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Ong: solo promesse i nuovi fondi per gli Obiettivi del Millennio
Formazione alla cooperazione
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"Mentre il Congresso degli Stati Uniti sta per erogare un prestito di 700 miliardi di dollari per affrontare la crisi finanziaria, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite non riesce a mettere insieme i 72 miliardi l'anno per l'Africa, necessari a raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. La richiesta dei paesi poveri, dei rappresentanti delle comunità emarginate, e delle agenzie dell'Onu, per un consistente stanziamento di denaro destinato ad affrontare la crisi alimentare, rimarrà inascoltata". Così Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid commenta il risultato dell'incontro svoltosi all'Onu per aggiornare gli impegni degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (Mdg). "I governi riuniti a New York - spiega ActionAid - invece di impegnare nuove risorse per la lotta alla povertà, si stanno rivolgendo al settore privato per raccogliere i fondi necessari a raggiungere gli Obiettivi del Millennio, mediante una serie di meeting paralleli. Il Partenariato Pubblico Privato è stato annunciato come la nuova strada per lo sviluppo, ma senza dare nessuna garanzia di trasparenza e affidabilità, e senza alcun riguardo per le reali conseguenze che graveranno sui paesi poveri". "I governi rimangono i reali guardiani del rispetto dei diritti umani e dunque hanno l'obbligo di vigilare sulle attività delle aziende alle quali chiedono di sostenere la lotta a povertà e fame. I governi devono impegnarsi in prima persona per garantire ad ogni persona il diritto ad un'adeguata alimentazione" - conclude De Ponte.
Anche Caritas Internationalis, con un commento del presidente, cardinale Oscar Rodr㭀guez Maradiaga, sottolinea che "i 16 miliardi di dollari promessi dai paesi donatori sono essenziali per raggiungere gli Obiettivi entro il 2015. Tuttavia il presidente di Caritas Internationalis ha evidenziato come nel corso dell'incontro i paesi ricchi abbiano omesso il tema della riduzione degli aiuti verso i paesi poveri, che secondo dati dell'Ocse nel 2007 sono scesi a meno dell'un per cento del loro prodotto interno lordo. La Caritas ha aggiunto poi che la decisione del governo degli Stati Uniti di concedere 700 miliardi di dollari per il sistema finanziario nazionale mostra che il denaro c'è quando esiste una minaccia di crisi: "C'è un'emergenza maggiore - si è chiesto monsignor Maradiaga - di 10 milioni di bambini che muoiono ogni anno per cause ampiamente prevenibili?".
La crisi finanziaria ed economica è stata continuamente citata negli interventi dei capi delegazione, una crisi senza precedenti che - secondo Sergio Marelli, presidente dell'Associazione delle Ong italiane - "non è sufficiente a giustificare la trasgressione degli impegni assunti". In una nota inviata alla stampa, Marelli sottolinea inoltre che la delegazione italiana guidata dal Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini si è mossa per "mimetizzare le gravi inadempienze" con le quali il governo si è presentato all'appuntamento delle Nazioni Unite. "Sino a poco tempo - spiega Marelli - fa l'argomentazione portata avanti come scusante era quella del computo delle risorse destinate agli aiuti ai paesi poveri calcolato sulle cifre assolute così da poter annoverare l'Italia tra i primi 10 donatori quando percentualmente occupava l'ultimo posto della classifica DAC con il misero 0,20% del PIL stanziato; oggi il leit motif sembra essere diventato quello della relatività degli aiuti allo sviluppo perché ciò che conta è il loro buon utilizzo". "Non è eticamente corretto avocarsi alla qualità quando sul piano quantitativo si fa acqua da tutte le parti" - commenta Marelli. "Già con i dati registrati nello scorso 2007 il nostro Paese stagnava al fondo della classifica dei donatori, ma oggi il nostro Governo rischia un'espulsione per scorrettezza dal campo dei paesi donatori, dato che le risorse per il prossimo anno saranno dimezzate" - conclude Marelli.
Anche secondo il Sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, "occorre porre rimedio alle previsioni del Dpef" - che appunto, intendono ridurre drasticamente le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo. In un'intervista concessa a Vita, il Sottosegretario agli Esteri afferma che " stiamo raschiando il fondo del barile". I tagli porterebbero la percentuale italiana del Pil destinata alla lotta contro la povertà nel mondo al livello dello 0,10%. Scotti da parte sua, afferma a Vita che "la partita dei fondi per l'aiuto alla sviluppo non è chiusa e rilancia dicendo che oltre a porre rimedio ai tagli previsti dal Dpef, bisogna aumentare le dotazioni per la cooperazione e aprire in Parlamento una discussione per capire dove reperire questi fondi". Allo studio ci sarebbe l'alternativa di andare oltre l'intervento diretto dello Stato coinvolgendo le imprese che lavorano all'estero e le fondazioni bancarie. [GB]