Siamo carichi o scarichi rispetto ad un futuro più sostenibile?

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In giugno il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič sì è confrontato con alcuni rappresentanti dell’industria europea (come BASF, E-bility, EDF, Forsee Power, Infinity, Northvolt, Orano, SAFT, Schneider, Umicore, Volkswagen, Vulcan Energy Resources) per discutere modi e tempi con i quali l’European Battery Alliance (Eba) può contribuire alla ripresa post-coronavirus dell’Unione europea. Nonostante ci si trovi davanti a multinazionali votate esclusivamente al profitto e particolarmente interessate ai finanziamenti europei relativi alle batterie, per Šefčovič quello con l'Eba è un confronto importante per capire come anche dopo l’attuale crisi questo settore sarà più strategico: “I rappresentanti del settore mi hanno chiarito la loro determinazione ad accelerare i progetti lungo tutta la catena del valore per contribuire a creare posti di lavoro e crescita in Europa, promuovendo al contempo la transizione verde e digitale”.  L’“Acceleration Plan” proposto dall’industria legata alla produzione di batterie è destinato a creare fino a 1 milione di posti di lavoro per un mercato europeo del valore di 210 miliardi di euro entro il 2022, un settore che anche per la Banca Europea per gli Investimenti (Eib) rimane tra le principali priorità di investimento.

Per Šefčovič l’Eba è fondamentale per rafforzare la resilienza e l’autonomia strategica dell’Europa nei principali contesti industriali, in particolare riducendo la nostra dipendenza da paesi terzi, come la Cina e la Corea del Sud. Prima della pandemia di Coronavirus, il mercato europeo delle batterie stava già prendendo slancio, tanto che L’Europa ha registrato la crescita mondiale più rapida nella produzione pianificata di batterie agli ioni di litio, con una sua quota globale che è destinata a raggiungere il 14,7% entro il 2024, superando gli Usa e l’Asia (esclusa la Cina). Interessanti progetti industriali sono emersi in tutti gli Stati membri, coprendo l’intera catena del valore, dall’estrazione e trasformazione del litio, al riciclaggio, passando per la creazione di innovative celle per le batterie. In questo contesto lo sviluppo di batterie per le auto elettriche sta diventando sempre più centrale in Europa, con le principali case automobilistiche che annunciano una più ampia gamma di modelli di veicoli elettrici per traguardare i nuovi obiettivi di emissione di CO2 in entrata in vigore, assecondare il trend del mercato, e sfruttare le prospettive di autosufficienza nell’industria del litio. Dovrebbero entrare in funzione entro il 2022-2024, infatti, quattro progetti di estrazione di litio sostenibile in Europa (Spagna, Portogallo, Germania/Cechia, Germania/Francia). Il loro impatto sarà significativo in quanto sono destinati a soddisfare fino all’80% del fabbisogno di litio europeo entro il 2025, contribuendo così direttamente alla nostra autonomia strategica.

Per questo la Commissione europea quest’anno ha autorizzato il primo importante progetto di interesse comune europeo guidato dalla Francia (3,2 miliardi di euro di sostegno nazionale per un investimento totale di 8,2 miliardi di euro) ed è in fase di preparazione un secondo guidato dalla Germania. La Business Investment Platform dell’Eba ha già mobilitato progetti europei per un valore di 7 miliardi di euro di investimenti, 10 orientati all’innovazione e con il sostegno dei fondi strutturali dell’Unione nell’ambito della Smart Specialization Platform. Le prospettive sono interessanti, ma per capire se siamo “carichi o scarichi” rispetto ad un futuro più sostenibile forse è ancora presto. Occorre prima scegliere bene da dove arriverà l’energia che caricherà le migliaia di batterie agli ioni di litio europee, perché se sarà ancora prodotta da fonti fossili lo sforzo “ecologico” sarà solo una copertura e soprattutto servirà stabilire un quadro normativo adatto per  promuovere il nostro vantaggio competitivo in sostenibilità e servirà implementare l’agenda dell’economia circolare per tutte le batterie prodotte o vendute in Europa. Sotto questo aspetto l’Eba è fiduciosa: “Le tecnologie di riciclaggio delle batterie agli ioni di litio sono quasi ottimali. I principali attori industriali si stanno quindi avvicinando al poter garantire una vera economia circolare nel settore delle batterie. Ciò non solo aumenta la resilienza dell’Europa, ma contribuisce anche notevolmente al Green Deal”.

Se per Šefčovič “La crisi del coronavirus ha evidenziato la necessità di rafforzare la nostra resilienza industriale e la sicurezza economica nei settori strategici e nelle tecnologie rivoluzionarie del futuro”, oggi almeno nelle intenzioni “Le iniziative nell’ambito dell’Eba possono sostenere con forza la ripresa dell’Unione europea, volta a costruire un’economia più sostenibile, competitiva e resiliente”. Come? Proprio perché il profitto di pochi va sempre coniugato con la sostenibilità per tutti, gli strumenti di politica industriale, come il prossimo regolamento sulle batterie, devono aprire la strada a elevati livelli di requisiti ambientali e sostenibili per qualsiasi batteria prodotta o venduta in Europa. “Ad oggi, la European Battery Alliance sta continuando a soddisfare le aspettative. Se ulteriormente accelerato, l’ecosistema guidato dall’industria che abbiamo istituito sarà in grado di anticipare la creazione di nuovi posti di lavoro e quella crescita inizialmente prevista a partire dal 2025. Poiché ciò supporterà notevolmente anche la ripresa post coronavirus dell’Unione, non vediamo l’ora di realizzare i nostri sforzi” ha ricordato un fiducioso vicepresidente della Commissione europeaVedremo se politica ed industria delle batterie saranno all’altezza di una ripresa sostenibile e all’insegna dell’economia circolare anche nei fatti.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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