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Mani Tese: la globalizzazione crea disparità e disoccupazione
Formazione alla cooperazione
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"I numeri della globalizzazione contribuiscono a sgomberare il campo dalla retorica" - afferma un comunicato di Mani Tese alla vigilia del convegno "Chi Global? Cittadini di un mondo tra centri e periferie" che si svolge a Riva del Garda il 4 e 5 novembre. "Solo il 10% della produzione agricola mondiale viene immesso sui mercati internazionali. Il libero commercio impone un modello agricolo basato sull'agricoltura industriale, la concentrazione della proprietà della terra, l'utilizzo di fertilizzanti e prodotti chimici, i sussidi all'esportazione dei prodotti agricoli. Le conseguenza sono la fine dell'agricoltura di sussistenza e l'aumento delle povertà nelle campagne. Questo va aumentare il flusso migratorio verso le città: nel 1950 tra le 10 città più grandi comparivano solo 3 città dei Paesi in via di sviluppo (Shangai, Buenos Aires, Calcutta); nel 2005, tra le 10 città più grandi ci sono solo 2 città dei Paesi più ricchi (New York e Tokyo)" - sottolineano i promotori del Convegno.
Nel 2030, tra le 10 città più grandi la sola megalopoli "ricca" sarà Tokyo. La popolazione urbana cresce in modo vertiginoso: nel 1950, il 29% della popolazione mondiale risiedeva in città. Nel 2000 era il 47%. Nel 2030, il dato arriverà al 61%. Intanto, 853 milioni di persone soffrono la fame, anche se il sistema produce derrate alimentari sufficienti a sfamare 12 miliardi di individui.
La Banca mondiale scrive che 2,5 miliardi di persone vivono con meno di 2 $ al giorno, mentre 781 milioni di adulti sono analfabeti (il 64% sono donne). Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, 217 milioni di bambini vengono sfruttati (126 milioni svolgono attività pericolose o illecite). Conseguenze: sviluppo del bambino non adeguato, analfabetismo, perpetrazione di fenomeni di sfruttamento...circolo vizioso che aumenta la povertà.
E la globalizzazione produce disoccupazione di massa: il numero dei giovani disoccupati nel mondo è infatti passato, negli ultimi dieci anni, da 74 a 85 milioni con un incremento del 14,8%. I giovani senza lavoro rappresentano il 44% del totale dei disoccupati nel mondo, ma solo il 25% della forza lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile (13,5%) è molto più alto di quello degli adulti (4,6%, nel 2005). 300.000.000 giovani lavoratori sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno. Un terzo dei giovani dell'Europa centrale e orientale non lavora e non va a scuola.
C'è poi il mercato delle armi Nel 2005, 1.118 miliardi di dollari hanno alimento il bisogno di sicurezza dei pochi centri di potere ed élite globali. È il volume dalla spesa militare nel mondo (507 miliardi di dollari, il 48% del totale, gravano sull'indebitato bilancio pubblico degli Stati Uniti d'America). A livello globale, la spesa militare rappresenta il 2,5% del Pil mondiale: 172 dollari a testa, (in Italia sono 468 dollari). Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina spendono ogni anno 22 miliardi di dollari per l'acquisto di armi. Secondo le Nazioni Unite, per eliminare l'analfabetismo sono sufficienti 10 miliardi di dollari l'anno, e altri 12 miliardi per ridurre la mortalità infantile e materna.
E l'Italia? L'Istat ci dice che gli italiani poveri sono 7.577.000. Il 22,7% della popolazione del Sud Italia vive in condizioni di povertà (13,1% la media nazionale). Oltre 4.000.000 di persone sono legate al proprio datore di lavoro da rapporti precari, e le società iscritte all'albo delle agenzie di lavoro interinale presso il Ministero del Lavoro sono 73. Qualcuno le conosceva 10 anni fa? Manteniamo, però, alcuni primati. Tra i Paesi dell'area OCSE, siamo primi nell'indice di povertà (Human poverty index), che misura l'esclusione sociale, lo standard di vita, la qualità dei servizi (dato elaborato dall'Undp-United Nations Development Programme). Siamo al settimo posto come Paese esportatore di armi (1.361 milioni di euro le autorizzazioni all'esportazione di materiali d'armamento rilasciate dall'Italia) e la spesa militare italiana nel 2005 ha toccato i 27,2 miliardi di euro. Solo 600 milioni invece, sono i fondi per la Cooperazione allo sviluppo nel progetto di Finanziaria 2007.
Per informazioni sul Convegno:
Ufficio Stampa Mani Tese - 02/4075165
Erica Pedone: [email protected]; 3389960030
Luca Martinelli: [email protected]; 349 8686815