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Corea del Sud: i lavoratori si danno fuoco per protesta
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In Corea del Sud il progetto di legge destinato a limitare il potere dei sindacati e ad aumentare la possibilità per gli imprenditori di licenziare sta conducendo i lavoratori e i sindacalisti a un'esasperazione mai vista. Sono ormai 4 i sindacalisti che si sono dati fuoco negli ultimi tre mesi.
L'ultimo a compiere il gesto estremo è stato Lee Yong-Seok, Presidente della Labor Welfare Corporation coreana. Si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco mentre circa 3.500 persone manifestavano per i diritti dei lavoratori irregolari e contro il progetto governativo volto a limitare gli scioperi. La manifestazione organizzata dai sindacati ETU-MB (Equality Trade Union Migrants Branch) e KCTU (Korean Confederation of Trade Unions) si è conclusa con violenti scontri tra polizia e manifestanti, l'arresto di almeno tre sostenitori dell'ETU-MB e tumulti nei pressi dell'ospedale ove sono stati ricoverati i numerosi feriti.
In particolare le proteste si sono svolte nei mesi scorsi presso le fabbriche della Sewon corporation. I manifestanti che avevano occupato le fabbriche, sono stati cacciati dall'intervento della polizia, successivamente licenziati e la produzione spostata in un'altra città. La situazione è però grave anche nelle campagne. Lee Kyunghai dirigente della Federazione Coreana degli Agricoltori e dei Pescatori si è ucciso durante le proteste contro il WTO a Cancun. Jung Kwang, presidente dell'organizzazione di solidarietà coreana, spiegò allora il gesto di Kyunghai: "ha sacrificato la sua vita per richiamare l'attenzione internazionale sulle drammatiche condizioni dei contadini coreani a causa delle politiche del WTO in favore delle multinazionali".
La confederazione dei sindacati coreani KCTU chiede al Governo di interrompere le azioni di "repressione neoliberista nei confronti dei lavoratori e il riconoscimento dei diritti dei lavoratori irregolari. Questo è l'unico segnale per interrompere la spirale di suicidi". [RB]