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Indonesia: oltre 4 mila vittime, difficili gli aiuti
Formazione alla cooperazione
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Sale il senso di abbandono e disperazione fra i sopravvissuti di Java: a quasi 48 ore dal terremoto, migliaia di persone scampate al sisma non hanno ricevuto né cibo, né acqua per tutto il giorno, mentre una pioggia torrenziale colpisce la regione. Intanto il Ministero delle attività sociali ha aggiornato i dati sulle vittime: oltre 4 mila, suddivisi fra la regione speciale di Yogyakarta e Bantul (4611); nella sola reggenza di Klaten nella provincia di Java centrale, le vittime sono state 1542.
Medici Senza Frontiere (MSF), presente a Yogyakarta con un'equipe di due persone (un infermiere e un logista) che sono stati trasferiti da un progetto contro il colera a Wamena (Papua). Ieri hanno raggiunto il team a Yogyakarta due psicologi da Sigli (Aceh, Sumatra), due dottori da Giakarta e un'equipe chirurgica completa da Banda Aceh. Domani sera, un'equipe di tre persone (coordinatore d'emergenza medico, coordinatore d'emergenza logistico e un infermiere) e due nefrologi (un medico e un infermiere) partiranno da Bruxelles. Un'altra equipe di quattro persone (dottore, infermiere, logista e amministratore) sarà trasferita dal progetto contro il colera di Wamena a Yogyakarta. A Yogyakarta l'aeroporto non è funzionante. L'aeroporto più vicino è a Solon, una città a due ore da Yogyakarta. La circolazione è estremamente difficile a causa degli ingorghi dovuti al caos e al panico, e al fatto che l'aeroporto non funziona. Tra oggi e domani, tre tonnellate di materiale medico (kit chirurgici, bende, soluzioni fisiologiche, ecc.) e logistico saranno inviate via camion e via aereo.
Forti piogge cadono su Yogyakarta da prima dell'alba. Francis Xavier Supriyono di Wedi, afferma a AsiaNews che tutto ciò fa sentire ancora più disperate le persone che non hanno cibo e medicinali. Migliaia di feriti, con gambe e braccia rotte giacciono all'aperto, sotto la pioggia. Gli ospedali sono sovraffollati e il personale medico è insufficiente.Parlando ad AsiaNews nella tarda serata di oggi, egli afferma: "In tutta la regione, a Wedi, Gantiwarno, Mawen, Teluk e Jabung non c'è elettricità. Tutti noi, insieme ai feriti e ai loro parenti bivacchiamo all'aperto. Ci si sente un po' disperati perché per tutto il giorno non è arrivato nulla da mangiare e nemmeno qualcuno che ci curi".
Da molti Paesi iniziano intanto ad arrivare aiuti e anche il nostro ministero degli Esteri ha allestito un volo speciale con 27 tonnellate di beni umanitari. L' Unione Europea è pronta a sbloccare fino a 3 milioni di euro in aiuti umanitari, ma solo 500mila dollari sono stati stanziati dagli Stati Uniti. La CEI ha stanziato 2 milioni di Euro, dai fondi derivanti dall'otto per mille, per far fronte ai bisogni essenziali della popolazione.
I missionari italiani sottolineano che la gente teme un'eruzione del vulcano Merapi, che incombe sulla città, ma l'emergenza più grave è quelle sanitaria, con le strutture al collasso e il bisogno urgente di personale e medicine. "Non abbiamo più letti disponibili e siamo costretti a fare stendere i pazienti nei corridoi" - ha riferito un medico dell'ospedale Bethesda di Yogyakarta, il più grande centro sanitario della città. "Tutto il personale sanitario sta lavorando incessantemente in una situazione di totale emergenza. Anche gli obitori sono pieni e non c'è posto per i cadaveri, che vengono avvolti in lenzuola e allineati ai bordi delle strade. Dei 700 feriti che abbiamo ricevuto, 120 sono morti per i traumi subiti nei crolli delle case. Abbiamo urgente bisogno di materassi, coperte e disinfettanti".
Mentre a Yogiakarta, l'antica capitale di Giava, ricercata meta turistica per i suoi rinomati templi buddisti e indù, la scossa ha colpito più la parte sud, provocando danni minori nella parte settentrionale, Bantul ne è stata completamente devastata: gran parte delle sue case sono crollate sugli abitanti che ancora dormivano. E sono stati i più poveri, quelli che costituiscono la manodopera industriale, a morire. "A Bantul sta fiorendo un'industria di tipo medio-basso" - ha detto all'Ansa Flavio Tommasi, del consolato italiano - che ha quindi attirato un esercito di operai e manovali. Oggi a Bantul, che conta circa mezzo milione di residenti, si vedono - riferisce la Reuters - numerose tende provvisorie nelle strade, mentre la gente scava tra le macerie. A Yogiakarta "molti per paura hanno scelto di dormire nelle strade, di non passare la notte nella loro abitazione", ha detto Tommasi. Lo si vede nella parte settentrionale, poco colpita, ma ancora di più nella disastrata zona sud. [GB]