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Italia: sciopero dei giornalisti, il sostegno della Misna
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Sono quasi 600 giorni che i giornalisti italiani aspettano un rinnovo del contratto di lavoro, ma lo sciopero di oggi e domani e gli altri due probabili giorni di black-out informativo previsti per ottobre non vanno letti solo nell'ambito di una vertenza contrattuale, perché questa volta in ballo c'è qualcosa di più: c'è il tentativo da parte degli editori di cancellare il sindacato, l'ordine e l'ente previdenziale interno dei giornalisti (per cui lo Stato non sborsa un euro). Insomma, c'è la volontà di cancellare quelle tutele che rafforzano la categoria per creare un mercato di giornalisti intesi come liberi professionisti con cui negoziare singolarmente. Messa in questo modo, la questione sembra ancora una volta economica, ma non è così.
Sono quasi 600 giorni che i giornalisti italiani aspettano un rinnovo del contratto di lavoro, ma lo sciopero di oggi e domani e gli altri due probabili giorni di black-out informativo previsti per ottobre non vanno letti solo nell'ambito di una vertenza contrattuale, perché questa volta in ballo c'è qualcosa di più: c'è il tentativo da parte degli editori di cancellare il sindacato, l'ordine e l'ente previdenziale interno dei giornalisti (per cui lo Stato non sborsa un euro). Insomma, c'è la volontà di cancellare quelle tutele che rafforzano la categoria per creare un mercato di giornalisti intesi come liberi professionisti con cui negoziare singolarmente. Messa in questo modo, la questione sembra ancora una volta economica, ma non è così.
Il mondo dell'Informazione italiana è già da tempo malato; gli editori preferiscono rispondere più alle logiche politiche che a quelle informative, costringendo i giornalisti a disattendere alcuni dei loro compiti fondamentali e piegando gli organi di informazione a interessi economici e politici, piuttosto che a quelli del pubblico. Con l'attacco che stanno lanciando alla categoria gli editori intendono liberarsi anche degli ultimi scudi (spesso contrattuali), che i singoli giornalisti sono in grado di erigere di fronte agli assalti giornalieri, e avere così mano libera nella gestione dell'informazione. Millantando inesistenti aggravi di costi, gli editori intendono continuare a riempire le redazioni di precari, giovani attirati verso una professione troppo spesso romanzata e poi pagati 5 euro ad articolo. Secondo un recente studio del sindacato, la media degli stipendi dei migliaia di giornalisti free-lance attivi in Italia è di 7.000 euro l'anno (free-lance indica il giornalista che ha un rapporto di collaborazione con una testata senza essere inserito nell'organico di una redazione).
Nella maggior parte dei paesi del mondo il mercato del lavoro giornalistico è liberalizzato ed è basato sui free-lance, ma in nessun paese i lavoratori dell'informazione sono pagati così poco come nel nostro. Negli Usa, spesso citati come esempio da chi intende liberalizzare il settore giornalistico in Italia, uno studio di Editor and Publisher (stimata rivista del mondo dell'editoria) realizzato quest'estate evidenzia come la media dello stipendio annuale di un giornalista free-lance all'inizio della sua carriera si aggiri intorno ai 30.000 dollari. La sicurezza dell'informazione italiana passa anche attraverso la non ricattabilità dei giornalisti italiani.
"È per questi motivi che la Redazione della MISNA ha deciso, sin dall'inizio di questa vertenza, di sostenere le proteste della categoria, anche se il nostro Editore non fa parte della Fieg (la Federazione degli editori) e ha sempre applicato il Contratto nazionale di lavoro giornalistico (Cnlg) a tutti i professionisti impiegati in redazione, nonostante gli oneri che questo inevitabilmente comporta in una struttura piccola come la nostra. È per queste ragioni che chiediamo ai nostri lettori di comprendere l'importanza dei motivi alla base della scelta effettuata dalla redazione, che li priverà per 48 ore del servizio che quotidianamente offriamo" - riporta un comunicato dell'agenzia Misna.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) il 25 settembre scorso riportava una dichiarazione del segretario del sindacato unitario dei giornalisti Paolo Serventi Longhi relativa al rifiuto da parte della Federazione degli editori (Fieg) di sedersi al tavolo delle trattative in vista del rinnovo contrattuale, scaduto ormai da quasi 600 giorni. Segue, per completezza d'informazione, la nota relativa alle modalità dello sciopero stabilite per i diversi settori.
"La Federazione italiana editori giornali respinge oggi con una nota la sollecitazione del Ministro del Lavoro Cesare Damiano a riprendere il negoziato con il sindacato dei giornalisti. Una posizione incomprensibile e brutale che non tiene in nessun conto le reiterate disponibilità al dialogo senza pregiudiziali espresse dalla Fnsi. Il Sindacato dei Giornalisti ha legittimamente presentato una piattaforma rivendicativa con richieste salariali e normative, come è sempre avvenuto nella storia delle relazioni sindacali tra le parti.
La Fieg ha a sua volta presentato una piattaforma contenente 45 proposte peggiorative del contratto, che mirano a ridurre di quasi il 30 per cento lo stipendio dei giornalisti ed a sostituire il lavoro dipendente con tutte le forme possibili di precariato e di informazione prodotte all'esterno delle redazioni. Non solo, la Fieg blocca anche la riforma della previdenza dell'Inpgi e la delibera di abbattimento contributivo per la riassunzione dei colleghi disoccupati e impedisce persino un confronto sereno sul diritto d'autore proposto dal Governo. Una posizione assurda, che rischia di inasprire ulteriormente la vertenza. Rispondiamo con gli scioperi e con altre iniziative di mobilitazione a livello nazionale e aziendale. Abbiamo la coscienza di aver fatto tutto il possibile per evitare uno scontro, che danneggia le aziende e l'informazione nel Paese. Il Governo, ed in particolare il Ministro del Lavoro, che ha assunto una positiva iniziativa ed ha preannunciato un tavolo congiunto, valuterà la posizione degli editori. La Fnsi dice sì alla ripresa delle trattative ed è disposta a partecipare a un tavolo convocato dal Ministro, nonostante lo schiaffo che la Fieg ha dato al buon senso e agli stessi interessi editoriali".
-- CONFERMATI TUTTI GLI SCIOPERI: LE MODALIT --
Riportiamo di seguito le modalità degli scioperi proclamati dalla Federazione della Stampa per i prossimi giorni.
I giornalisti dei quotidiani si asterranno dal lavoro nelle giornate di venerdì 29 settembre e sabato 30 settembre per impedire la pubblicazione dei quotidiani nelle giornate di sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre.
I giornalisti delle agenzie di stampa, dei service, delle strutture sinergiche nazionali e locali, dei giornali telematici, dei siti web e dei portali internet si asterranno dal lavoro dalle ore 7,00 di venerdì 29 alle ore 7,00 di domenica 1° ottobre.
I giornalisti freelance, i collaboratori, i corrispondenti e i giornalisti degli uffici stampa pubblici e privati si asterranno dal lavoro per le intere giornate di venerdì 29 e sabato 30 settembre. Le modalità degli scioperi dei quotidiani, delle agenzie e dei siti web programmati per il 5 e 6 ottobre saranno diffuse nei prossimi giorni.
I giornalisti dei periodici si asterranno dal lavoro per un numero di giornate sufficiente a impedire l'uscita in edicola dei numeri la cui chiusura in redazione è programmata a cavallo tra la fine di Settembre e l'inizio di Ottobre.
I giornalisti delle testate a periodicità più che settimanale (quindicinali, mensili etc.), in cui l'organizzazione e i tempi del lavoro rendono difficile impedire l'uscita in edicola, potranno sostenere la vertenza contribuendo al Fondo di Solidarietà Sindacale della FNSI o, laddove esistano, ai fondi di solidarietà aziendale. Resta in vigore lo stato di agitazione.
I giornalisti dell'emittenza radiotelevisiva nazionale pubblica e privata, in adempimento delle disposizioni sulla regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, attueranno due giornate di sciopero il 6 e 7 ottobre, e altre due giornate il 24 e 25 ottobre. Non sono previste deroghe di alcun tipo.