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L'Europa e la cooperazione internazionale
Formazione alla cooperazione
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"No alla strumentalizzazione, si a politiche di pace": così si è espressa a Perugia l'Associazione Ong italiane che hanno organizzato il Seminario "L'Europa e la cooperazione internazionale" di sabato 11 ottobre nell'ambito della 5° Assemblea dell'Onu dei Popoli. Le Ong rifiutano una cooperazione "strumento di azione militare ed espansione commerciale" e lanciano una campagna di sensibilizzazione per il semestre italiano di presidenza UE "Sei mesi per l'Europa, un altro futuro per il mondo", un manifesto indirizzato ai "padri costituenti" europei.
"Il parlamento italiano con la nuova finanziaria tagliera' nuovamente i finanziamenti per la cooperazione". L'allarme e' stato lanciato da Sergio Marelli, presidente dell'associazione Ong italiane,⠀durante i lavori dell'"Assemblea dell'Onu dei Popoli" dedicati alla cooperazione internazionale. "Il presidente del Consiglio - ha proseguito Marelli - aveva promesso alle Ong un impegno finanziario pari a quello dell'anno precedente, mentre in realtà le risorse dedicate alla cooperazione verranno tagliate del 15%". Inoltre gli oltre 1200 milioni di Euro destinati a "missioni umanitarie militari", sottolinea Marelli, creano preoccupazione all'interno del mondo delle Ong italiane. Frans Polman, presidente di Concord, confederazione europea di Ong che raccoglie ben 1200 realtà, sottolinea inoltre che a fronte di oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, il divario tra paesi del nord e quelli del sud del mondo continua ad aumentare.
Mario Gay, delegato europeo dell'associazione Ong Italiane, affermando che "noi siamo quelli del 7 per mille" ha ricordato l'impegno dei paesi industrializzati a destinare il 7 per mille del prodotto interno lordo alla cooperazione internazionale. Gay si dichiarato preoccupato di un "arretramento" sulla quota del Pil destinata alla cooperazione, e dopo aver sostenuto "il ruolo centrale delle Nazioni Unite" nella gestione dei rapporti internazionali" ha invocato un intervento deciso dell'Europa a favore della cooperazione durante il semestre Italiano di presidenza. Nel corso del seminario dedicato alla cooperazione l'associazione delle Ong italiane ha inoltre presentato la campagna "sei mesi per l'Europa, un altro futuro per il mondo", aperta da un "manifesto delle Ong" nel quale si dichiara il rifiuto delle "pratiche che fanno della cooperazione uno strumento di espansione commerciale, di dipendenza tecnologica, di controllo delle frontiere, di azione militare, di dominio culturale".
Massimo Rossi, presidente del Consiglio Comunale di Grottammare (AP) ha descritto le sue esperienze concrete di cooperazione decentrata, affermando il ruolo centrale della societ civile e degli enti locali, "che rischiano di essere messi in secondo piano dagli interessi delle imprese legate al settore della cooperazione". Rossi, dell'Associazione nazionale comuni italiani sottolinea la maggior trasparenza e versatilità della cooperazione decentrata: maggior partecipazione e possibilità di controllo da parte della società civile e più originalità nella soluzione dei problemi. Rossi chiede però come contropartita un quadro normativo più certo e maggiori risorse finanziarie.
La mattinata, dopo l'ammissione della lontananza delle strutture dell'Onu dalla società civile da parte di Jean Fabre dell'Undp, è proseguita con delle testimonianze di operatori provenienti dai paesi del sud del mondo. Antoinette Mangaral, proveniente dal Ciad e presidente di Mufesi (Mutuelle des femmes du secteur informel), ha sottolineato il bisogno di progetti economicamente solidi e duraturi che possano garantire lo sviluppo delle associazioni locali. Nel corso delle loro attività produttive, le donne dell'associazione hanno bisogno di sviluppare le loro capacità imprenditoriali e di creare canali di commercializzazione dei prodotti.
Mario Ahumada, coordinatore del movimento di sviluppo dell'agricoltura dell'America latina (Maela), denuncia il fallimento della cooperazione allo sviluppo: nel suo paese, il Cile, vengono esportate sempre più materie prime e si riduce la produzione agricola. Anche grazie a una cooperazione internazionale che invece di promuovere lo sviluppo sociale finisce per sostenere regimi corrotti, aumenta l'insicurezza alimentare e quindi la popolazione rurale e india si riversa nelle città.
Rafael Viteri, responsabile di volontari impegnati in Equador, denuncia che in uno dei paesi potenzialmente più ricchi dell'America latina, il 70% della popolazione vive in stato di povertà. Dal momento che, sostiene Viteri, nel paese sembra vi sia stato uno sviluppo economico significativo, si può affermare che quest'ultimo non ha avuto nessuna influenza su quello sociale. Forse, conclude il responsabile equadoriano, lo sbaglio fino ad ora è stato quello di voler rincorrere la quotidianità, senza accorgersi che solo creando delle strutture solide per il cambiamento sarà possibile in futuro liberarsi dal sottosviluppo. [CG/MDM]