Birmania: pressioni internazionali per l'accesso alle zone colpite

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A due settimane dal ciclone Nargis che ha devastato la Birmania (Myanmar), Medici Senza Frontiere (MSF) chiede al governo di permettere "un immediato incremento delle operazioni di soccorso e di garantire un accesso libero e incondizionato agli operatori umanitari internazionali nelle zone colpite dal disastro" soprattutto nel delta dell'Irrawaddy.

"I soccorsi sono ostacolati dalle restrizioni imposte dal governo sugli operatori internazionali che lavorano nella regione" - riporta un comunicato di MSF che segnala che centinaia di migliaia di persone hanno perso le loro case e molti sono radunati in campi provvisori con urgente bisogno di cure mediche, acqua potabile, cibo e altri generi di prima necessità, mentre altrove i sopravvissuti vivono tra i resti delle loro case circondati dall'acqua e dai cadaveri. Secondo stime Onu, sono circa 2,5 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza.

La presenza di MSF prima del ciclone ha permesso alle equipes dell'organizzazione umanitaria di rispondere immediatamente alla catastrofe nel delta portando aiuti direttamente alla popolazione. Le equipe di MSF lavorano attualmente in 20 diverse località e stanno cercando di raggiungere le zone più remote. Oltre ai feriti, i principali problemi di salute riguardano le infezioni respiratorie, la febbre e la diarrea: finora sono stati trasportati nel paese 140 tonnellate di materiale di soccorso e dall'inizio delle operazioni, MSF ha distribuito oltre 275 tonnellate di cibo. Secondo fonti internazionali sarebbero 134 mila i morti e dispersi: una cifra che solo nei giorni scorsi è stata riconosciuta dalla giunta militare che per settimane ha ostacolato l'arrivo degli aiuti umanitari e l'ingresso in Birmania del personale di soccorso straniero.

Nei giorni scorsi la missione del Commissario Ue agli aiuti umanitari, Louis Michel, si è conclusa con un nulla di fatto. Nella sua visita di tre giorni Michel ha chiesto al regime di concedere un maggior numero di visti, di permettere l'ingresso di più esperti internazionali per rispondere all'emergenza ciclone e di ottenere permessi di atterraggio per i voli di soccorso in aeroporti vicini alle zone disastrate per facilitare la distribuzione degli aiuti. Quello che il Commissario ha ottenuto è stato un no su tutti i fronti - riporta AsiaNews.

Ieri l'ambasciatore francese alle Nazioni Unite, Jean-Maurice Ripert, ha accusato il regime birmano di commettere un "crimine contro l'umanità" non accettando gli aiuti stranieri.

Sembrano poche anche le speranze di sbloccare la crisi anche da parte dell'incaricato Onu per gli aiuti umanitari, John Holmes, arrivato oggi a Yangon dove ha consegnato ai vertici della giunta militare una missiva del Segretario generale dell'Onu. Ban Ki-moon sarà in visita a Myanmar questa settimana proprio per sbloccare i flussi degli aiuti umanitari destinati alle vittime del ciclone Nargis. Solo oggi, per la prima volta dal ciclone di due settimane fa, il capo della giunta, generale Than Shwe, ha visitato l'area del disastro. Non è chiaro se sia andato nel Delta dell'Irrawaddy, la regione più devastata; il generale è stato visto nei pressi dei campi profughi di Rangoon, l'ex capitale della Birmania.

Nonostante le difficoltà e i divieti della giunta, continuano intanto le attività di soccorso di diverse organizzazioni umanitarie: l'Unicef ha inviato sei voli con aiuti umanitari e 3 cargo via mare a Singapore per essere caricati su battelli più piccoli in grado di attraccare al porto vecchio di Yangon, l'unico aperto, dati i danni al porto principale. L'Unicef ha sul campo 130 operatori e ha di recente ottenuto 7 nuovi visti, con altri 14 per ora pendenti: il personale è composto da addetti ai programmi, tecnici, specialisti.

Save the Children ha lanciato l'allarme circa i bambini: sono trentamila quelli che rischiano di morire per malnutrizione. L'organizzazione ha raggiunto circa 100mila persone portando i primi aiuti intorno a Yangon e sul delta dell'Irrawaddy grazie ai 500 operatori che si trovano in Birmania e che sono impegnati a rispondere all'emergenza e cercare di distribuire cibo, acqua e tutti gli aiuti possibili con camion e barche. [GB]

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