Onu: porre fine allo sfruttamento del lavoro in Asia

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Al 14° incontro della sezione asiatica dell'Oil (Organizzazione internazionale del lavoro), governi, sindacati ed industriali sottolineano la necessità di creare lavori che aiutino la popolazione ad uscire dalla povertà e diano diritti di base a tutti. Il continente asiatico "ha bisogno di qualcosa di più del mero lavoro: qui è necessario introdurre il concetto di impiego dignitoso, ovvero un lavoro che aiuti la popolazione ad uscire dalla povertà e dia diritti di base a tutti". E' la dichiarazione è stata rilasciata ieri da governi, sindacati ed industriali asiatici riuniti in Corea del Sud per un incontro dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) - segnala Asianews.

L'incontro si svolge in media ogni quattro anni: ad esso hanno partecipato i rappresentanti di 40 fra governi e territori, sindacati ed associazioni degli industriali. L' Oil ha presentato in apertura di lavori un rapporto che sottolinea come la crescita economica del continente abbia ridotto il numero di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno: dagli 850 milioni del 1990 si è passati ai 600 milioni attuali. Tuttavia, nella regione vivono con meno di due dollari al giorno 1,9 miliardi di persone. Secondo i delegati, il concetto di "lavoro dignitoso" include la creazione di nuovi posti di lavoro, di possibilità di investimenti, la protezione a livello sociale dei lavoratori ed i diritti da garantire sul posto di lavoro.

Se la soglia di povertà - prosegue la relazione dell'ufficio regionale dell'Oil - fosse elevata a due dollari al giorno, l'Asia annovererebbe circa 1,9 miliardi di poveri", ossia oltre i tre quarti del totale mondiale. La crescita economica in Cina e India ha tuttavia ridotto la percentuale di quanti vivono con meno di un dollaro al giorno. Nell'Asia meridionale - che comprende India e Bangladesh - la percentuale è scesa dal 40,9% del 1999 al 28,4% del 2003 e nell'Asia orientale - che include la Cina - dal 31,2% al 14,9%. Altri progressi sono stati conseguiti nella lotta al lavoro dei minori tra i 5 e i 14 anni: seppure in Asia vi siano i due terzi dei minori lavoratori al mondo, il loro numero è sceso dai 127,3 milioni del 2000 ai 122,3 del 2004.

In Asia quasi 10 milioni di persone lavorano come schiavi e il lavoro forzato crea profitti per 9,7 miliardi di dollari all'anno - riporta Asia News. In un documento pubblicato lo scorso maggio ed intitolato A Global Alliance Against Forced Labour (Un'alleanza globale contro il lavoro forzato) l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) denunciava la presenza nel mondo di 12,3 milioni di lavoratori forzati e sottolinea che tre quarti di questi sono in Asia. "Nelle zone asiatiche 1,4 milioni di persone sono costretti al lavoro perché venduti; i rimanenti sono catturati in altri modi: la maggior parte per debiti non pagati" - dichiarava Shinichi Hasegawa, uno dei responsabili dell'Oil. "Ma non si potrà mai quantificare il costo umano delle vite spezzate, dei danni emotivi e fisici. Possiamo solo dire che il valore del traffico di schiavi nella zona è stimato intorno ai 9,7 miliardi di dollari americani all'anno". [GB]

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