Istruzione: i Paesi ricchi si devono impegnare di più

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E' stato presentato il "Rapporto scolastico 2003 - Must Try Harder" realizzato dalla Global Campaign for Education (GCE), di cui la Global March agaist Child Labour, coordinata per l'Europa da Mani Tese, fa parte. Si tratta di un rapporto sugli aiuti di 22 Paesi ricchi destinati all'istruzione di base nei Paesi in via di sviluppo: a ciascun Paese viene assegnato un voto a seconda della quantità di aiuto fornito e della sua capacità di raggiungere gli obiettivi fissati.

 

L'ISTRUZIONE NEL MONDO IN CIFRE:
Se ciascun Paese ricco donasse solo 3 centesimi ogni 100 dollari di ciò che guadagna annualmente (cioè 0,03% del Pil), ci sarebbero risorse sufficienti a mandare a scuola tutti i bambini del mondo.
Se l'aiuto annuale all'istruzione di base aumentasse di un importo equivalente a 3 giorni di spesa militare globale (5,6 miliardi di dollari), tutti i bambini del mondo potrebbero andare a scuola.

Il rapporto è stato presentato in previsione dell'incontro dei Paesi donatori che si tiene in questi giorni (20-21 novembre) ad Oslo, Norvegia. Tre anni fa, a Dakar i leader di 22 Paesi donatori ricchi avevano promesso di fornire l'aiuto necessario affinché ogni bambino ricevesse l'istruzione di base.

Il rapporto è la prima analisi che esamina il livello di performance di ciascun Paese-leader. In cima alla classifica l'Olanda con il voto A, mentre la Nuova Zelanda finisce in ultima posizione con una F; Belgio C (4° posto); Canada C (7° posto); Francia C (9° posto); Germania D (10° posto); Giappone D (15° posto); Spagna E (17° posto); Regno Unito D (13° posto); Stati Uniti E (20° posto). L'Italia si colloca al 18° posto con voto E. "Il nostro Primo Ministro, è quasi l'ultimo della classe per quanto riguarda i finanziamenti per l'istruzione di base", commenta Mani Tese "Le sue promesse non mantenute implicano l'impossibilità, per milioni di bambini, di andare a scuola."

La Global Campaign for Education sta invitando i Paesi donatori ad impegnarsi per raggiungere durante l'incontro di Oslo la cifra di 5,6 miliardi di dollari. Senza questo finanziamento addizionale, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio relativi all'istruzione e convenuti dai leader mondiali, non potranno essere raggiunti. I ritardi dei Paesi donatori rispetto alle promesse di finanziamento comporta che molti governi dei Paesi poveri rimangono incapaci di attuare i propri programmi di istruzione.

Secondo il rapporto, solo 4 Paesi su 22 (Irlanda, Lussemburgo, Norvegia e Svizzera) forniscono aiuto allo sviluppo per l'istruzione completamente svincolato: ciò significa che i fondi per i Paesi beneficiari sono indipendenti da restrizioni imposte dal Paese donatore e dall'utilizzo di personale o servizi provenienti dal Paese donatore stesso. Infine, solo 10 Paesi hanno effettivamente dimostrato un impegno preciso per raggiungere l'istruzione universale, soprattutto finanziando, come promesso, la "Fast Track Iniziative" che però attualmente riceve meno della metà dei fondi che nel 2002 i Paesi si erano impegnati a destinare.

Secondo Manitese "il programma 'Must try Harder' è uno strumento importante che la società civile può utilizzare per sensibilizzare l'opinione pubblica e chiedere un vero e mirato impegno da parte dei Governi". [MB]

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