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Msf: solitudine e angoscia in Darfur
Formazione alla cooperazione
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Due volontari di MSF, un logista e un'infermiera , sono appena rientrati dal Sudan. Membri di un'equipe di due sole persone, hanno trascorso quasi due mesi nella città di Mornay, nella regione del Darfur in Sudan. Mornay è stata per lungo tempo oggetto di attacchi, e loro hanno dovuto occuparsi di 80 feriti, che, per ragioni di sicurezza, era impossibile trasferire fuori Mornay. In Darfur MSF ha trovato circa 115.000 sfollati su una popolazione presunta di 600.000 persone. Le persone vivono in condizioni di estrema povertà, in un contesto spaventosamente violento...
"La prima volta che siamo arrivati a Mornay, abbiamo visto villaggi bruciati, mentre diverse persone cercavano di fuggire, lungo la strada, con le poche cose che erano riusciti a portare con sé. Alcuni di loro, in particolare le persone più anziane e quelle più giovani, non potevano camminare e venivano lasciati indietro. Siamo riusciti a portare i più vecchi a Mornay. Quando siamo tornati indietro, non era rimasta in piedi neanche una casa - a malapena s'incontrava un essere vivente tra Zalinge e El Genina. L'area era stata rasa al suolo.
Prima di questi tragici eventi, Mornay era una piccola città di circa 3.000 abitanti. Quando siamo arrivati a Mornay, c'erano circa 20.000 sfollati. Oggi ce ne sono almeno 60.000, provenienti da villaggi situati entro un raggio di 50 - 60 chilometri e fuggiti da saccheggi e violenze compiute dalle milizie Janjaweed."
"Abbiamo accolto 80 feriti, tra cui dei bambini, a cui abbiamo dovuto prestare cure d'urgenza. Molti di loro avevano ferite d'arma da fuoco. La maggior parte dei feriti sono civili. Nei primi giorni dell'attacco, abbiamo accolto una donna con il figlio di tre mesi, tutti e due con ferite d'arma da fuoco.Abbiamo cercato di trasferirli all'ospedale di El Genina, ma l'auto nella quale viaggiavano è stata attaccata da Janjaweed (miliziani musulmani); sono stati uccisi tutti, a parte lei e il suo bambino. E' riuscita a raggiungere l'ospedale e sia lei sia il bambino ora stanno bene. Ci sono pochissimi uomini tra gli sfollati e, delle donne, 17 sono state vittime di stupri. Le persone vengono picchiate, violentate, uccise. Da ciò che abbiamo potuto vedere, nella regione i massacri e le violenze sono ordinaria amministrazione.
Durante gli attacchi a Mornay, non potevamo uscire dalla città. Eravamo solo noi due, un logista e un'infermiera, a cercare di curare i feriti. Era la prima volta che mi trovavo ad affrontare un tale dilemma. Come infermiera, non ero preparata a effettuare operazioni chirurgiche e altre operazioni mediche, ma sarebbe stato etico non fare nulla? Per cui abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. Abbiamo creato un reparto con 15 posti letto per i feriti, fornito acqua e materiale di prima necessità agli sfollati e avviato un programma di assistenza nutrizionale.
La situazione nutrizionale continua a peggiorare in modo preoccupante: il bestiame muore nelle strade di Mornay. Le persone sono costrette andare sempre più lontano per procurarsi del cibo ed è molto pericoloso muoversi, per cui decidono di muoversi in gruppi di 50. Al nostro arrivo abbiamo verificato che un terzo delle famiglie aveva ancora scorte di sorgo (un cereale coltivato). Ma per quanto tempo ancora? Durante lo screening nutrizionale, abbiamo visitato 4.000 bambini. Adesso sono oltre 12.000, di cui 300 in gravissimo stato di malnutrizione e 1.200 sotto curasupplementare.
Stiamo cercando di raggiungere i villaggi in cui si dice vi siano sfollati ancora privi di assistenza. Le persone parlano di paesi come Kerenik, Habila dove si troverebbero circa 40.000 persone. In questi villaggi, che non siamo riusciti a raggiungere, le persone dicono che la situazione sia terribile.
C'è urgente bisogno di maggior aiuto, e non solo a Mornay. Carenza d'acqua, cibo, prodotti di prima necessità... E' una crisi estremamente grave e sono necessari interventi d'emergenza. Ma ancora non si vede la mobilitazione
degli organismi umanitari..."
Da fine dicembre 2003, un equipe di MSF, composta da 7 volontari internazionali e decine di sudanesi, lavora nel le Darfur per assistere gli sfollati fuggiti dalla guerra.
MSF lavora lungo i 600 km del confine orientale del Ciad (Tine, Barak e Adre) fin dall'inizio della crisi, fornendo assistenza medica, sostegno alimentare e ora dando aiuto nelle attività di riallocazione dei rifugiati ad aree più sicure in Ciad. Un nostro team chirurgico è impegnato nell'ospedale di Adre dove cura i feriti da armi da fuoco.