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Aids: soldi e cervello per l'Osservatorio italiano
Formazione alla cooperazione
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Non c'è alcuna ragione per esultare: la lotta contro l'Aids sta andando male, anzi malissimo. Il Rapporto sull'andamento della pandemia pubblicato da UNAIDS e OMS il 23 novembre non lascia dubbi: il numero delle persone colpite da HIV/AIDS è passato da 36,6 milioni nel 2002 a 39,4 milioni nel 2004. Il trend di crescita è netto anche in Asia e nell'Europa dell'Est. Inoltre, sempre più colpite sono le donne; nell'Africa sub-sahariana il 60% dei 22 milioni di persone colpite è di sesso femminile.
E ciò malgrado la triplicazione delle risorse mondiali destinate alla lotta contro la malattia, passate da 2,1 miliardi di dollari nel 2001 a 6,1 miliardi di dollari nel 2004. I giovani che ricevono informazioni attraverso lezioni e campagne di prevenzione sono raddoppiati, la prevenzione della trasmissione "verticale" madre-bambino è aumentata del 70%, e, tra il 2001 e il 2003, si registra anche un aumento del 56% delle persone sottoposte a trattamento antiretrovirale. L'impegno delle ONG internazionali, insieme a quelle locali e a gruppi di persone che vivono con l'HIV/AIDS - specie donne - è in continua crescita. Eppure la pandemia non si ferma.
E' quindi evidente che c'è qualcosa che non funziona nell'approccio a questo dramma ormai planetario. L'Osservatorio Italiano sull'Azione Globale contro l'Aids, che raggruppa 24 ONG attive nella cooperazione allo sviluppo e negli aiuti umanitari, considera che due siano i fattori che pregiudicano il successo della lotta alla pandemia.
Da un lato, basta considerare la quantità di persone infette/affette per capire che la pur ragguardevole cifra di 6,1 miliardi di dollari stanziata dalla comunità internazionale è del tutto insufficiente, e che quindi le risorse debbono essere incrementate, e non diminuite come purtroppo sta facendo, con rara superficialità, il Parlamento italiano. Già nel 2001, infatti si stimava che occorressero 10 miliardi di dollari l'anno, mentre ora si prevede che dal 2007 il bisogno annuo sarà di 15 miliardi di dollari se realmente si vuole perseguire l'Obiettivo del Millennio definito dall'Assemblea Generale dell'ONU, ossia ottenere l'inversione di tendenza del diffondersi della pandemia entro il 2015. Senza soldi non si svolgono i test per l'individuazione delle persone colpite, non si mettono altre persone sotto trattamento antiretrovirale, non si realizzano le campagne di prevenzione, non si previene la trasmissione materno-infantile, non si tutelano gli orfani.
D'altro lato, non si può non rilevare un certo scoordinamento tra le varie fonti di finanziamento. Consideriamo quindi indispensabile e urgente che le grandi istituzioni internazionali impegnate nella lotta all'AIDS armonizzino le loro politiche e coordinino i loro interventi in modo da: evitare sprechi di risorse; evitare drammatiche "dimenticanze" dell'una o dell'altra area; non obbligare i Paesi poveri e le loro già problematiche strutture sanitarie a dover rispondere alle molteplici logiche e alle molteplici metodologie dei molteplici "donatori" .
Per un Paese industrializzato, come ad esempio l'Italia, stanziare risorse per bloccare l'AIDS oggi non è un lusso; non è neanche solo un gesto umanitario, pure eticamente dovuto; è una necessità che, se non soddisfatta oggi, si tradurrà presto in ulteriore instabilità e povertà per tutto il pianeta.
Fonte: Osservatorio Aids