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Precarietà, flessibilità e "nuove regole" del mercato del lavoro
Formazione professionale
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L'incontro, previsto per le 9.30, ha preso inizio due ore dopo, a causa del ritardo di alcuni relatori dovuto ai numerosi posti di blocco e deviazioni.
NICOLA DELUSSU (COBAS)
Dal pacchetto Treu in poi si è perseguita la via della precarizzazione. L'Euro, dai più mitizzato, si è tradotto in un danno per dipendenti e precari: se gli stipendi sono bloccati, il costo della vita è sempre in aumento.L'art.40 della costituzione europea vuole subordinare il diritto al lavoro alle leggi di mercato; un ragionamento coerente alla destra, sconcertante quando ad appoggiarlo è la stessa sinistra. Occorre estendere le battaglie sul caro vita, le stesse che portano avanti le associazioni dei consumatori.
MARIO AGOSTINELLI (FORMU MONDIALE DELLE ALTERNATIVE)
Occorre che il Moviemento sia più sensibile alla lotta per i diritti dei lavoratori, occorre proporre alternative a questo modello, contrastando la logica della subordinazioe del lavoratore alle esclusive esigenze del mercato. Si vuole un sindacato senza lavoratori, senza rappresentanza diretta. Controcorrente, occorre la rappresentanza, specialemente quella autodiretta, dei lavoratori precari. L'Europa sta decidendo sul futuro dei lavoratori senza aver sentito nemmeno le organizzazioni sindacali; non solo il tema della pace e della difesa dei lavoratori non sono sentiti, ma si stà agendo in senso contrario (esercito europeo e rimozioni degli ostacoli per le imprese)
LUCIANO MUHLBAUER (S. IN COBAS)
Fino a poco tempo fa precario era il giovane lavoratore, specialmente della new economy. Ora il concetto si è esteso all'intera società, dall'istruzione agli enti locali, all'industria. La normalità è ora il sistema precario. Ci dicono che le imprese necessitano di flessibilità, ma la flessibilità, non concludono, è precarietà di vita e di futuro. Precarietà è infatti precarietà innanzitutto di reddito. Secondo uno studio di Banchitalia, il 10% dei lavoratori è comunque povero (il reddito, evidentemente, non basta ad affrontare il caro vita). Reddito e precarietà non sono quindi un solo problema sindacale, ma coinvolgono l'intera società. Occorre combattere quindi per delle garanzie di reddito.
ANDREA FUMAGALLI-(DOCENTE UNIV. PAVIA)
La precarietà minaccia anche il futuro dei lavoratori a tempo indeterminato, e dè quindi condizione generalizzata all'intera società. Il moviemtno si è occupato fin'ora poco di lavoro, affrontando problemi di più ampio respiro, delegando l'argomento ai sindacati, mentre occorre che diventi un punto centrale. I sindacati dovrebbero ritrovare la capacità di coinvolgere le masse in queste lotte, non solo in occasioni specifiche com'è stato l'art. 18.
CESARE SALVI (EX MINISTRO DEL LAVORO)
La flessibilità e la precarietà sono determinati dalla liberazione neoliberista. Il tema della competitività è oggettivo; in Cina ad esempio il lav oro costa meno perchè non ci sono garanzie per il lavoratori né per l'ambiente. La questione è l'estendere i diritti, non eliminarli per essere più competitivi. Il lavoratore precario è un lavoratore povero. La Constituzione Italiana afferma il diritto a un lavoro per un esistenza dignitosa. La costituzione europea no, è molto più arretrata. Pertanto, i movimetni hanno una funzione centrale in ciò, devono diffondere le battaglie per una costituzione europea su basi socieli, devono effettuare pressioni sui partiti della sinistra affinchè stilino un programma diverso dalle ultime elezioni, che spinga all'abolizione della legge 30.
MARIA ROSA CUTILLO (RESPONSABILE ISTRUZIONE MANI TESE)
L'istruzione è drammaticha in molte parti del mondo: oltre 860 milioni di adulti inalfabeti, 160 milioni di bambini che non sono mai andati a scuola, altri 150 milioni che abbandonano la scuola, e tutto per la mancanza d'investiementi degli stati. La direzione è lontana da una risoluzione, perchè il denaro viene speso in armi, guerre e quant'altro.
ANGELO MARANO-(UNIVERSITA' DELLA TUSCIA)
Non si stà garantendo una pesona a chi sta lavorando; in Italia ci sono 5 milioni di pensioni integrate al minimo, più un milioni di redditi sociali. Non ci sono giovani contro anziani, ma ricchi contro poveri, è questa la verità. Sarà anche vero che l'Italia ha una spesa pensionistica più alta della media europea; ma la spesa sociale è però molto più bassa; assente una politica per la casa, per gli asili nido, per la disoccupazione. Vogliono tagliare le pensioni, ma allo stesso tempo spendono un liliarod di euro per salvare l'istituto pensionistico dei dirigenti, con una media di 40 mila euro l'anno a testa. Con i soldi risparmiati cosa vorrebbero fare? UN ponte, autostrade, un esercito più potente. L'idea è quella di far saltare l'equilibrio del sistema pensionistico, portando i lavoratori a un cotributo del 25%. La loro etica è l'arrivismo più esaltato.