Brasile: salvata la foresta e occhio alla schiavitù

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Un bel regalo alla Terra per San Valentino lo ha fatto il governo brasiliano, annunciando che verranno salvati dalla deforestazione 6,4 milioni di ettari di foresta amazzonica. L'area grande il doppio del Belgio è particolarmente vulnerabile allo sfruttamento perché è interessata da una strada che sta per essere asfaltata, la BR-163, nello stato del Parà. Secondo il decreto presidenziale annunciato ci saranno 3 livelli di protezione nell'area: 1,5 milioni di ettari saranno completamente protetti; permessi di taglio sostenibile verranno concessi su ulteriori 2,8 milioni di ettari; severe linee guida verranno applicate sui rimanenti due milioni di ettari.

"E' un grande passo avanti per la protezione di una delle ultime foreste primarie del pianeta, minacciata dall'avanzare della deforestazione, da incendi e siccità e dalla crescita delle coltivazioni di soia" commenta Sergio Baffoni, responsabile foreste di Greenpeace. "Negli ultimi tre anni abbiamo perso una superficie di foresta immensa, l'equivalente di 18 campi di calcio al minuto". "In tutto il mondo rimane intatto solo il 20 per cento delle foreste primarie" conclude Baffoni."La notizia di oggi arriva dopo l'annuncio del Canada di proteggere 2 milioni di ettari di foresta pluviale temperata e alla vigilia della Conferenza sulla Biodiversità, che si terrà il prossimo mese in Brasile, nella quale si dovrà decidere l'istituzione di una rete internazionale di aree protette".

Nello Stato del Parà, principale produttore ed esportatore di prodotti in legno dell'Amazzonia brasiliana, è di fatto in corso una guerra non dichiarata per il controllo della terra, della foresta e delle sue risorse. Taglio di alberi e allevamento sono le forze trainanti dell'assalto illegale alla terra amazzonica. Lo sviluppo di queste attività si spinge avanti travolgendo la legge e i diritti delle comunità locali. In entrambe le regioni le comunità locali, le organizzazioni non governative e settori del governo brasiliano sono attivi nella lotta per un modello alternativo di utilizzo della terra, basato sulla proprietà comunitaria e su un sistema di aree protette. In un rapporto di Greenpeace realizzato nel 2003 si rileva un allarmante quadro di invasioni delle terre, di occupazione di suolo pubblico, di omicidi, di forme moderne di schiavismo: è il volto segreto della distruzione della foresta amazzonica.

E sullo schiavismo in Brasile arriva una buona notizia: il deputato di destra Inoc㪀ncio Gomes de Oliveira, appartenente al Partido Liberal, è stato condannato in appello per aver ridotto in condizioni di schiavitù numerosi lavoratori. Nel marzo 2002, infatti, furono liberati 53 contadini nella fazenda "Cara㭀bas" di proprietà del medico ex-presidente della Camera: questi dovrà ora versare a ciascun contadino un risarcimento di 130 reales (pari a circa 40 euro) per ogni giorno di lavoro. Un provvedimento che va ad aggiungersi al record delle lodevoli operazioni contro il lavoro-schiavo messe in atto nel 2005 ministero del Lavoro brasiliano: 219 in tre anni, il 170% in più rispetto al periodo 2000-2002.

A caratterizzare questa condizione di schiavitù è l'impossibilità di interrompere il proprio lavoro. "In pratica la vittima non può dire a chi lo sta sfruttando che il giorno dopo non tornerà a lavorare - precisa Campos -. Se lo facesse sarebbe picchiato o addirittura metterebbe la propria vita in pericolo" racconta Marcelo Campos, funzionario del ministero. In questo contesto è bene riconoscere i pericoli e i rischi di vita che sempre i singoli ispettori corrono operando in aree che ci ricordano un immaginario 'far west'. [AT]

Altre fonti: Musibrasil

Approfondimento: Dossier America latina

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