Mani Tese: apertura del Children's Congress on Child Labour

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"E' la prima volta che avviene un incontro come questo, dove bambini ex-lavoratori da tutto il mondo si incontrano a discutere in un unico luogo", ha detto Kailash Satyarthi, segretario internazionale della Global March against Child Labour. "Il lavoro infantile non esiste solo nel sud del mondo: è un fenomeno globale. 150 paesi hanno concordato di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile; 120 paesi hanno firmato la convenzione 138 dell'ILO che vieta il lavoro infantile sotto i 14 anni. Tutti i paesi presenti a Dakar hanno raggiungto l'accordo per arrivare ad avere un'educazione primaria per tutti entro il 2015. I bambini di tutti i paesi adesso dicono ai governi: rispettate i vostri impegni, non vogliamo aspettare oltre: mettete in pratica le buone politiche promesse e le risorse necessarie per raggiungere gli impegni nei vostri paesi ma anche a livello mondiale. Non ci sono scuse: l'ILO dice che se si investe 1$ oggi nella lotta al lavoro minorile, il ritorno sarà 7 volte superiore in futuro e si potranno anche salvare -- attraverso l'educazione ela prevenzione -- più di 7 milioni di mabimbini dall'HIV/AIDS. Bastano 11 miliardi di dollari per educare tutti i bambini del mondo per un anno, l'equivalente di 3 giorni di spese militari nel mondo.

Daniela Lastri, assessore all'Istruzione del Comune di Firenze, ha ribadito l'impegno dell'amministrazione fiorentina per la pace e per i diritti umani: non ci sono diritti umani senza pace -- il messaggio deve passare anche attraverso le scuole, alcune della quali stanno seguendo i lavori. Giovedì ci saranno 1000 ragazzi dalle scuole di Firenze che marceranno insieme ai loro coetanei della Global March.

Sono poi intervenuti nove bambini ex-lavoratori -- tra gli oltre 80 presenti al congresso -- per testimoniare la situazione nel mondo attraverso le loro storie e per chiedere ai governi, alle imprese, alla società civile, di agire subito per sradicare il lavoro infantile nel mondo.

Shiv (India), 16 anni - Tutti dovrebbero avere accesso all'istruzione e gli adulti dovrebbero lavorare al posto dei bambini. Nel mio paese le persone ricche mandano i figli a scuole private e costose, i ministri mandano i loro figli all'estero; nei villaggi ci sono solo scuole di bassa qualità, senza banchi o strutture e non c'è di fatto un'istruzione di qualità. Sono venuto fino a qui grazie alla Global March; i ragazzi che sono qui con me sono impegnati a combattere il lavoro infantile nel mondo e gli abusi fisici alle bambine. All'età di 7 anni sono stato rapirto con un'offerta di cioccolata: ho subito abusi e sono stato picchiato e ho lavorato senza paga per 5 anni. Ho capito che molti bambini sono nelle mie condizioni in India, rischiano la vita tutti i giorni e subiscono mutilazioni, sono venduti come schiavi e spesso sono lasciati a vivere sulla strada.
Ricordatevi che gran parte dei tappeti indiani sono fatti dalle nostre mani! Non avevo sogni a quei tempi, non pensavo che avrei lasciato quel lavoro, che avrei studiato e viaggiato e che sarei potuto venire fino a qui.

Rafana (Cambogia), 17 anni - lavoravo su una barca, un lavoro difficile dall'alba alle 5 fino alle 18 la sera -- seduti per ore a recuperare i pesci nelle reti taglienti. A volte lavoravo ancora di più per aiutare la mia famiglia. Molti bambini nelle mie stesse condizioni venivano forzatamente drogati quando erano stanchi. Ho sofferto tutto questo e non ho mai avuto aiuto dalla famiglia. Ho saputo dopo che il governo aveva delle leggi ma non le ha mai fatte rispettare. Molti bambini che lavorano sulle barche sono sfruttati anche come corrieri per la droga. Qualche volta siamo senza speranza e pensiamo che gli adulti continueranno a sfruttarci all'infinito. Nel mio caso una ong cambogiana mi ha invitato a un incontro e da allora sono impegnata per eradicare il lavoro minorile. Ci sono anche molti bambini sfruttati per lavoro domestico e trattati come schiavi.

Dora Peres (USA), 16 anni -- ho lavorato nei campi in varie parti degli Stati Uniti, dove con la famiglia immigrata ci spostavamo spesso. Il lavoro era molto duro e pericoloso, sia per la presenza di pesticidi, di animali pericolosi e degli attrezzi taglienti (mi sono fatta una ferita profonda a un piede, una volta). Il futuro del mondo sono i bambini ed è solo grazie all'educazione che adesso ho ricevuto (sono al secondo anno delle scuole superiori) che i miei figli non subiranno la mia stessa sorte.

Hermia (Isole Mauritius), 13 anni -- quando morì mia madre lasciai la scuola e cominciai a lavorare piantando verdure nei campi, partendo la mattina prestissimo con una cesta e gli attrezzi per scavare le buche. Mi sono ammalata, il dottore mi ha detto che non potevo continuare e oggi lavoro nella floricultura. Sono qui come rappresentante del Madagascar e faccio appello a tutti i governi africani perchè sia terminato il lavoro infantile in tutte le sue forme, ma soprattutto la prostituzione e i bambini soldato.

Laura Rubios (Bogotà, Colombia), 13 anni -- lavoro con mia madre nel suo negozio vendendo biglietti della lotteria da quando avevo 7 anni. Oggi faccio parte di un'associazione di bambini e adolescenti che si chiama "Costruire il futuro", che ha l'appoggio del sindacato nazionale colombiano. Il governo non fa abbastanza e le imprese ne approfittano perchè costa meno far lavorare i bambini e i guadagni sono maggiori. Il mio scopo per essere qui è quello di essere testimone ma anche di contribuire con gli altri a concretizzare le idee per eliminare insieme la piaga del lavoro infantile.

ZamZama (Yemen), 14 anni -- è qui nonostante abbia perso la madre tre settimane fa. Ha cominciato a lavorare giovanissima quando morì suo padre, d'infarto. Consiglia di fare tutto il possibile perchè i bambini rimangano dentro le famiglie, perchè quando lasciano casa e scuola finiscono nelle strade, che sono molto pericolose. I bambini dovrebbero lasciare casa solo per studiare. Ho cominciato a lavorare in un'azienda produttrice di gomme da masticare. Lancio un appello perchè le associazioni della società civile aiutino i bambini a studiare.

Ana Luisa (Tegucigalpa, Honduras), 15 annni - lavoro da quando ne avevo sei. Per 40 centesimi di dollaro al giorno, raccoglievo rifiuti nelle case e andavo a portarli in una discarica municipale. La sera lavoravo come baby-sitter, prendendomi cura di bambini, pulendo la casa, lavando i vestiti, facendo da mangiare. Continuo tutt'oggi per mantenere gli studi. Il neoliberismo ha colpito duramente l'america centrale e il mio paese ed è la causa principale della povertà che si è andata creando. Ci sono problemi terribili per la salute, il cibo, il lavoro; i bambini stannoi soffrendo, sono esposti ogni giorno ai pericoli della strada e alla morte (per esempio, chi lavora nelle discariche con i rifiuti contaminati degli ospedali). Non basta dire ci impegnamo a superare il lavoro minorile, bisogna assolutamente farlo, adesso. C'è una buona rete di orgnizzazioni della società civile in Centro America, e con loro si può fare molto -- e ribadisco che la reintegrazione nella famiglia, che è il nucelo centrale e va sostenuto -- è importantissima perchè offre protezione e stimolo ai bambini.

Ruth (Peru), - lavoro da quando aveva 7 anni. I bambini non lavorano per necessità ma a causa della povertà. Questo congresso mondiale deve trovare concretezza per aiutare i bambini a studiare e se i governi e la società civile non agiscono nel presente, non si riuscirà ad uscire da questa spirale. Voglio chiudere dicendo che i bambini e le bambine stanno giocando adesso il ruolo degli adulti -- ma che questa situazione dovrebbe tornare normale al più presto.

Filippo Mannucci, presidente di Mani Tese, ha concluso ribadendo che la presenza di 8 bambine su 9 testimoni non è stata voluta, ma è la realtà che si è prodotta da sola, a dimostrazione che le bambine, una volta che hanno potuto ricevere un'educazione e sono uscite lo sfruttamento, sono quelle che meglio sanno rappresentare la loro realtà e che si impegnano con più determinazione. I governi hanno molte frecce nell'arco: possono aumentare le risorse della cooperazione internazionale e cambiare le regole del commercio internazionale, che incidano pesantemente sullo sfruttamento dei bambini. E' tutta una questione di volontà politica.

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