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Italia: polemiche sul Salvamondo per il Congo
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Polemiche attorno al "Salvamondo per il Congo". Promossa da Amnesty International, Unicef e Wwf, l'iniziativa partita il 7 marzo è stata caratterizzata da una settimana di sensibilizzazione sulle reti Mediaset che è culminata in una serata speciale di raccolta fondi durante la trasmissione televisiva "Maurizio Costanzo Show" del 9 marzo.
In una lettera aperta, il missionario comboniano padre Ceola afferma di essere stato "disgustato" dalle frasi pronunciate dal conduttore. "Tra tutte: 'Hai messo 50 euro? Bravo, hai salvato 1 bambino e mezzo!'. (...) I conti finali dicono 1600 euro: 'Bravi - risponde il conduttore - quasi 50 bambini salvati'". "Ma non si ferma lì: ben inquadrato dalle telecamere, pur cercando di nascondersi, tira fuori un portafogli, firma quel che sembra un assegno e 'To, altri 400 euro così facciamo cifra tonda'. E via con l'applauso del pubblico". Il missionario, tornato di recente dalla Repubblica democratica del Congo, concludeva dicendo: "Ieri sera c'era tutto: il nostro razzismo, in quanto esseri superiori; il nostro paternalismo (...) C'era tutto, tranne la dignità dell'uomo e della donna congolese".
Le tre organizzazioni promotrici dell'iniziativa hanno risposto a p. Ceola attraverso l'agenzia Misna, che aveva pubblicato integralmente la lettera del missionario.
Nella replica, sottolineano come Amnesty International, Unicef e Wwf, siano "da sempre protagoniste assolute nella tutela dei diritti umani, nella promozione dei diritti e delle condizioni di vita dell'infanzia e nella protezione dell'ambiente" ed "assumano il rispetto della dignità umana come principio fondamentale a guida della propria azione quotidiana". Richiamano quindi l'attenzione del missionario sulla prima parte del programma dove veniva documentata "la situazione tragica in cui versa quel Paese". Le organizzazioni notano infine che "non spetta certamente a noi, organizzazioni di solidarietà, la difesa d'ufficio dei meccanismi della comunicazione mediatica, che evidentemente prescrivono una certa alchimia fra informazione e spettacolo, fra lacrima e sdrammatizzazione, fra approfondimento e show, se si vuole che gli appelli raggiungano il vasto pubblico. Maurizio Costanzo è riuscito a fare arrivare a oltre un milione di famiglie un messaggio che altrimenti sarebbe rimasto inascoltato, e questo - come la raccolta fondi di 'Salvamondo' - va ad esclusivo beneficio di coloro che desideriamo aiutare e che hanno bisogno del nostro aiuto non meno di quanto ne abbiano del nostro rispetto".
E proprio su quest'ultimo punto sono intervenuti il direttore della Misna, Giulio Albanese e successivamente con un comunicato congiunto 'Chiama l'Africa', Nigrizia, Emmaus Italia e Missione Oggi.
In una nota il direttore della Misna - l'agenzia di stampa del mondo missionario - puntualizza che lo scritto di padre Manuel è stato pubblicato dall'agenzia "perché sintomatico di un malessere generalizzato" colto tra i lettori e che nella missiva del religioso "non si contestava l'iniziativa promossa da 'Salvamondo' (ovvero la raccolta di fondi a beneficio di progetti per i bambini, l'ambiente e la tutela dei diritti della popolazione nell'ex Zaire) quanto piuttosto venivano stigmatizzate quelle dinamiche mediatiche che hanno svilito, in una sorta di 'patetico teatrino', il forte messaggio solidaristico dei promotori della campagna". Chiariva inoltre che "nessuno, né la Misna, né tantomeno padre Ceola, ha mai dubitato della serietà e dell'impegno di organizzazioni del calibro di Amnesty International, Unicef e Wwf" e augurava alla campagna Salvamondo "tutto il successo possibile, nella consapevolezza che il Congo, come l'intero Sud del Mondo, non chiedono beneficenza, ma giustizia, scevra da ogni forma di bieco paternalismo" che - ammette il missionario - "ha contraddistinto anche certe campagne missionarie". "Lungi dal voler indugiare in sterili polemiche, riteniamo che le 'raccolte fondi' esigano maggiore attenzione da parte di chi fa informazione - concludeva Albanese.
Alla nota della Misna è seguito un comunicato congiunto delle associazioni Chiama l'Africa, Emmaus Italia e le riviste Nigrizia (dei missionari Comboniani) e Missione Oggi (dei missionari Saveriani) titolato "Si può fare sciacallaggio anche in buona fede".
Il comunicato, dopo aver ribadito che "nessuno mette in dubbio l'impegno per i diritti umani di Amnesty internazional, Unicef e Wwf", nota che "oggi nessuno ha il diritto di intervenire nella situazione della Repubblica Democratica del Congo (ex-Zaire) senza passare attraverso la sua società civile organizzata, senza che essa ne sia protagonista, senza che sia essa a indicarne le modalità e a gestire in prima persona i progetti".
In particolare, circa il 'Maurizio Costanzo show' il comunicato evidenzia che durante la trasmissione è stato detto che "gli aiuti vanno a buon fine tramite la gente del luogo, guidata dagli esperti di queste organizzazioni. Non è stato detto che mentre un funzionario dell'Unicef riceve salari da migliaia di dollari, la gente che lavora concretamente nei progetti riceve stipendi di poche decine di dollari. Non è stato è stato detto che in questa, come in tante altre campagne di raccolta fondi, gli africani, i congolesi, sono dei semplici oggetti di beneficenza, non gli attori del loro cammino di riconciliazione e di ripresa della vita normale". "L'Africa e il Congo domandano non l'elemosina, ma il riconoscimento della loro dignità, troppo spesso calpestata da un modo tanto primitivo e incivile di raccogliere fondi. Forse servirebbe più buona fede, un po' di cuore e, soprattutto tanta umiltà quando si intraprendono avventure di questo genere" - conclude il comunicato. Il dibattito è aperto: peccato che il sito di Salvamondo non lo riporti. [GB]