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È arrivata una nuova “Generazione Cooperazione” - II parte
Formazione alla cooperazione
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Immagine: Ecg.focsiv.org
È entrato nel vivo il progetto “Generazione Cooperazione: Mettiamola in agenda!”, promosso da FOCSIV e da diverse ong, associazioni e reti di cooperazione allo sviluppo che operano su tutto il territorio nazionale. Sostenuto e cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, in collaborazione con la Campagna 070 in Trentino il progetto è coordinato dalla Fondazione Fontana e FaRete (un coordinamento di più di 50 organizzazioni trentine di cooperazione e solidarietà internazionale) in partenariato con l’associazione Viração&Jangada che ha dato vita ad un percorso con un gruppo di giovani tra i 18 e i 30 anni che hanno deciso di impegnarsi nei propri territori per realizzare azioni di sensibilizzazione, informazione, e pressione politica sui temi della cooperazione internazionale allo sviluppo. Dopo aver intervistato Emanuele Rippa la settimana scorsa, oggi conosciamo Zohra Mehri, l'altra rappresentante del gruppo che ha intrapreso questo percorso di cittadinanza attiva!
Ciao e piacere di conoscerti. Ci racconti chi sei e cosa fai?
ZM: Ciao! Sono Zohra, ho 26 anni e sono iscritta al corso di laurea magistrale in Global and Local studies. Provengo da un piccolo paesino della provincia di Matera, con gli anni ho avuto la possibilità di muovermi per diverse città e conoscere gente con background un po' alternativo, come me, un po' italiana, un po' tunisina e un po' cittadina di tutti posti in cui ho vissuto.
Come hai saputo di questo percorso e ci spieghi in cosa consiste?
ZM: Ho conosciuto il progetto di Generazione Cooperazione attraverso il sito dell’Università. E’ una grande iniziativa rivolta a “giovani” vogliosi di fare politica dal basso. E’ un progetto sostenuto da varie organizzazioni del no profit tra cui la Focsiv, ed è molto interessante osservare come grandi colossi della Cooperazione Internazionale si rivolgano a noi nuove generazioni per contribuire alla causa. Questo progetto si muove su due piste parallele: un lavoro fatto sul territorio, volto a conoscere la rete associativa locale e ad un dialogo con le forze politiche che andranno a candidarsi per le elezioni provinciali di ottobre; e in contemporanea un lavoro a livello nazionale iniziato con una formazione, purtroppo a cui partecipano direttamente solo i rappresentati di ogni gruppo per motivi logistici, che porta appunto alla creazione di una forte rete tra tutti i gruppi presenti sul territorio nazionale, altre attività a livello nazionale verranno svolte verso la fine dell’anno.
Cosa significa essere “cittadini attivi”?
ZM: Nasciamo in un epoca storica e in un territorio dove essere cittadini attivi è un obbligo e una necessità. Per me vuol dire semplicemente vivere la propria vita privata e\o pubblica preoccupandosi del futuro, di cosa accadrà domani. Perché se ci pensiamo bene come mai ci si chiede di rispettare le norme, di votare, di partecipare alla vita sociale del proprio paese? Vuol dire preoccuparsi del domani ed avere un piccolo pensiero verso quello che verrà.
Quali competenze ti sta dando il progetto e con quali obiettivi? E i tuoi obiettivi personali in merito a questo percorso quali sono?
ZM: Sinceramente per me questo progetto e tutto ciò che mi ha portato a conoscere è stato una grande novità. Se parliamo di competenze è necessario: uno sviluppo delle capacità di ascolto, di analisi delle questioni territoriali, una capacità comunicativa e di gestione dei lavori di gruppo; inoltre è importante sviluppare un pensiero critico e la capacità di collegare questioni e dinamiche apparentemente distaccate. Il mio obiettivo è un po' quello del progetto, nonché riuscire a sviluppare con il nostro gruppo un pensiero che possa essere preso in considerazione dai futuri rappresentanti agli uffici provinciali. Personalmente vorrei tanto conoscere più a fondo la rete delle associazioni e dell’organizzazioni no profit nel trentino. Sin dall’inizio questo progetto mi ha donato tanta ricchezza, in particolar modo attraverso la conoscenza di persone come Michele Nardelli che hanno contribuito attivamente alla storia della cooperazione trentina. Il mio obiettivo è prendere il più possibile e farne tesoro, sia per una carriera lavorativa futura che come semplice tassello da aggiungere al mio bagaglio delle esperienze.
Senza farne per forza una questione di scontro generazionale, c'è secondo te tra i giovani il desiderio urgente di un mondo più giusto e attento a problemi cruciali come l'aiuto allo sviluppo e il cambiamento climatico?
ZM: Sinceramente SI, si è soliti definire le nostre generazioni come i fannulloni e mi viene da dire si , forse è così, siamo la generazione che non fa famiglia, che non rischia abbastanza, che non fa un mutuo per creare una piccola impresa locale; ma siamo la generazione delle lauree, dei viaggi, dei social, del covid 19, delle conferenze sul clima e dei nuovi lavori, quelli che mai si sarebbero pensati di fare i nostri nonni. Purtroppo oggi, vivendo in un mondo globalizzato, non possiamo più fingere che certe questioni non ci riguardino come ad esempio le guerre lontane, i cambiamenti climatici, le decisioni dei politici. Oggi siamo obbligati a intervenire e ritagliarci uno spazio nella società.
In che modo la cooperazione internazionale potrebbe essere una risorsa capace di intercettare molti degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 e un investimento per il futuro di tutti noi?
ZM: Assolutamente si, la cooperazione è il futuro. Se ognuno di noi semplicemente leggesse i 17 goals fissati nell'agenda 2030 si capirebbe subito che la cooperazione non è che un mezzo per raggiungere tali obiettivi. Come si può parlare di fine delle guerre, fine della fame del mondo, salute e perfino crescita economica se non c'è cooperazione?
La Cooperazione Internazionale allo sviluppo è – per la legge italiana – “parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia”. Essa “contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”. Attualmente però il Comitato dei donatori OCSE, i paesi più ricchi occidentali, è da oltre mezzo secolo che non rispetta l’impegno di raggiungere lo 0,70% del proprio reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo. Eppure l’Italia è sedicesima tra i paesi donatori e non ha mai superato lo 0,30%...
ZM: Siamo nel G7, siamo in classifiche più ridotte, siamo in Europa e siamo sempre stati un vanto, tutto il mondo studia e apprezza l’Italia, il fatto che pur non rispettando il 0,70% ci permetta comunque di essere il 16esimo paese in classifica non ci fa onore. Investire nella cooperazione non è più una questione di carità, accordi strategici, relazioni di sostegno, impegno di collaborazione con paesi in via di sviluppo non è che un grande investimento per la POLITICA ed ECONOMIA ITALIANA.
Alla luce del nostro scarso impegno nella Cooperazione Internazionale allo sviluppo che idea ti sei fatto di slogan come “Aiutiamoli a casa loro”?
ZM: Ho dimenticato di dire che sono laureata in Scienze Internazionali e diplomatiche, sono una grande amante delle strategie politiche, del modo in cui vengono usati i mezzi di comunicazione per portare avanti campagne politiche, del famoso fenomeno dei populismi. Se penso alla portata che questo slogan ha avuto penso alla vittoria e ascesa del nuovo centro-destra e allo stesso tempo al declino e alla incapacità delle vecchie generazioni di riconoscere uno slogan fatto per accaparrare voti e ciò che può essere moralmente giusto.
Il sostegno ai migranti nell’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) è una spesa importante per l’accoglienza di persone che fuggono dalle guerre, dalla povertà, dai disastri climatici, ma nel dibattito politico contemporaneo sembra esaurire tutti gli interventi di cooperazione con i paesi del Sud del mondo. Ma è veramente così?
ZM: Perfettamente concorde con il pensiero di Emanuele.
La Campagna070 della FOCSIV dal 2021 chiede al Governo italiano di programmare l’aumento dell’aiuto entro il 2030 per operare per un mondo di pace e sviluppo sostenibile. Tu cosa chiederesti a chi si candida a governare la nostra Provincia?
ZM: Io penso che al giorno d'oggi per essere un buon favorito dall'elettorato e successivamente un politico che siede in Provincia è necessario rimanere aperti a tutto. Nel nostro ultimo incontro abbiamo incontrato il dott. Nicola Serra, attuale membro della giunta comunale di Trento, e ricordo perfettamente il momento il cui ha detto che la mediazione e la comunicazione sono le migliori armi necessarie in qualsiasi contesto, soprattutto quando ci si trova a discutere tra persone con pensieri estremamente differenti. Se penso ai requisiti essenziali dico appunto: capacita di mediazione, comunicazione e guardare lontano, come si suol dire out of the box; è necessario pensare a ciò che è bene per il territorio e le comunità trentine, e sicuramente le questioni ambientali e l'attuazione di manovre indirizzate verso lo sviluppo sostenibile non sono che un BENE. La capacità e la volontà di continuare i rapporti storici e consolidati che la cooperazione trentina e i suoi politici hanno iniziato anni fa non è che un BENE. A mio parere agire come se questi punti non fossero un bene vuol dire solo due cose: o è una strategia politica per accaparrare voti da elettorati con idee più estremi, o si è semplicemente degli sciocchi. Il trentino ha un enorme potenziale e sprecarlo non è accettabile.
Il presidente della CEI Matteo Zuppi ha recentemente ricordato che «Rilanciare e mantenere l’impegno per destinare lo 0,70% del Reddito nazionale lordo alla solidarietà internazionale non è un’elemosina, ma un’azione di pace da compiere insieme con gli organismi Internazionali”. Come immagini il futuro della cooperazione internazionale allo sviluppo a livello nazionale e locale?
ZM: Ovviamente sono assolutamente d'accordo con la citazione del dott. Matteo Zuppi. Sicuramente l'ascesa del centro-destra ha portato a un declino e impoverimento degli investimenti nell'ambito della cooperazione, ma allo stesso tempo penso che la cooperazione sia una di quelle cose di cui uno stato non può fare a meno, lo diceva Hobbes parlando del Leviatano e del mondo di natura, lo dicevano gli studiosi quando si parlava della nascita delle nazioni, lo abbiami studiato sui libri e lo vediamo nelle dinamiche politiche internazionali: la cooperazione internazionale rientra in quelle azioni che un paese deve svolgere per definire la propria posizione del contesto anarchico delle relazioni internazionali. e d'altronde lo vediamo già, la premier Meloni in pochi mesi di mandato ha già stretto accordi e incontrato Capi di Stato in tutto il mondo. La cooperazione è una di quelle cose necessarie, prima lo si capisce e prima si faranno dei passi avanti per rendere il nostro paese un'eccellenza, come lo è sempre stato. Per quanto riguarda le dinamiche locali come per quelle nazionali, sono positiva, sono certa che dopo un periodo di buio per le azioni di cooperazioni torneranno momenti di fertilità, di investimenti e di nuove collaborazioni. Il 0,70% non è che un passo.
Grazie mille della disponibilità, buon lavoro a te e a tutto il vostro gruppo di giovani cittadini attivi.
Articolo uscito anche su Abitarelaterra.org
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.