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Immigrazione: altro dramma dei braccianti a Rosarno (RC)
Formazione professionale
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A Rosarno come a Foggia: stipati in capannoni senza acqua, luce e bagni, dove 'riposarsi' dopo aver trasportato, ogni giorno, 350 chili di frutta, per guadagnare 25 euro. Sono gli 'invisibili', braccianti agricoli africani, lavoratori in nero senza permesso di soggiorno e senza diritti, che vivono a Rosarno (Reggio Calabria). Li hanno incontrati i deputati di Rifondazione Comunista Angela Lombardi e Gino Sperandio insieme al fotografo dell'Ansa Toni Vece, "per denunciare un inferno che in un paese civile come l'Italia non può esistere".
Le foto, del resto, parlano da sole: capannoni abbandonati, senza alcun servizio, i muri anneriti dal fuoco acceso per cucinare, dove al freddo ed alle drammatiche condizioni igieniche si aggiungono ulteriori rischi per la salute. "A Rosarno - spiega Angela Lombardi - gli immigrati vivono stipati in un'ex cartiera che ha il tetto di eternit pieno di buchi. Quando piove, oltre all'acqua entrano le polveri tossiche".
E del resto questi lavoratori, tutti giovanissimi, sono "una generazione persa" - come ha spiegato all'Ansa Andrea Accardi di Medici Senza Frontiere: "A 20 anni hanno patologie legate all'apparato osseo muscolare che solitamente colpiscono la popolazione normale a 40 anni".
Una situazione inaccettabile per gli esponenti di Rifondazione che, per permettere a questi ragazzi di sfuggire "alla tratta di esseri umani collegata all'agricoltura meridionale", chiedono permessi di soggiorno temporanei per la ricerca di lavoro, una sorta di "ufficio di collocamento pubblico" in agricoltura che consenta "in maniera trasparente l'incontro tra datore di lavoro e braccianti", e l'avvio di un'indagine conoscitiva sull'ortofrutta meridionale, visto che "i fatti di Rosarno dimostrano che quello di Foggia non è un caso isolato". [Ansa]
Fonte: Migra (Osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro)