AIDS, un’epidemia ancora da debellare

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Foto: Unsplash.com

Simone, 45 anni, una storia con una coetanea, un amore sperato, e poi: “Ero stato chiamato per presentarmi a discutere l’esito degli esami a cui mi ero sottoposto e il medico di turno mi ha detto: ho una brutta notizia da darle. Lei è positivo. Non ci credevo: perché io?». L’incredulità di Simone è molto attuale. La falsa credenza che l’HIV colpisca solo certe persone, ha fatto lievitare i contagi soprattutto negli ultimi anni. Smontare false credenze è l’obiettivo di tante campagne di comunicazione, come quella lanciata con le testimonianze raccolte dal Polo Informativo HIV.

L’1 dicembre è ricorsa la Giornata mondiale contro l’AIDS, che quest’anno è dedicata al tema “Solidarietà globale, responsabilità condivisa”. Come riporta UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite per l’HIV: “Nel 2020, l'attenzione del mondo è stata incentrata sulla pandemia Covid-19 e su come le pandemie influiscono sulla vita e sui mezzi di sussistenza delle persone. Covid-19 mostra come la salute sia collegata alla riduzione delle disuguaglianze, ai diritti umani, all'uguaglianza di genere, alla protezione sociale e alla crescita economica”. In quest'ottica, il richiamo è alla responsabilità individuale e delle comunità ma anche all’impegno dei governi, tutti fattori fondamentali per contrastare la pandemia da coronavirus così come per fermare la diffusione dell’HIV, che nel solo 2019 ha causato nel mondo 690.000 decessi e 1,7 milioni di nuove infezioni (Rapporto UNAIDS 2020). Ancora secondo il rapporto, oggi 38 milioni di persone vivono con l’HIV, e di queste ben 12,6 milioni non hanno ancora accesso alle terapie salva-vita

Dal 2010, il numero delle nuove infezioni è diminuito del 23%, soprattutto grazie al significativo calo nei paesi africani (-38% in Africa orientale e meridionale e -25% in Africa centrale e occidentale). Una diminuzione del contagio è avvenuta anche in Europa centrale e occidentale e nord America (-15%), in Asia e nel Pacifico (-12%). L’epidemia è invece cresciuta altrove, soprattutto nei paesi dell’est Europa e Asia centrale con un aumento delle nuove infezioni del 72%, ma anche in Medio Oriente e nord Africa (+22%) e in America latina (+21%). 

Chi sono le persone più colpite oggi dall’AIDS? Stando ai dati del Report UNAIDS 2020, la violenza e le disparità di genere continuano a trainare l’epidemia: si stima che a livello globale, siano 243 milioni le donne tra i 15 e i 49 anni che negli ultimi dodici mesi hanno subito abusi fisici o sessuali, esponendole a un rischio maggiore di contagio. Inoltre, il rischio è ovviamente più alto tra la fascia vulnerabile delle donne costrette a prostituirsi. Quasi un quarto (23%) delle nuove infezioni tra gli adulti riguardano i maschi omosessuali e questa percentuale sale al 64% in Europa centrale e occidentale e nord America. A livello globale, infine, circa il 10% delle nuove infezioni tra gli adulti riguarda le persone che consumano sostanze stupefacenti.

Stigma e discriminazione nei confronti delle persone che vivono con l’HIV continuano ad essere un elemento di grande ostacolo nella risposta alla malattia. Tra le testimonianze raccolte dal Polo Informativo HIV c’è quella di Stefano, 26 anni, che racconta: “Ero spaventato per quello che l’HIV avrebbe potuto rappresentare per le mie relazioni, per il lavoro, per gli amici, l’amore e la famiglia. Ho pensato ai pregiudizi, a una vita in solitudine e senza grandi prospettive”. E continua: “Al Centro di Malattie Infettive mi hanno spiegato tutti i passaggi a cui sarei andato incontro in maniera chiara e sincera. Mi hanno trasmesso positività e fiducia, e ben presto ho iniziato l’iter per trovare la terapia più giusta per me. Per quanto riguarda il futuro… Direi che è incerto per tutti, non solo per me. Vivo il presente, non dimentico il passato e sono fiducioso per il futuro. Una testimonianza che ci racconta quanto si possa fare con la giusta assistenza sanitaria e quanto si sia fatto in Italia. 

Nel nostro paese, tuttavia, la LILA – Lega Italiana per la lotta contro l’AIDS denuncia come a causa della pandemiaCovid-19 gran parte delle persone con patologie croniche abbia subito forti limitazioni nell’accesso e nella continuità delle cure e tra queste, in modo particolare, le persone con HIV. Il presidente della LILA, Massimo Oldrini, presentando il LILA Report 2020 ha affermato: “I tradizionali ambiti sanitari di riferimento, ossia reparti e ambulatori di malattie infettive, sono stati proprio quelli più investiti dalla bufera COVID, mentre gli infettivologi sono stati risucchiati dall’emergenza. Questo ha prodotto, in troppi casi, l’interruzione del rapporto medico-paziente, l’impossibilità di essere ricoverati nei reparti di riferimento, una distribuzione difficoltosa dei farmaci antiretrovirali salva-vita, lo slittamento di visite e controlli.

A livello globale, se il mondo era già in notevole ritardo nella sua corsa per la fine dell’AIDS come minaccia alla salute pubblica, come previsto dall’Agenda Globale 2030, la pandemia di Covid-19, che ha messo fortemente in crisi il sistema sanitario di tutti i paesi, potrebbe far rallentare ancor di più il passo, attraverso un rallentamento nella produzione e distribuzione dei farmaci e un’interruzione di tanti servizi di assistenza per le persone che vivono con l’HIV. 

Attenzione però: secondo una stima condotta da UNAIDS e OMS, un’interruzione di sei mesi nella distribuzione dei farmaci potrebbe portare a 500.000 nuovi decessi legati all’AIDS soltanto nell’Africa sub-sahariana entro la fine del 2021.

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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