Iraq: fermare morti e rapimenti

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Secondo quanto appreso, la metà delle almeno 600 persone rimaste uccise nei recenti scontri tra le forze della Coalizione e i gruppi armati è costituita da civili - molti dei quali donne e bambini. Dall'accordo del cessate il fuoco, in migliaia sono fuggiti dalla città alla ricerca di sicurezza. "I civili continuano a pagare il prezzo più alto. Questa tragedia deve essere fermata e occorre accertare i responsabili di queste vittime civili" - dichiara Amnesty International. "Dai recenti avvenimenti verificatisi a Falluja è chiaro che le parti in conflitto hanno ignorato il diritto internazionale umanitario. Deve essere avviata subito un'indagine esauriente, indipendente ed imparziale".

L'Arci ha scritto un comunicato di cordoglio e solidarietà verso i familiari di tutti gli ostaggi e in particolare di Fabrizio Quattrocchi, l'italiano "vittima di una guerra sporca". "Chiediamo che il nostro governo, corresponsabile dell'occupazione in Iraq, faccia il possibile per evitare altre morti assumendosi le responsabilità che gli spettano invece che usare il dramma di quattro famiglie per ammantare di patriottismo le sue scelte sbagliate" - ha commentato l'Arci. Decine di occidentali sono ostaggi di gruppi armati. La pratica inaccettabile dei rapimenti ha scoperchiato un'altra, inquietante verità: trentamila uomini armati impiegati dalle imprese straniere sono presenti in Iraq, a difendere la rapina delle risorse del paese attuata quotidianamente con le privatizzazioni e gli appalti. L'Arci chiede che sia aperta un'inchiesta su questo fenomeno, che mostra aspetti inaccettabili di arbitrio e di illegalità.

Il coordinamento per l'emergenza dell'NCCI denuncia la violazione delle convenzioni internazionali che regolano i conflitti armati e in particolare i tentativi di ostacolare la protezione e il soccorso dei feriti. Le 90 Ong (tra cui le italiane Un Ponte per, ICS, Intersos e Terre des Hommes) condannano le operazioni militari a danno dei civili iracheni e chiedono la cessazione delle operazioni militari nella città di Falluja e fanno comunque appello alle parti in conflitto di proteggere la popolazione civile, come previsto dalla legislazione internazionale. "Gli Usa hanno cercato lo scontro, con al Sadr e a Falluja, per uscire dall'impasse in cui la transizione, come se la erano immaginata, era finita" - ha commentato Fabio Alberti, presidente di 'Un Ponte per...' che sottolinea come - "anche il tanto invocato ritorno dell'Onu è, in realtà, stato boicottato dagli Usa che sono disposti, al massimo, a concedere un ruolo tecnico nel processo elettorale. Poco più che una foglia di fico. A queste condizioni, fra l'altro, un rientro dell'Onu non solo non sarebbe utile, ma sarebbe addirittura dannoso. E' il loro fallimento, l'ennesimo in questa raffazzonata gestione del dopoguerra". [AT]

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