Aiuti umanitari offerti dalla Sardegna

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Un messaggio di pace tra le bombe dell'Iraq. Arriva da Cagliari, Sardegna, Italia: "Portateci i feriti più gravi, i bambini e le donne che hanno bisogno di operazioni o cure specialistiche urgenti: i nostri ospedali sono aperti per le vittime innocenti di questa guerra". È tutto pronto, per far scattare il piano umanitario: a tendere la mano per primi sono stati proprio i medici. Servono - ma non dovrebbe essere un problema - un aereo medicalizzato in grado di trasportare almeno duecento persone e la disponibilità delle piste dell'aeroporto di Damasco. A trasportare in Siria i feriti, di Baghdad e Bassora, città-bersaglio delle bombe angloamericane, penseranno i volontari della Croce Rossa Internazionale, assieme ad altre organizzazioni umanitarie. C'è il sì di Giorgio Oppi, assessore regionale alla Sanità, e l'appoggio della diplomazia vaticana. I direttori sanitari delle Asl sarde hanno dato piena disponibilità ad accogliere feriti negli ospedali: "I reparti di neurochirurgia, chirurgia pediatrica, ortopedia, ostetricia e ginecologia sono già attrezzati per offrire cure immediate", ha detto Pierpaolo Vargiu, presidente dell'Ordine dei medici sardi e capogruppo dei Riformatori in Consiglio regionale. I camici bianchi si schierano in prima linea. Per convogliare consenso e sostegno verso l'operazione umanitaria, il gruppo dei Riformatori in Consiglio regionale (anche attraverso il deputato Michele Cossa, che ha presentato un'interrogazione a Berlusconi) ha scritto alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al presidente della Repubblica, ai direttori delle più importanti testate giornalistiche e ai presidenti delle ventuno Regioni italiane, affinché altri ospedali in altre città italiane seguano l'esempio. In particolare, nell'interrogazione si chiede al presidente del Consiglio se non ritenga di adottare gli opportuni provvedimenti "al fine di attivare, d'intesa con le Regioni, interventi di assistenza medica ed ospedaliera a favore dei feriti della guerra, anche favorendo l'apertura degli Ospedali italiani alla popolazione civile irachena; mettere a disposizione i mezzi aerei delle forze armate e stabilire le necessarie intese con le compagnie aeree allo scopo di organizzare trasporti internazionali che consentano il trasferimento nei posti letto delle Regioni italiane di quei civili iracheni che hanno immediato bisogno di cure di alta specializzazione; promuovere, anche in vista dell'ormai prossimo avvio della presidenza italiana, una iniziativa europea tesa a stabilire modalità comuni di azione dei paesi dell'Unione per garantire accoglienza e assistenza sanitaria ai feriti; sostenere con adeguato contributo economico le aziende sanitarie e ospedaliere e i vettori che aderiranno all'iniziativa, traducendo in atto l'aspirazione di solidarietà con la popolazione civile irachena espresso dalla grande maggioranza degli italiani". Ieri, in Consiglio regionale, l'iniziativa è stata presentata da Vargiu assieme agli altri componenti dei Riformatori (Massimo Fantola, Sergio Pisano e Gavino Cassano). "La volontà di pace espressa a tutti i livelli non basta", ha detto Vargiu. "È indispensabile intervenire immediatamente per un'azione che possa dare sollievo a una condizione di estremo disagio e difficoltà. Donne e bambini, come la popolazione irachena, sono doppiamente vittime perché hanno subito il regime di Saddam e le bombe. Le immagini televisive e le notizie che ci giungono indicano presidi sanitari traboccanti, piccoli e adulti con mutilazioni, condizioni drammatiche. Denunciano la mancanza di medicine. Attraverso l'aeroporto di Damasco - ha spiegato Vargiu - si possono creare le condizioni per accogliere e curare persone che hanno bisogno di interventi specialistici". All'operazione "Ospedali aperti" hanno già aderito i direttori generali delle Aziende sanitarie 8 e "Brotzu" di Cagliari, quelle di Nuoro e di Sanluri nonché del Policlinico Universitario. "Un volo charter da Cagliari a Damasco dura quattro ore", ha aggiunto Vargiu: "Abbiamo già contattato alcune compagnie - Volare, Lauda Air e Air One - per la disponibilità di un aereo, magari un B777 attrezzato per il trasporto di feriti, che possa permetterci di raggiungere l'obiettivo". Ora i medici sardi sono pronti a entrare in azione, sperando che la burocrazia sia in grado di far partire la macchina organizzativa.

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