Usa: università rifiutano Coca Cola, indagine Nestlè

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La New York University (Nyu), la più grande università privata degli Stati uniti con oltre 50 mila studenti e 16 mila impiegati, ha deciso di ritirare tutti i prodotti Coca cola in vendita nei distributori automatici e nelle mense. Dopo mesi di iniziative e manifestazioni, organizzate da molte associazioni studentesche, il senato accademico, il più alto organismo decisionale universitario, all'interno del quale sono rappresentati studenti, professori e amministratori, ha votato e approvato la mozione presentata dagli studenti per bloccare la vendita interna dei prodotti a marchio Coca cola, almeno finché la multinazionale non si dichiarerà disponibile ad una inchiesta indipendente sui fatti denunciati dal Sinaltrainal. Per ora Coca-Cola si è dichiarata d'accordo su una inchiesta super partes ma non si è riusciti a raggiungere l'accordo sui termini specifici dell'indagine.

Anche l'Università del Michigan ha deciso contro il rinnovo del suo contratto da 1,4 milioni di dollari con Coca-Cola. Rappresentanti di numerose università hanno formato una commissione per indagare sulle accuse. I contratti universitari rappresentano una piccola porzione del fatturato complessivo di Coca-Cola, ma l'impatto sulla compagnia potrebbe essere maggiore perché colpisce duramente la sua immagine sul mercato, secondo il Journal Constitution.

Negli Stati Uniti sono dodici le università che hanno chiuso con la multinazionale delle bollicine, accusata di dal sindacato colombiano Sinaltrainal di abusi e violazioni dei diritti umani e sindacali negli impianti di imbottigliamento della Coca Cola presenti nel paese andino. Denunce analoghe però stanno arrivando anche da India, Turchia, Pakistan e Guatemala.

A due anni dall'inizio della Campagna Mondiale contro Coca Cola, i sindacalisti del Sinaltrainal continuano a ad esigere la verità, giustizia e indennizzi per le vittime e chiedono che la multinazionale rospetti i diritti umani e che consegni alle autorità i responsabili dei crimini. Nei Parlamenti Federali degli Stati Uniti le denunce continuano i loro iter legali e si preparano nuovi casi per essere presentati davanti alla giustizia internazionale. Il 22 Luglio scorso è stata presentata la relazione globale che è stata valutata dal Tribunale Permanente dei Popoli che ha deciso di convocare a partire dal 2006, sette udienze che giudicheranno le multinazionali per gli impatti della loro politica sui diritti umani e sulla biodiversità.

Tra queste, sempre in Colombia, c'è anche la Nestlè che è accusata di monopolio scorretto dal Consiglio del tribunale d'opinione di Berna (istituito dall'organizzazione internazionale MultiWatch) che si è basato su documentazione fornita da organizzazioni non governative, sindacali e associazioni vicine alla Chiesa cattolica. "Trasformatasi col tempo da impresa sostenitrice della produzione locale a multinazionale importa ed esporta in funzione unicamente del profitto, è diventata cieca verso le esigenze dell'intero paese" dicono promotori dell'inchiesta. La Nestlè-rivela il dossier-gode del pieno appoggio governativo che concede sovvenzioni e agevolazioni fiscali. In questo quadro è l'anello più debole a rimetterci. I sindacati etichettati come poteri forti e "pericolosi" vengono perseguiti con l'aiuto di paramilitari pronti a tutto. Non sono mancati omicidi, fra il 1986 ed il 2005, di sindacalisti impegnati in azioni di sciopero contro la Nestlè. Eclatante poi il caso dei 175 operai che nel 2003 sono stati costretti a firmare un accordo "in base al quale si sarebbero licenziati in cambio di un indenizzo finanziario." [AT]

Altre fonti: MultiWatch, Rete di boicottaggio alla Coca Cola, Il Manifesto

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