ONU: rapporto Unicef su giovani e l'Aids

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Il recente Rapporto prodotto dall'Unicef in collaborazione con Unaids e Oms, intitolato "Giovani e Aids", dedica la propria attenzione al rapporto tra l'Aids e i giovani tra i 15 e i 24 anni. Il rapporto sottolinea come in alcuni dei Paesi maggiormente a rischio di infezione solo il 20% dei giovani ha informazioni corrette in merito alla malattia. Ed il risultato è che metà dei nuovi casi di infezione si verificano proprio tra i più giovani.

Carol Bellamy, direttrice generale dell'Unicef, sostiene che due sono i dati di fatto da tenere presente. Innanzitutto che i giovani hanno rapporti sessuali. "E' un fatto che il mondo deve accettare". Inoltre che "i giovani in realtà non hanno le conoscenze corrette per proteggersi". Secondo il rapporto nei Paesi in cui si sono avviate serie campagne di informazione sul virus e sull'uso dei profilattici si è registrata una sostanziale diminuzione della sua diffusione e questo fa ben sperare sull'efficacia di questo tipo di campagne informative.

Nel frattempo a Parigi si è conclusa la seconda conferenza della Società Internazionale sull'Aids. L'ex presidente sudafricano Nelson Mandela, ospite della Conferenza, ha denunciato le "menzogne dei donatori" ha chiesto dove siano i "10 miliardi di dollari promessi", cioè la somma annua indispensabile per l'accesso alle cure per i 6 milioni di malati di Aids.

Le reazioni dei paesi ricchi donatori sono state tiepide, il Presidente della commissione europea Romano Prodi si è limitato a confermare l'impegno dell'UE a finanziare 340 milioni di euro supplementari per il periodo 2003-2006. Il miliardo di euro che l'UE avrebbe dovuto versare al Global Fund, organismo indipendente voluto dall'Onu per la lotta a malattie come aids, malaria e tubercolosi, sembra ancora lontano.

Gli Stati Uniti hanno promesso 15 miliardi di dollari per i prossimi 5 anni per la lotta all'Aids ma di questi meno del dieci per cento saranno destinati al contesto multilaterale del Fondo mentre gli altri saranno gestiti attraverso relazioni bilaterali con le conseguenti possibili pressioni sui Paesi beneficiari nella scelta di medicinali e politiche sanitarie.

Fonti:Unicef, Nadir;Oneworld.

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