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AIDS: 38 milioni di persone convivono con la malattia
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Foto: Unsplash.com
Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'infezione da HIV (virus dell’immunodeficienza umana) continua ad essere uno dei maggiori problemi globali di salute pubblica. L'AIDS (Sindrome dell’immunodeficienza acquisita) ha causato la morte di 35 milioni di persone nel mondo, di cui 45mila persone solo in Italia. Hans Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa ha definito l'AIDS “una delle pandemie più distruttive della storia“. Ad oggi si stimano circa 37,7 milioni di persone affette da HIV, di cui due terzi (ben 25,4 milioni) sono in Africa.
Attualmente, non esiste ancora una cura per l'infezione da HIV ma il crescente accesso ai trattamenti di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie correlate, permette alle persone affette dal virus di condurre una vita lunga e più sana che in passato.
L'Agenzia della Nazioni Unite UNAIDS riporta che ad oggi sono 23,3 milioni le persone nel mondo in trattamento anti-HIV. Una persona sieropositiva che inizia un trattamento antiretrovirale ha la stessa speranza di vita di una persona sieronegativa della stessa età. A livello mondiale, il numero di decessi legati all'HIV è diminuito del 43% dal 2003 e il trattamento antiretrovirale ha un effetto benefico anche sulla prevenzione: il rischio di trasmissione dell'HIV ad un partner sessuale diminuisce del 96% se la persona sieropositiva assume un trattamento antiretrovirale.
Ma il livello di prevenzione e cura non è uguale ovunque e la questione chiave, sollevata da OMS e UNAIDS in occasione della Giornata Mondiale, è la lotta alle disuguaglianze. Nel 2020, 680mila persone sono morte a causa di HIV e infezioni correlate e 1,5 milioni di persone hanno contratto il virus. I dati globali 2020 raccolti e monitorati da UNAIDS permettono un raffronto tra diverse regioni del mondo. In Africa centrale e occidentale si stimano 4,7 milioni di persone affette da HIV con 200mila nuove infezioni e 150mila decessi; il 77% delle persone affette conosce il proprio stato e il 73% è in ART (segue una terapia antiretrovirale). In Europa centrale e occidentale e Nord America 2,2 milioni di persone sono affette da HIV, si registrano 67mila nuove infezioni e 13mila morti (ben il 90% delle persone affette conosce il proprio stato e l'83% è in ART). In Europa orientale e Asia centrale solo il 70% delle persone che hanno contratto il virus dell'HIV conosce la propria condizione e solo il 53% di queste segue un trattamento antiretrovirale.
Nel successo della prevenzione e trattamento, incide anche la situazione di generale vulnerabilità della popolazione. Molti paesi meno sviluppati soffrono per la diffusione di gravi situazioni di denutrizione, di patologie legate alla scarsità di acqua e servizi igienici, come bagni e latrine, e di una scarsa accessibilità ai servizi sanitari. Un rapido raffronto può rendere l'idea in merito: in Burkina Faso, paese dell'Africa occidentale, sono disponibili 0,4 letti ospedalieri ogni 1.000 persone, mentre in Italia la proporzione è di 3,1 letti ogni 1.000 abitanti (dati The Wiorldfactbook – CIA).
La Giornata Mondiale della lotta contro l'AIDS, istituita il primo dicembre nel 1988, fu ideata per promuovere un cambiamento profondo, epocale, nella prevenzione dall'HIV a partire da un'informazione corretta sulla malattia e le modalità di trasmissione e sollevando la necessità di promuovere investimenti nella ricerca e nei servizi per l'accesso alle cure. Partendo da quello stesso periodo la ricerca, con uno sforzo scientifico senza precedenti, portò in meno di sei anni al primo farmaco antiretrovirale per controllare l'infezione; e un decennio più tardi, debuttò la HAART, la terapia combinata di più farmaci in grado di abbattere la mortalità.
L'agenzia delle Nazioni Unite UNAIDS ricorda che quest'anno segna i 40 anni dalla individuazione dei primi casi di AIDS. Enormi progressi, in particolare nella democratizzazione dell'accesso ai trattamenti, sono stati compiuti: a giugno 2021, 28,2 milioni di persone avevano accesso al trattamento anti-HIV, contro le 7,8 milioni nel 2010.
Tuttavia, la stessa UNAIDS suona un campanello d'allarme sul rallentamento di questi progressi. Winnie Byanyima, Direttrice esecutiva di UNAIDS, ricorda che l'HIV non ha perso il suo stato di pandemia globale: da un lato vi è la quasi sparizione dei decessi dovuti all'HIV e infezioni correlate nei paesi più attenti alle ultime scoperte scientifiche e che garantiscono l'accesso ai servizi di cura e trattamento anche ai più poveri, “ma questo non accade ovunque. È fondamentale lottare contro le disuguaglianze, per mettere fine all'HIV ma anche al COVID-19 e contrastare future pandemie”. Le raccomandazioni vanno nell'ottica di incrementare con urgenza le infrastrutture sanitarie nelle comunità, integrate in un sistema di sanità pubblica; di disporre ulteriori politiche per garantire un accesso equo ai trattamenti e di aumentare il personale sanitario e quindi l'investimento nel settore della sanità (Rapporto UNAIDS 2021 "Disuguaglianze, impreparazione, minacce: perché un'azione contro le disuguaglianze è necessaria per mettere fine all'Aids, fermare il Covid-19 e prepararsi alle future pandemie" ).
A proposito del COVID-19, da più parti si fa presente come la lotta alla pandemia abbia finito per sottrarre risorse a quella contro l'AIDS. Il fenomeno è stato osservato anche in Italia dove, secondo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), le diagnosi si sono ridotte del 47% nel 2020. Nel nostro paese, sei nuove diagnosi su dieci vengono identificate in ritardo, e questo pregiudica l'efficacia delle terapie. Un dato positivo, invece, si conferma sul fronte delle trasfusioni di sangue, dove da oltre 25 anni non si registrano casi di infezione da HIV.
Parlando all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'immunologo statunitense Antony Fauci, noto per i suoi contributi nella ricerca sull'AIDS, come riportato da Rainews24 ha affermato che il contrasto al COVID-19 ha aumentato i rischi per le persone con HIV. "Per affrontare queste sfide dobbiamo intensificare i nostri sforzi di ricerca collaborativa e sbloccare le catene di approvvigionamento; dobbiamo assicurare che le persone con HIV in tutti i Paesi abbiano accesso precoce a vaccini e terapie efficaci contro il COVID-19, mentre viene mantenuta anche la loro fornitura di farmaci anti-HIV”. Gli sforzi contro il COVID-19, ha aggiunto, "rivelano anche che come società globale stiamo ancora lottando con disuguaglianze di vecchia data nell'accesso all'assistenza sanitaria”. Fauci ha anche affermato che molto di ciò che si è appreso dal lungo investimento nella ricerca sull'HIV/AIDS è stato applicato con successo alla pandemia di COVID-19. A loro volta, ha aggiunto, "le importanti scoperte stimolate dal COVID-19 possono anche aiutarci a fare progressi contro l'HIV/AIDS". Nell'attesa di un vaccino, oggi le sfide restano quelle di ampliare l'accesso alla diagnosi e ai farmaci antiretrovirali, il controllo del fenomeno della resistenza ai trattamenti e il contrasto allo stigma sociale nei confronto delle persone affette da virus HIV.
Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.