiosità e Costume”, seppure in diminuzione, occupa il 6% del totale delle notizie del campione di Msf. Se le “crisi umanitarie nel mondo” trovano sempre meno spazio, la “fine del mondo” profetizzata dai Maya ha invece meritato 30 notizie. La classica “emergenza freddo”, con l’arrivo dei malanni di stagione 39 notizie. Tuttavia sono le curiosità del mondo animale a ricevere una grande attenzione: ben 70 notizie in 12 mesi di informazione serale, curiosità che trovano poco spazio nei TG degli altri paesi europei. “Dal confronto con i notiziari di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna emerge inoltre la maggiore attenzione che i notiziari europei dedicano alle crisi umanitarie internazionali, rispetto a quelli italiani che hanno molte similitudini con i TG spagnoli” ha aggiunto De Filippi.

Proprio per ridare all’informazione televisiva una credibilità maggiore da anni Msf cerca di accendere un riflettore sulle crisi umanitarie che rimangono nascoste agli occhi del pubblico. “La pressione dei mezzi di comunicazione e dell'opinione pubblica su governi, autorità o attori umanitari e politici, anche in paesi remoti, può fare la differenza e spingere ad agire in favore delle persone in difficoltà” ha concluso De Filippi. Ma a quanto pare lo spazio dedicato agli esteri in Italia è ridotto alle storie delle corti reali europee e il Darfur o Haiti sono menzionati solo quando sono visitati dalle stelle di Hollywood. Eppure in questi giorni decine di migliaia di rifugiati e rimpatriati in Ciad, fuggiti dai violenti scontri nel vicino Darfur, hanno ancora disperato bisogno di acqua pulita, ripari adeguati e accesso all’assistenza sanitaria. Chi lo sapeva? “In pochi - ha affermato Tom Roth, responsabile delle operazioni di MSF in Ciad - e siamo molto preoccupati per le persone che non sono in grado di raggiungere i campi nel Ciad e sono esposte alle violenze in corso o non hanno accesso all’assistenza umanitaria”.

La situazione del Ciad è solo un esempio, uno dei tanti assicura il Gruppo di Volontariato Civile (Gvc), una organizzazione non governativa laica e indipendente, nata a Bologna e che da oltre un anno opera al confine tra Libano e Siria per soccorrere le persone in fuga. La guerra in Siria a fasi alterne viene richiamata in molti dei nostri TG, ma a prevalere sono troppo spesso solo le operazioni militari. “Media e comunità internazionale - ha spiegato Dina Taddia, direttore e responsabile Medio Oriente della Gvc - devono tenere alta l’attenzione sulla Siria: la situazione dei profughi sta esplodendo, serve maggiore impegno politico per arrivare alla pacificazione delle parti e servono più aiuti umanitari per sostenere la popolazione in fuga, ma senza fare distinzioni tra le fazioni, perché la neutralità deve essere il principio base di ogni intervento”.

L’ong bolognese grazie ai finanziamenti del Dipartimento per gli aiuti umanitari e la protezione civile (Echo), di Agire (l’Agenzia italiana per la risposta alle emergenze) e della Regione Emilia-Romagna, è riuscita a dare assistenza a migliaia di profughi in fuga dalla guerra civile che dal marzo del 2011 insanguina la Siria. Ma dall’inizio del conflitto si calcola che siano oltre un milione e 600mila le persone scappate dalla Siria. “Ma non sono tutti siriani, molti sono libanesi andati a lavorare in Siria o palestinesi, che ora si ritrovano nuovamente nelle condizioni di profughi - ha aggiunto la Taddia - Sono intere famiglie che hanno perso tutto e che spesso arrivano in Libano con solo quello che hanno addosso. In Siria avevano una casa, un lavoro, una scuola per i figli e ospedali dove curarsi, ora non hanno niente”.

Anche per restituire attenzione a situazioni come quelle del Ciad e dei profughi Siriani, proprio in occasione della presentazione di questo 9° rapporto sulle Crisi dimenticate, Msf ha chiesto attraverso una “Lettera Aperta” (.pdf) ai responsabili dei media e dei principali Gruppi Editoriali del paese, di portare le Crisi dimenticate all’attenzione pubblica: “Chiediamo ai media italiani di non chiudere la porta a un mondo che è sempre più vicino a noi ed è sempre più importante comprendere e raggiungere, per portarlo, soprattutto nei momenti di difficoltà, all’attenzione dell’opinione pubblica”. Intanto a Unimondo continuiamo a tenerla ben aperta.

Alessandro Graziadei

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