Intervita: 3.000 litri d'acqua per i ricchi, 10 per i poveri

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Nel mondo 1 persona su 5 non ha accesso all'acqua potabile. In alcune zone del pianeta si consumano più di 3.000 litri di acqua al giorno contro i 10 litri consumati in alcuni dei Paesi più poveri. 10 litri rappresentano la decima parte del fabbisogno giornaliero necessario ad una persona per vivere.

In Mali, uno dei Paesi più poveri del pianeta, il 90% della popolazione non dispone della quantità minima di acqua indispensabile per ogni individuo. Tra questi oltre il 35% non ha accesso all'acqua potabile e il 69% non è dotato di strutture sanitarie adeguate. Per il Mali l'unica fonte di sostentamento dipende dal fiume Niger, che con i suoi affluenti costituisce la terza conca idrografica dell'Africa per estensione.

110 milioni di persone, che nel 2020 saranno 220 milioni, abitano sulle rive del fiume sopravvivendo di pesca, agricoltura e attività correlate alla navigazione, ma molte zone del Niger sono contaminate o a rischio di catastrofi ambientali. La situazione si complica da ottobre a maggio, durante il periodo di siccità; la scarsità di piogge provoca, difatti, il prosciugamento della maggior parte dei pozzi mentre l'acqua rimanente stagna.

L'imputridimento delle acque favorisce l'annidarsi di microrganismi che, trasmessi dalle punture di alcuni insetti, provocano malattie infettive, in molti casi mortali. Una soluzione possibile è identificata nell'istallazione di alcune cisterne che garantiscano l'approvvigionamento all'acqua senza rischi, ma la scarsa disponibilità economica delle comunità locali permette di realizzare pochi interventi.

"Ci sono problemi -dichiara Marco Di Mauro, Direttore Generale Intervita- la cui soluzione non può essere rinviata: l'accesso all'acqua è un diritto di tutti e ancor più una questione di sopravvivenza!" "Come si può -prosegue Di Mauro- restare indifferenti mentre si consuma questa ennesima tragedia planetaria? Se le organizzazioni internazionali ed i governi ricchi del mondo prestassero a questi problemi un decimo delle risorse che dedicano alle speculazioni finanziarie, alle armi e alle guerre preventive, probabilmente sarebbe già risolti."

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